Gli scienziati del MIT hanno utilizzato nanoparticelle specializzate per creare piante in grado di emettere luce. Gli ingegneri hanno quindi utilizzato un LED per caricare le particelle incorporate nelle foglie della pianta. Dieci secondi di carica LED e le piante restano luminose per diversi minuti.
Michael Strano, professore di ingegneria chimica al MIT e autore senior del nuovo studio, racconta che il gruppo vuole andare oltre e sviluppare piante in grado di assorbire la luce, immagazzinarla e riemetterla lentamente. Se perfezionato, questo metodo potrebbe consentire all'illuminazione vegetale di diventare una realtà in case e aziende di tutto il mondo. La ricerca è stata pubblicata su Science Advances.
Piante luminose: non è il primo tentativo
Il team del MIT lavora al progetto da almeno 4 anni. Nel 2017 sono nate le prime piante con delle caratteristiche luminose. La versione 2021 è in grado di emettere una luce molto più forte: è un cambiamento ritenuto significativo, che giustifica nuovi sforzi per ottenere un risultato finale accettabile.


Come hanno fatto?
Gli scienziati hanno introdotto enzimi come la luciferasi, che si trova nelle lucciole, nelle nanoparticelle. La bellezza di questo approccio è che gli scienziati possono mescolare e abbinare nanoparticelle funzionali e poi inserirle in piante viventi, "testando" e ottimizzando questi autentici superpoteri. È un campo molto interessante chiamato "nanobionica vegetale".
Le piante luminose sono un primo esempio di cosa potrà produrre l'interazione tra organismi vegetali e nanostrutture non biologiche: le piante potranno avere proprietà funzionali molto diverse, e anche ruoli diversi per noi. Che ne dite di un agave che faccia anche da lampada in soggiorno? E un bel viale alberato che la sera si illumina da sé?


Il prossimo passo potrebbero essere materiali biomimetici per rilevare cambiamenti chimici, o maggiore efficienza nella rigenerazione (per migliorare le colture).