Nel 2000, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) fece una previsione: entro il 2020, il mondo avrebbe installato un totale di 18 gigawatt di solare fotovoltaico. Nel 2007, solo sette anni dopo, 18 gigawatt di energia solare furono installati nell’arco di 12 mesi.
Da quando l’agenzia è stata fondata nel 1974, l’annuale World Energy Outlook è stato un documento di previsioni indispensabile per i responsabili politici di tutto il mondo: eppure, dal 2000 continua a sbagliare tutto sulla crescita delle rinnovabili. Specie la forma di energia che viene dal sole.
Un gigante costantemente sottovalutato
La IEA, come dicevo, non solo ha sottovalutato l’adozione di energia solare ed eolica, ma ha enormemente sopravvalutato la domanda di carbone e petrolio. E non è stata la sola.
Jenny Chase, responsabile dell’analisi sul solare fotovoltaico presso BloombergNEF, dice: “Quando ho ottenuto questo lavoro nel 2005, pensavo che forse un giorno l’energia solare avrebbe fornito l’1% dell’elettricità mondiale. Ora è del 3%. La nostra previsione ufficiale è che sarà del 23% entro il 2050, ma è completamente sottostimata”.
Perchè?
Nel migliore dei casi è un limite dei modelli adottati. La maggior parte di loro è stata impostata in previsione di modifiche leggere ai sistemi energetici. Non ha tenuto conto di un dato, evidentemente: ogni volta che si raddoppia la capacità di produzione, il costo dell’energia solare da fotovoltaico scende del 28%.
Siamo arrivati al punto in cui il solare è la fonte di energia più economica al mondo nella maggior parte dei luoghi. Ciò significa che i modelli hanno previsto scenari che oggi sono totalmente cambiati.
Jenny Chase, BloombergNEF
Solare fotovoltaico: storia di un trionfo
Questa rapida e radicale riduzione del prezzo del solare fotovoltaico è un lavoro mondiale. Potenza industriale cinese sostenuta da capitale USA, alimentata da sensibilità ambientale europea e concepita in gran parte con un lavoro pionieristico di un team di ricerca australiano.
La storia inizia con una staffetta tra presidenti americani alla ricerca dell’indipendenza energetica. Il primo fu Richard Nixon, che nel novembre 1973 annunciò il Project Independence per liberare gli USA dal petrolio del Medio Oriente. Poi venne Jimmy Carter, che nell’aprile 1977 dichiarò la transizione energetica “l’equivalente morale della guerra” e investì miliardi di dollari nella ricerca sulle rinnovabili, che si fermò quando Ronald Reagan salì al potere.
Ok. Tutti loro però avevano guadagnato l’attenzione dell’Australia.
Il padre del solare fotovoltaico
Di fatto, la cella solare fu inventata nel 1940 quando Russell Shoemaker Ohl, ricercatore dei Bell Labs, notò che un campione di silicio incrinato produceva una corrente quando esposto alla luce. Per più di 30 anni non ci furono grandi progressi, poi un giorno arrivò un signore chiamato Martin Green. È questo signore qui nella foto.
Martin Green era un giovane professore australiano di ingegneria che nel 1975 avviò un gruppo di ricerca sul solare fotovoltaico. Un team un po’ così, che lavorava in un piccolo laboratorio allestito con attrezzature acquisite qua e là da aziende private.
I suoi primi esperimenti, fatti con un solo studente di dottorato, puntavano a trovare modi per aumentare la tensione elettrica sulle prime celle solare. Pian piano, iniziarono a macinare record su record. La NASA aveva un progetto affidato a sei aziende: il piccolo gruppo di Green superò tutte e 6 le grandi concorrenti.
Il passo successivo fu la costruzione di celle di migliore qualità. Nel 1983, questi sforzi fruttarono il record mondiale di efficienza. Per 30 dei successivi 38 anni Green avrebbe battuto quel record.
Solare fotovoltaico: i primi anni
Nei primissimi anni del settore, la saggezza diffusa era stata che un tasso di conversione del 20% sarebbe stato il limite oltre il quale il solare fotovoltaico non sarebbe mai andato. Nel 1989 proprio Green costruì il primo pannello solare completo in grado di funzionare al 20% di efficienza. Fu un traguardo psicologico formidabile. La prima, vera rivoluzione nel settore.
L’asticella fu sollevata. Ok, il 20% va bene, ma il solare fotovoltaico (dicevano) non arriverà oltre il 25%. Nel 2008 crollò anche questo limite. E nel 2015 l’ultimo traguardo ottenuto dal team di Green, nomen omen, fissò il tasso di conversione del solare fotovoltaico al 40,6%.
L’impero del Sole
Da questa continua rincorsa di record sarebbe nata la staffetta degli anni successivi. Una staffetta che avrebbe consegnato il primato della produzione all’industria del solare fotovoltaico cinese. E questa industria sarebbe nata grazie ad un fisico ambizioso chiamato Zhengrong Shi.
