La celiachia è un disturbo cronico autoimmune. Può avere serie conseguenze a lungo termine per le persone che continuano a ingerire glutine.
Essendo una condizione molto sfuggente, occorrono mediamente quattro anni di tempo per ricevere una diagnosi corretta. Non solo: i test per la celiachia possono diventare un po’ troppo invasivi.
Con l’incidenza della celiachia in crescita costante, un semplice test del sangue è disperatamente importante. Per questo diversi esperti di livello mondiale stanno lavorandoci su.
Conducendo una dozzina di test clinici in Australia, Nuova Zelanda e USA, il team ha scoperto un marker nel sangue di quasi tutti i celiaci. Una risposta infiammatoria che appare nel giro di qualche ora dall’assunzione del glutine.
I risultati sono così promettenti che i ricercatori stanno già considerando la possibilità di diffondere un test diagnostico più facile e rapido.
“Per la maggior parte delle persone che consumano alimenti gluten-free senza una diagnosi specifica di celiachia, tutto ciò che servirebbe è un test del sangue prima e uno dopo 4 ore dall’assunzione di glutine. “ A dirlo è Jason Tye-Din, gastroenterologo e ricercatore al Royal Melbourne Hospital.
“Sarebbe una rivoluzione rispetto al corrente approccio che richiede alle persone di assumere glutine per diverse settimane prima di effettuare una biopsia, un test invasivo sull’intestino”.
Un processo lungo e scomodo. In qualche caso, per fortuna non molti, a causa delle tempistiche così dilatate ha anche poca attendibilità nei risultati.
Due piccoli prelievi, una sola assunzione di glutine e soprattutto niente interventi sul corpo cambierebbero decisamente in meglio la situazione.
La ricerca
Tye-Din e colleghi hanno somministrato a dei volontari una iniezione sottopelle di peptidi del glutine, o di una soluzione a base di farina in vari dosaggi. Dalle reazioni la valutazione: alcuni elementi nel corpo chiamati citochine aumentano già a due ore dall’assunzione.
Quando i volontari hanno ricevuto una dose doppia di glutine i loro sintomi sono aumentati di conseguenza (nausea e vomito). Con essi anche il livello di citochine.
“I sintomi spiacevoli associati a questo disturbo sono legati ad un aumento delle molecole infiammatorie nel sangue, come l’interleuchina 2, prodotta anche dal sistema immunitario,” dice Robert Anderson, capo scientifico della ricerca.
“È una risposta simile a quelle che capitano quando è presente un’infezione nel corpo. La differenza è che per un celiaco il fattore scatenante è il glutine”.
Diversi membri della ricerca lavorano alla ImmusanT. L’azienda sta sviluppando un ‘vaccino’ a base di peptidi, che funzionerà come una terapia immunizzante per i celiaci.
Sembra che finalmente ci siamo. A breve distanza tra loro potremmo ritrovarci un nuovo test diagnostico ed un vaccino.