Montana, 1942. Durante una ricerca archeologica viene rinvenuto un teschio piccolo, affilato, stranamente proporzionato, troppo simile a quello di un tirannosauro per essere qualcosa d’altro, ma troppo diverso per esserlo davvero. Per ottant’anni quel cranio ha diviso la paleontologia in due fazioni: chi lo considerava un T-Rex adolescente e chi insisteva che fosse un predatore completamente diverso. Due nuovi studi, pubblicati su Nature e Science, hanno appena chiuso la questione. Il Nanotyrannus era adulto, era maturo e non aveva alcuna intenzione di trasformarsi nel gigante che conosciamo.
Le prove, questa volta, arrivano da un osso improbabile.
L’osso della gola che ha risolto il mistero del Nanotyrannus
Il problema con il Nanotyrannus era sempre stato lo stesso: il cranio da solo non bastava per decidere. Servivano le ossa lunghe, quelle che mostrano gli anelli di crescita come un albero. Ma l’olotipo, il fossile originale che definisce la specie, era solo un teschio. Niente femori, niente tibie. Solo seni paranasali e cavità irregolari inadatte all’analisi.
Fino a quando Christopher Griffin, dell’Università di Princeton, non ha pensato all’osso ioide. Un ossicino della gola che sostiene la lingua e che nessuno aveva mai verificato potesse conservare tracce di crescita. Il team ha prima testato il metodo su coccodrilli, uccelli, dinosauri estinti. Ha funzionato. Poi hanno analizzato l’ioide del Nanotyrannus. Risultato: tutte le caratteristiche di un individuo completamente maturo, con chiari segni di cessazione della crescita.
L’olotipo di Nanotyrannus mostrava: anelli di crescita ravvicinati, fusione delle suture spinali, caratteristiche anatomiche fisse fin dallo sviluppo precoce. L’animale aveva circa 20 anni quando è morto. Era adulto, non stava crescendo. La serie di crescita del T-Rex conservata al Museo di Storia Naturale di Los Angeles è stata fondamentale per il confronto.
“Quando abbiamo iniziato il progetto, anche noi pensavamo che fosse un giovane T-Rex”, ha ammesso Zach Morris, coautore dello studio e ricercatore al Dinosaur Institute.
“Quello che non ci aspettavamo era vedere che stava raggiungendo la maturità. È stato come scoprire che il ragazzo che credevi ancora in crescita aveva già smesso di svilupparsi anni prima.”
I “Dinosauri in Lotta” svelano un segreto
Lo studio pubblicato su Nature ha preso un’altra strada. Il team guidato da Lindsay Zanno della North Carolina State University ha analizzato il fossile dei “dinosauri in lotta”, scavato nel Montana nel 2006. Lo scheletro mostra un Triceratopo e un piccolo tirannosauro congelati in un combattimento mortale. Per decenni si è pensato che il predatore fosse un giovane T-Rex. Sbagliato.
Zanno e James Napoli hanno esaminato oltre 200 fossili di tirannosauri, confrontando anatomia, anelli di crescita, fusione ossea. Hanno scoperto che quel tirannosauro aveva zampe anteriori più grandi, più denti, meno vertebre caudali, e canali nervosi cranici completamente diversi rispetto al T-Rex. Caratteristiche che si fissano presto nello sviluppo e non cambiano con l’età.
“Perché il Nanotyrannus diventasse un T-Rex”, spiega Napoli, “dovrebbe sfidare tutto quello che sappiamo sulla crescita dei vertebrati. Non è solo improbabile. È impossibile.”
Durante l’analisi, i ricercatori hanno identificato anche un secondo esemplare leggermente diverso dal Nanotyrannus del fossile cosiddetto “Dueling Dinosaurs”. L’hanno chiamato Nanotyrannus lethaeus, dal fiume Lete della mitologia greca: un riferimento a come questa specie sia rimasta “dimenticata” per decenni, nascosta in piena vista.
