DeepWell Digital Therapeutics è una società che creerà videogiochi che possono essere utilizzati per trattare le malattie, e fornirà consulenza esterna per individuare anche videogiochi già esistenti che hanno valore terapeutico.
Sono diversi, ormai, gli studi che individuano alcune soluzioni basate sui videogiochi come utili ad aiutare le persone con disturbi come la depressione e l’ADHD. Sulla base di questi, la startup DeepWell Digital Therapeutics punta a capire quanto sia efficace questo approccio.
L’approccio oggi prevede che i videogiochi terapeutici siano realizzati principalmente come terapie, con gli aspetti ludici in secondo piano. L’obiettivo della startup è invertire i termini, puntando anzitutto a creare prodotti che abbiano l’appeal e l’efficacia dei veri videogiochi, per fare in modo che gli utenti-pazienti li usino con la giusta intensità. In secondo luogo, esaminerà gli aspetti terapeutici di questi giochi e porterà micro correzioni per renderli più efficaci senza pregiudicare la giocabilità.
Gioca e guarisci

I videogiochi vengono utilizzati a scopo terapeutico da oltre un decennio, ormai. Il primo di questo genere è stato approvato nel 2020, e rivolto a bambini con ADHD. Il boom, tuttavia (neanche a dirlo) è avvenuto con il Covid, quando la FDA americana ha iniziato a consentire alle aziende di commercializzare prodotti digitali per la salute senza la normale trafila di revisione.
Come detto, DeepWell ha in programma di sviluppare i propri videogiochi interni, e ne sta sviluppando uno da lanciare nel 2023. L’azienda però sarà focalizzata anche sull’aiuto ai produttori di vidogiochi a trovare e valorizzare quelli più “salutari”.
“Non rendiamo necessariamente il gioco terapeutico. I giochi sono già terapeutici”, dice Ryan Douglas, che collabora con Deepwell.
È possibile che alcuni videogiochi in futuro siano commercializzati come “prodotti benessere”?
Non è un percorso facile: il territorio è ancora inesplorato. La sfida maggiore che porti all’avvento di massa di videogiochi ‘curativi’ è quella della valutazione. Come si potrà verificare la risposta dei pazienti? Le terapie “digitali” potrebbero avere parametri e protocolli molto diversi da quelli necessari a valutare farmaci e terapie standard.
Certo, è chiaro che i farmaci hanno bisogno di test più rigorosi: possono essere molto più pericolosi di un videogioco in caso di reazione del corpo, o di interazione con altri farmaci.
È probabile che nella prossima fase i videogiochi terapeutici siano approvati con processi di “equivalenza sostanziale”. In pratica otterranno l’autorizzazione perchè simili ad altri strumenti esistenti già approvati dalla ricerca.
Vale sempre la pena ricordarlo, però. Prima di passare a “i videogiochi ti fanno male” a “il dottore ha ordinato un mese di videogiochi a mio figlio” c’è da ricordare che questa ricerca esplora le possibilità di cura per condizioni lievi o moderate.