Inviavi una lettera al mattino, ricevevi la risposta nel pomeriggio, e avevi ancora tempo per preparti alla cena. Non è un romanzo ucronico, ma la vera Londra vittoriana di fine ‘800, quando il servizio postale funzionava meglio di qualche connessione internet di oggi.
Nel distretto Eastern Central della capitale inglese arrivavano 12 consegne postali al giorno. La prima alle 7:30 del mattino, l’ultima alle 19:30. Un sistema che oggi definiremmo “messaggistica istantanea”, alla WhatsApp, solo con carta e inchiostro al posto dei pixel.
Il poeta John Keats finì di scrivere “On First Looking into Chapman’s Homer” all’alba di un mattino d’ottobre del 1816, lo imbucò a Southwark e il destinatario lo gustò a colazione due ore dopo a Clerkenwell. Un ritmo che farebbe impallidire Amazon Prime. L’espressione “return of post” (risposta immediata) non era solo una formula di cortesia: era una richiesta realistica per chi viveva a Londra. Se la tua lettera impiegava più di due ore per arrivare a destinazione, avevi diritto di lamentarti.
Come funzionava il sistema delle 12 consegne nella Londra vittoriana
La città era divisa in otto distretti postali (Eastern Central, Eastern, Northern, eccetera), ciascuno con un proprio centro di smistamento. Il distretto Eastern Central, che copriva il cuore finanziario e commerciale della città, godeva del privilegio delle 12 consegne quotidiane. Gli altri distretti urbani si “accontentavano” di 11. Le periferie ricevevano “solo” 6 consegne al giorno. Un sistema organizzato con precisione militare, in cui ogni postino sapeva esattamente quali strade coprire e a che ora.
Ogni consegna richiedeva circa un’ora per essere completata. Le lettere che arrivavano all’ufficio postale centrale di St. Martin’s-le-Grand venivano immediatamente smistate per il giro successivo.
Le consegne successive alla prima erano distanziate di un’ora l’una dall’altra. I postini londinesi del 1889 erano degli atleti: percorrevano mediamente 25 chilometri al giorno a piedi (molto più di centrocampista moderno in un match di Champions League), consegnando tra le 500 e le 1.000 lettere.
Il sistema funzionava perché le case della Londra vittoriana erano progettate per facilitare il lavoro del postino. Niente scale da salire, niente campanelli da suonare all’infinito. Bussata doppia alla porta (il postino, lo sapete, bussa sempre due volte), lettera infilata nella fessura, via alla casa successiva.
Un’efficienza che oggi sembra un miraggio (non posso dire di aver visto spessissimo un postino che riesce a trovare il citofono giusto al primo tentativo). Ma come erano riusciti i londinesi di quasi due secoli fa a costruire una “internet postale” così avanzata?
La riforma che cambiò tutto: il Penny Black
Fin quasi a metà del XIX secolo spedire una lettera era costoso e complicato. Il destinatario pagava al ricevimento, e la tariffa dipendeva dalla distanza percorsa e dal numero di fogli. Una lettera da Londra alla Scozia poteva costare l’equivalente del salario giornaliero di un operaio. Scrittrici come Harriet Martineau ricevevano montagne di posta non richiesta (fanmail, odiatori, scherzi) e dovevano pagare loro. Per tutto. Un incubo economico.
Nel 1840 entrò in vigore la riforma postale di Rowland Hill. Una tariffa unica di un penny per lettera (fino a circa 15 grammi di peso), prepagata dal mittente tramite il primo francobollo adesivo della storia: il Penny Black. L’immagine scelta? Il ritratto della giovane regina Vittoria a 15 anni, inciso da William Wyon. Tra il 1840 e il 1841 furono stampati oltre 68 milioni di esemplari.
Il risultato della riforma? Il volume di posta esplose. Nel 1839, prima del Penny Black, in Gran Bretagna circolavano 76 milioni di lettere all’anno. Nel 1850 erano diventate 347 milioni. Rowland Hill fu licenziato l’anno successivo (con un cambio di governo), ma la sua riforma conquistò il mondo. Gli Stati Uniti emisero i primi francobolli nel 1847, con George Washington e Benjamin Franklin stampati sopra. In Italia (pardon, nel Regno di Sardegna) 4 anni dopo, nel 1851.
Non solo Londra vittoriana: negli Stati Uniti fino a 7 consegne al giorno, poi il declino
Il servizio postale statunitense, come detto, non era da meno. Nel 1873, la regola era chiara: i postini dovevano effettuare consegne “con la frequenza richiesta dalla pubblica convenienza”. In pratica, le zone residenziali ricevevano la posta 2 volte al giorno, mentre i distretti commerciali di città come New York e Filadelfia arrivavano a 7 consegne quotidiane. Brooklyn aveva 7 zone commerciali con 7 giri al giorno. Philadelphia ne aveva 4 su 139.
Poi arrivò il 17 aprile 1950. Il Postmaster General Jesse M. Donaldson ordinò il taglio: una sola consegna al giorno per le zone residenziali. Le aziende continuarono a ricevere consegne multiple fino agli anni ’70, e alcune zone di New York le mantennero addirittura fino agli anni ’90. Ma l’era delle consegne multiple finì per motivi economici. Nel 1950 il servizio postale accusava un deficit di 500 milioni di dollari. Doppia consegna significava doppio carburante, doppio stipendio, doppia manutenzione dei veicoli. Insostenibile.
Nel 1950, solo il 62% delle famiglie americane possedeva un telefono. La posta era ancora il modo più affidabile per comunicare a distanza. Eliminare la seconda consegna fu un colpo duro per molti, ma inevitabile.
Le proteste furono numerose, ma come spesso accade, alla fine vince l’economia.
Quando la posta era più veloce di WhatsApp
I vittoriani non avevano smartphone, ma avevano qualcosa che noi abbiamo perso: la certezza della consegna rapida. Se invitavi qualcuno a cena, potevi mandare l’invito al mattino e ricevere conferma nel pomeriggio. Se dovevi risolvere una questione urgente di lavoro, la risposta arrivava prima del tramonto. Come raccontavo in questo recente articolo sul ritorno alla tecnologia lenta, oggi abbiamo strumenti istantanei ma rispondiamo con meno urgenza di quanto facessero i londinesi del 1889.
C’è un’ironia in tutto questo. La tecnologia ci promette immediatezza, ma ci ha abituati in qualche modo anche all’attesa. Un messaggio su WhatsApp può restare non letto per ore (o giorni, se il mittente è particolarmente fastidioso: il ghosting è un fenomeno reale). Una mail può finire nello spam. Un’app di delivery può ritardare per “traffico”.
Ebbene sì: su certe cose i vittoriani, con i loro postini a piedi e le loro lettere sigillate con ceralacca, erano più veloci di noi.
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Forse dovremmo smettere di chiamarla “instant messaging” e iniziare a chiamarla “delayed response”. La Londra vittoriana aveva capito una cosa che noi stiamo dimenticando: la velocità conta solo se è affidabile.
Se poteste scegliere tra ricevere 12 consegne postali al giorno e perderci 200 notifiche di messaggistica in ogni momento, cosa scegliereste?