Nanotyrannus e T-Rex: due cacciatori nello stesso ecosistema
Il Nanotyrannus adulto pesava circa 700 chilogrammi ed era lungo poco più di 5 metri. Il T-Rex adulto arrivava a 8 tonnellate e 12 metri. Un rapporto di 1 a 10 nella massa corporea. Ma questa differenza non significava inferiorità. Significava strategie diverse.
Il T-Rex faceva affidamento su forza bruta, morso devastante, denti seghettati a forma di banana. Era costruito per spaccare ossa e divorare prede enormi. Il Nanotyrannus era agile, veloce, con artigli anteriori allungati e una corporatura snella. Cacciava prede più piccole, si muoveva rapidamente, probabilmente competeva con i giovani T-Rex per lo stesso cibo.
Confronto dimensionale: Nanotyrannus lancensis misurava 5,2 metri di lunghezza per 700 kg. Tyrannosaurus rex adulto raggiungeva i 12,4 metri per 8 tonnellate. Nonostante la differenza, entrambi condividevano lo stesso habitat nel Nord America del tardo Cretaceo, circa 67-66 milioni di anni fa.
“Questo cambia completamente il quadro ecologico del Cretaceo finale”, sottolinea Zanno. “Non avevamo un solo predatore apicale che dominava tutto. Avevamo una gilda di cacciatori stratificati. Più complessa, più competitiva. E molto più pericolosa per le prede.”
Tutto quello che sapevamo sul T-Rex va rivisto
Le implicazioni di questi studi vanno oltre l’identità del Nanotyrannus. Per anni i paleontologi hanno usato fossili di Nanotyrannus per modellare la crescita e il comportamento del T-Rex. Hanno studiato i tassi di crescita, l’ontogenesi, le strategie di caccia dei giovani tirannosauri basandosi su quegli scheletri. Ma se quelli non erano giovani T-Rex, allora quelle ricerche andavano rifatte da zero.
“Decenni di studi sulla crescita del T-Rex erano basati su due animali completamente diversi”, dice Morris. “È come se avessimo misurato l’altezza di un bambino usando il metro di un’altra specie. I dati vanno riconsiderati tutti.”
Anche Stephen Brusatte, paleontologo dell’Università di Edimburgo e sostenitore storico dell’ipotesi “giovane T-Rex”, ha ammesso pubblicamente il cambio di prospettiva.
“È meraviglioso quando nuove prove dimostrano che alcune delle nostre convinzioni più care potrebbero essere sbagliate. Questa è la scienza. Con i fossili dobbiamo sempre essere umili.”
L’ultimo milione di anni prima dell’impatto
La conferma dell’esistenza del Nanotyrannus racconta anche qualcosa di più profondo sull’ecosistema del Nord America alla fine del Cretaceo. La diversità di predatori apicali era molto più alta di quanto immaginassimo. Il T-Rex non regnava da solo. C’erano almeno due specie di tirannosauri che coesistevano, dividendosi le nicchie ecologiche, competendo per le stesse risorse, plasmando l’evoluzione delle loro prede.
E tutto questo accadeva nell’ultimo milione di anni prima dell’impatto dell’asteroide che ha cancellato i dinosauri non aviari. La biodiversità non era in declino. Era al suo apice. Competitiva, vibrante, complessa.
Quando e come ci cambierà la vita
Questa scoperta non ha applicazioni pratiche immediate, ma ridefinisce la nostra comprensione dell’evoluzione dei grandi predatori e della biodiversità negli ecosistemi complessi. Nei prossimi anni, vedremo una revisione completa dei modelli di crescita dei tirannosauri e una rivalutazione di altri fossili “giovanili” che potrebbero nascondere specie distinte.
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La prossima volta che qualcuno dirà “il T-Rex era il re incontrastato del Cretaceo”, ricordagli che non era solo. C’era un predatore più piccolo, più veloce, più agile che gli dava filo da torcere. E che per ottant’anni abbiamo creduto fosse solo un ragazzino in fase di crescita.
Non tutti i re governano da soli. A volte condividono il trono. Anche quando non se ne accorgono.