Mentre era tutto intento a conseguire il suo bel Master in Product Design presso la RCA, Erik de Laurens stava cercando di creare un nuovo materiale sostenibile.
Un nobile intento, non c'è dubbio alcuno, che lo ha portato (come la sua collega designer industriale francese Violaine Buet) verso l'oceano. Laurens "ha identificato le squame di pesce come una materia prima promettente", si legge in una pagina sul sito web della sua azienda.

Le squame di pesce, uno scarto alimentare piuttosto sottovalutato
Le squame di pesce sono un prodotto di scarto. Riformulo: uno SPRECO dell'industria della pesca, disponibili in grandi quantità e assolutamente poco valorizzate.
Quando Laurens ha appreso che le squame di pesce contengono un polimero naturale, gli si è accesa una lampadina.
Anzitutto ha cercato e ha scoperto un processo per estrarre questo polimero, poi ha trovato il modo di mescolarlo con gli elementi minerali presenti nelle stesse squame.

Scalite, nasce la pietra "ittica"
La polvere risultante dalla mistura di squame e minerali è stata compressa in fogli o piastrelle, che hanno delle qualità molto simili a quelle della pietra.
Laurens ha chiamato il materiale Scalite, in riferimento alla bachelite e ad altre prime plastiche. Nel frattempo si è laureato, ed oggi gestisce un'azienda con lo stesso nome, vendendo il materiale alle squame in forma di piastrelle per arredo.


Sembra l'uovo di Colombo, nevvero?
La Scalite è al 100% a base biologica, e non ci sono sostanze chimiche necessarie alla sua produzione.
Nasce da un prodotto di scarto, le squame di pesce, che nessuno vuole. Ha ottime credenziali ambientali ed è anche abbastanza bella per gli occhi.

A quando i primi rivestimenti in Scalite per l'arredamento di massa?