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Miami è la prima città del mondo con un funzionario per il caldo

Miami, Atene, Freetown: le tre città del mondo fanno da apripista per coordinare gli sforzi contro il caldo, con l'aiuto di una nuova figura.

Gianluca Ricciodi Gianluca Riccio
in Ambiente
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Caldo
20 Giugno 2021
⚪ Si legge in 5 minuti
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Negli ultimi anni l’impatto del caldo estremo sulle città è diventato davvero devastante. Nel 2017, gli aerei a Phoenix non sono fisicamente riusciti a decollare, con una temperatura sull’asfalto di quasi 50 gradi. A Washington e Londra le linee intorno ai binari della metropolitana e del tram si sono letteralmente sciolte. Nel 2019, un’ondata di caldo incredibile ha sferzato soprattutto l’Europa, producendo enormi danni all’economia e molte migliaia di morti. Dal 2020, durante la pandemia (con persone per più tempo all’aperto) anche la salute pubblica ha subito un duro colpo, con il caldo che spesso ha sospeso i test COVID-19 all’aperto. Il caldo era troppo pericoloso per chi si metteva in fila al sole.

Gli effetti del caldo Londinese sulle linee tramviarie.

Il killer silenzioso

Sebbene molti siano consapevoli dei rischi del caldo, forse non vengono ancora presi sul serio come i disastri climatici più visibili. Uno studio del 2020 suggerisce che il caldo contribuisce alla morte di 5.600 persone ogni anno. Dati a volte difficili da incrociare, perchè attribuiti ad altre condizioni, ma un grave colpo di calore può portare al coma o addirittura alla morte.

Per sensibilizzare e mettere in atto azioni concrete, ben tre città mondiali stanno nominando dei funzionari “responsabili del caldo”. Miami sarà la prima città al mondo ad averne uno.

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A qualcuno spiace caldo

A pensarci bene, Miami era il punto di partenza adatto: nota per la sua vulnerabilità all’innalzamento del livello del mare, la città costiera ha battuto i propri record di calore lo scorso anno, raggiungendo un massimo di 36° C gradi a giugno, il giugno più caldo di sempre. “Sta uccidendo più persone di qualsiasi altro rischio causato dal clima negli Stati Uniti”, dice Kathy Baughman McLeod, direttore dell’Adrienne Arsht-Rockefeller Foundation Resilience Center, un’organizzazione no-profit che lavora con le città di tutto il mondo per finanziare soluzioni di resilienza al cambiamento climatico.

Nell’ambito di un programma chiamato proprio Extreme Heat Resilience Alliance i sindaci di Miami (USA), Atene (Grecia) e Freetown (Sierra Leone), hanno deciso di nominare un Chief Heat Officier (CHO). Un responsabile del caldo. La dottoressa Jane Gilbert è la prima CHO del mondo.

Le città sono isole di calore

Caldo
Il caldo ad Atene ha messo in ginocchio sia l’agricoltura che l’industria del turismo

Le città sono conosciute come “isole di calore urbane”. Per il modo con cui sono costruire (edifici e strade che assorbono calore) producono significativamente più caldo di altri tipi di insediamenti.

Nelle città, sostanzialmente, ci stiamo arrostendo. Cosa serve fare? Cosa faranno i CHO?

Molte delle potenziali iniziative della prima “funzionaria per il caldo” Jane Gilbert si baseranno sul design. Serve installare marciapiedi e tetti “rinfrescanti”, che usino materiali in grado di riflettere la luce solare per ab bassare la temperatura e migliorare l’ombra. Idem per le strade, da alberare per tutta la loro lunghezza, permettendo alle persone di camminare, andare in bici e attendere gli autobus (anche con pensiline speciali). Obiettivo: dai meno 4 ai meno 6° C.

Sebbene molte di queste soluzioni siano ben note e già in corso, non sono ancora coordinate e ben finanziate. Gilbert trascorrerà la sua giornata coordinando la risposta della città al caldo, delegando poi l’implementazione di ogni elemento al dipartimento dei parchi o dei trasporti.

Altro punto cruciale che ci servirà tenere in mente d’ora in poi: l’azione sul caldo deve essere doverosamente interdipartimentale e interagenziale.

E poi?

Caldo
Jane Gilbert, primo Cheaf Heat Officier di Miami. E del mondo.

Un altro compito importante che si assumerà il Chief Heat Officier sarà quello di dare priorità alle comunità più bisognose. Il caldo ha un impatto peggiore sulle popolazioni a basso reddito e sulle minoranze. Spesso perché lavorano di più all’aperto, hanno patologie preesistenti, non hanno accesso all’assistenza sanitaria o a veicoli privati ​​e vivono in alloggi scadenti.

Ancora una volta la pianificazione urbanistica diventa cruciale per la gestione delle emergenze. Da anni a rischio di uragani, Miami ha già una sua cultura della preparazione sui disastri. Bene. Va estesa anche al caldo, perchè va considerato un disastro al pari di un uragano, anche se non strappa via il tetto di una casa.

Una rete mondiale contro il caldo

Le informazioni e le pratiche raccolte dalla Gilbert saranno condivise con altre città. A partire dalle altre due che avranno a breve un loro Chief Heat Officier, Atene e Freetown. Consideratele città pilota per i loro rispettivi continenti. Entrambe sono spesso colpite da ondate di caldo estremo: ad Atene, le alte temperature danneggiano turismo e agricoltura. Freetown vede susseguirsi sempre più incendi distruttivi.

Caldo
Vento e ondate di caldo falcidiano le abitazioni di Freetown

Trovo la definizione di questo nuovo ruolo una cosa intelligente. Certo, fa tristezza perchè racconta della situazione terribile in cui si è cacciato il pianeta, ma è fondamentale.

Aiuterà a sensibilizzare tutti: mostrerà alle persone e alle aziende che il caldo ora è una priorità specifica, specie in vista di nuovi aumenti di temperatura. Noi non stiamo raffreddando questo pianeta. Neanche un po’.

Dobbiamo combattere molto di più per il meglio, e prepararci molto di più per il peggio.

Tags: caldocambiamenti climatici
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