Jas Brooks è un ingegnere dall’aspetto a metà strada tra un rocker e uno hippy. Un giorno, Jas si è seduto bendati in una stanza con degli elettrodi nel naso, una sorta di anello, e ha lasciato che delle persone gli “alzassero” il livello degli odori da remoto.
Sembra una roba decisamente orribile. Almeno messa così. Mi ricorda l’esperimento Milgram (lo conoscete)?
Nel 1961 Stanley Milgram avviò un esperimento di psicologia sociale che puntava a capire quanto le persone fossero in grado di obbedire a degli ordini in contrasto con la loro etica. I partecipanti venivano testati sulla loro volontà di erogare scosse elettriche ai partecipanti .
Come nell’esperimento di Milgram (anzi, più: in quel caso erano solo proforma), Jas Brooks ha ricevuto piccole scariche elettriche dalle persone addette all’esperimento. Niente elettroshock, purtuttavia. Solo sensazioni. Cose simili a quella che si prova annusando del wasabi o dell’aceto.
Odore di futuro
“Non è stato doloroso”, dice Brooks. “Ero seduto lì a percepire questi ‘odori’. Avevo la benda sugli occhi, e gli altri avevano un pannello con un disegno del mio naso e due bottoni, uno per narice, con cui testavano il sensore“.
Brooks, un dottorato di ricerca presso l’Università di Chicago Human-Computer Integration Lab, si concentra sulla forma della tecnologia a venire. E, almeno in base a questo recente esperimento, una forma che la tecnologia potrebbe assumere è una sorta di “anello” magnetico da mettere al naso, che produce gli odori elettronicamente. Ecco il paper che descrive lo studio e lo sviluppo fatti.
Il minuscolo aggeggio indossabile a batteria è in grado di rilevare quando si inspira, e usa i suoi elettrodi per stimolare il setto nasale (il pezzettino di cartilagine nel naso che separa le narici). Il dispositivo del team di Chicago non prevede alcuna stimolazione chimica effettiva. Chi lo indossa non sta effettivamente annusando odori esterni: sta semplicemente facendo solleticare uno dei gruppi nervosi associati all’olfatto in un modo che gli fa pensare di percepire degli odori.
Gli odori? (Anche) una questione mentale
La maggior parte delle persone sa che percepiamo l’odore usando il nostro bulbo olfattivo, ma in realtà l’odore è una sensazione multimodale. Abbiamo due sistemi che contribuiscono alla nostra percezione. Il bulbo olfattivo e le terminazioni nervose nel nostro naso. Percepiscono odori intensi come quello dell’aceto, o come quello rinfrescante della menta.
Jas Brooks, Università di Chicago
Il naso Bluetooth indossabile stimola quest’area per produrre sensazioni olfattive, che il cervello poi fonde insieme ai dati del bulbo olfattivo per completare il quadro. Penso sia il primo lavoro convincente nella direzione di un controllo olfattivo. E ha anche caratteristiche interessanti: ad esempio quella di poter annusare odori sia in modalità “stereo” che “mono”. Questo vuol dire che si può annusare un odore con una narice, ed un altro odore con l’altra. Attenzione, però: gli odori “stereo” non sono esattamente come quelli che sperimentiamo nella quotidianità: ci sono sorprese anche lì.
Siamo solo agli inizi
Esaurito l’elenco dei pregi di questa sperimentazione, va detto che questo “anello magnetico” al naso non è ancora in grado di simulare odori molto complessi. E forse non lo sarà mai, almeno non da solo. Potrebbe essere possibile simulare una gamma più ampia di odori, dice Brooks, ma non solo attraverso la stimolazione del nervo trigemino. È ovviamente il bulbo olfattivo a possedere la gamma di sensazioni più ampia. Il nervo trigemino è più simile alla lingua, che può rilevare solo cinque gusti: dolce, acido, salato, amaro e umami. (Gran parte della sottigliezza di ciò che chiamiamo gusto è in realtà odore). In altre parole, ok per l’aceto, ma non possiamo simulare odori come l’erba bagnata dalla pioggia.
E se stimolassimo anche il bulbo olfattivo? Non so. Per ora scordatevelo. Dovremmo ficcarci nel naso un lungo tampone nasale. Uno al cospetto del quale un tampone per il Covid sarebbe come un fazzolettino. Potremmo forse farlo con un impianto interno, ma il discorso è prematuro.
C’è anche la sfida di replicare gli odori a livello di codice. “Non sappiamo quali sarebbero i parametri per codificare effettivamente un odore digitalmente o elettricamente in modo che possa essere decodificato correttamente in seguito”, dice Brooks. Problema da non poco.
L’utilità di un simulatore di odori
Che applicazioni potrebbe trovare questo dispositivo? Il primo che mi viene in mente è quello della realtà immersiva. Non importa quanto buona sia la grafica, o quanto sia precisa la tecnologia tattile. Camminare in un bosco virtuale e sentire odore di pino sarebbe il vero salto di qualità.
Ma non sarebbe solo un gioco. “Viviamo già esperienze olfattive fenomenali, forse a cui non prestiamo troppa attenzione,” dice il ricercatore. “Un dispositivo come questo potrebbe portare a una realtà aumentata puramente olfattiva, che trasforma davvero il modo in cui interagiamo con gli odori di tutti i giorni”. Non mi è chiaro come, ma va bene così.
Con l’immaginazione si può visualizzare tutto, ad ogni modo. Anche un mondo di notifiche olfattive. Chi non vorrebbe sentire un buon profumo di fiori quando ci telefona una bella ragazza? O sentire puzza di bruciato e capire che ci stanno chiamando per venderci qualcosa… A parte gli scherzi: avere un anello al naso come questo potrebbe farci percepire odori che altrimenti non percepiamo. Odori pericolosi, come quello del monossido di carbonio. Sarebbe molto utile, ad esempio, ai soccorritori delle vittime di un terremoto.
Per tornare ad esperienze un po’ più ludiche, potersi rilassare con una “playlist di odori” sarebbe bellissimo, vero? Itinerari immaginati, con una voce che ci invita ad una meditazione guidata, e degli odori che ci fanno percorrere un tragitto. “Passeggiata nelle vigne”, con gli odori del mosto, oppure “una mattinata al mare”, con gli odori di brezza marina e di chissà cos’altro.