Nato nel 1963 sull’isola di Yangzhong, Shi aveva conseguito un master ed era arrivato in Australia un anno prima delle proteste di piazza Tienanmen. Aveva visto il volantino di una borsa di ricerca, e aveva convinto Green a prenderlo come studente di dottorato nel 1989.
Shi avrebbe terminato il suo dottorato in soli due anni e mezzo, un record ancora imbattuto. Impressionò Green e rimase con lui come ricercatore. Quando l’Università di Green strinse una partnership con i privati per commercializzare la tecnologia del solare fotovoltaico, creò una società mista pubblico-privato che chiamò Pacific Solar. Era il 1995, e Shi fu nominato vicedirettore nel reparto di ricerca e sviluppo. Durò 5 anni.
Nel novembre 2000, durante una cena, quattro funzionari della provincia cinese di Jiangsu “suggerirono” al ricercatore (ora 37enne e cittadino australiano) di tornare nella Madrepatria e costruire una fabbrica. Dopo aver riflettuto, Shi accettò, tornò in Cina e fondò la SunTech con un finanziamento di 6 milioni di dollari da parte delle autorità cinesi.
SunTech, il gigante solare si muove
L’arrivo di Shi fece scalpore. La capacità di costruire pannelli solari di massa, economici e con un’efficienza del 17% era molto più avanti dei suoi concorrenti: era il 2002. Fu uno shock per i cinesi. Uno shock al quale non erano preparati culturalmente. Non c’era ancora un mercato, era frustrante.
Ed è qui che entra in gioco l’Europa. O quella che a detta di tutti è la locomotiva d’Europa, la Germania. Quando la Germania approvò nuove leggi che incoraggiavano l’adozione del solare fotovoltaico, si accese una lampadina grande così sulla testa dei cinesi. Fu come vedere un grosso bat segnale nel cielo (aridaglie coi pipistrelli).
Fu subito chiaro che la domanda globale sarebbe stata enorme, e i produttori di tutto il mondo avrebbero lottato duramente per tenere il passo con l’offerta.
La consacrazione
La globalizzazione fece il resto. Scorgendo un’opportunità di investimento, un consorzio che comprendeva Actis Capital e Goldman Sachs bussò per convincere Shi a quotare SunTech. Quando la società si quotò alla Borsa di New York nel 2005, raccolse 420 milioni di dollari e rese miliardario Shi. Così, all’istante. Un anno dopo SunTech valeva circa 3 miliardi di dollari e incoronò Shi come l’uomo più ricco della Cina, con il soprannome di “Re Sole”.
L’industria del fotovoltaico cinese vinse tutto. La sola SunTech aumentò la sua capacità di produzione da 60 megawatt del 2005 a 1 gigawatt nel 2009. L’azienda è cresciuta così velocemente che le sue forniture di vetro, polisilicio e sistemi elettronici necessari a costruire i suoi pannelli erano costrette a rincorrere col fiatone.
Cosa sarebbe potuto andare storto? Forse potete immaginarlo, ma ve lo dico lo stesso.
La caduta del Re Sole
Il tasso di sviluppo tecnologico nel solare fotovoltaico in Cina creò un’industria spietata, come per tutti gli altri settori. Un comparto di aziende che nascevano e morivano in continuazione, con margini risicati e concorrenza spietata.
Intorno al 2012 il mercato mondiale fu inondato di pannelli solari, facendo precipitare il loro prezzo e abbassando i margini di SunTech in modo pericoloso. Poi, il disastro. Un’indagine interna portò alla luce che un’offerta pubblica di acquisto era stata garantita da 560 milioni di euro in falsi titoli di Stato tedeschi.
Shi fu rimosso dalla carica di CEO della sua azienda. Un anno dopo SunTech presentò istanza di protezione dal fallimento quando perchè non riusciva a rimborsare un prestito di 541 milioni di dollari scaduto nel marzo 2013.
L’ingloriosa battuta d’arresto non cambia la storia: SunTech ha svolto un ruolo fondamentale nel cambiare sia la Cina che il mondo.
Solare fotovoltaico. E adesso?
Oggi Green e Shi sono ancora in contatto. Entrambi lavorano a nuovi progetti. Shi sta supervisionando una nuova società mentre Green, 72 anni, sperimenta nuove innovazioni.
Una di queste è una cella solare impilabile. Sebbene sia ancora una tecnologia di nicchia nelle fasi iniziali, l’idea di base è quella di posare un materiale su una cella solare per aumentare la sua potenza, e sfruttare su scala commerciale l’efficienza del 40%.
Oggi, dopo tante previsioni sbagliate, finalmente la IEA afferma che il solare fotovoltaico fornisce l’energia più economica che il pianeta abbia mai conosciuto. Ha compreso che il mondo in cui ci stiamo muovendo è diverso da come lo immaginavamo, e tutto può cambiare velocemente.