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L'emergenza climatica è qui, e l'angoscia è ovunque. Nonostante decenni di avvertimenti da parte degli scienziati le emissioni di CO2 stanno aumentando, e il globo si sta riscaldando ad un ritmo accelerato.
La conclusione più recente del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (IPCC) è piuttosto chiara:
Il cambiamento climatico è un pericolo per il benessere umano e la salute del pianeta. Qualsiasi ulteriore ritardo nell'azione mondiale metterà in pericolo un futuro sostenibile.
O, per usare le parole del segretario generale ONU:
Investire in nuove infrastrutture per i combustibili fossili è una follia morale ed economica.
La catastrofe non è causata dalla preoccupazione che falliremo, ma che non ci sarà una vera lotta. Nessun risveglio. Solo una specie di limbo energetico, economico, politico nel quale finiremo ad oltranza.
Eppure non è il momento di suonare le trombe del giorno del giudizio. Pandemia e conflitti hanno reso la partita climatica più difficile che mai, ma ci sono ancora delle mosse per ribaltarne l'esito. Alcune sono roba da idealisti, altre estremamente pratiche: insieme potrebbero farci ascoltare, un giorno nel futuro, che questa guerra è finita.
1 - Tassare il carbonio.
Pronti, via, una tassa sui combustibili fossili. Si, proprio adesso. Questo è il vero molare dolente da toglierci, dopo potremo solo stare meglio. Il prezzo del carbonio interessa ogni angolo dell'economia. Alimenta, in un certo qual modo costringe all'innovazione. Mette un freno alla dipendenza energetica da paesi, chiamiamoli così, "instabili". E toglie il velo su tutte le ambiguità che in molti paesi del mondo vengono sfruttate per far finire sussidi anche a energie obsolete.
Lo so, la parola "tassa" è un suicidio per tutti i politici del mondo. Ma è un'ida che sta comunque prendendo (lentamente) terreno. E lo farà, statene certi: più il mondo si scalda, più aumenterà la spinta a dare un giusto prezzo, un alto prezzo alle emissioni.
La vera domanda non è se questo accadrà, ma in che forma e quanto rapidamente.
Quanto funzionerebbe? Una recente analisi di Resources for the Future rileva che una tassa sul carbonio negli USA ridurrebbe l'inquinamento da carbonio di circa il 44% entro il 2040. Mica male.
2 - Tutto elettrico.
In Europa circolano 268 milioni di auto e camion. Negli USA circa 290 milioni. E ho detto solo Occidente. Aggiungete anche milioni di forni a combustibili fossili, stufe a gas e altro, e la frittata climatica è fatta.
E se rendessimo tutto elettrico? Le stime dicono che l'elettrificazione potrebbe ridurre dell'80% le emissioni nei paesi più industrializzati.
L'idea è semplice: l'elettrico è più efficiente dei combustibili fossili per quasi tutti gli obiettivi. Più pulita è la rete, meglio funziona. Meglio funziona, più rende economico abbandonare i combustibili fossili.
La strada non è semplice: si tratta di una delle più grandi trasformazioni industriali nella storia del capitalismo.
Però la macchina è partita. Le case automobilistiche hanno già pianificato investimenti per 500 miliardi di dollari. Le fabbriche di batterie sono in costruzione ovunque. Vogliamo parlare della micromobilità in aumento sul pianeta? Anche il suo aumento può avere un impatto enorme. Come dice una bella signora mentre si spazzola il sorriso: go electric.
3 - Solare su piccola scala
È ormai chiaro che il futuro sarà solare nelle case, nei condomini, nei centri commerciali, nei parcheggi, nei fast food, nei chioschi della granita, nei bagni pubblici (continuate voi). Piccolo è bello con il solare. Lo spazio non utilizzato può diventare una piattaforma per produrre energia.
Chiaro, nessuno pretende di fare acciaio dal solare (oddio: qualcuno si), o che sia il modo migliore per generare energia in ogni situazione, ma è pulito e affidabile. Non ce lo ritroveremo a zero improvvisamente, come nei primi blackout ai quali stiamo già assistendo (l'anno scorso 11 milioni di texani al buio per giorni, ora stessa sorte per i Sudafricani).
Il potenziale energetico del solare locale è enorme.
Un'analisi su Nature Communications ha rilevato che negli USA i soli tetti residenziali (se coperti di pannelli) soddisferebbero ampiamente il fabbisogno energetico del pianeta. Coprire solo i tetti dei supermercati, invece, darebbe energia a 8 milioni di case.
Lo svantaggio? Lo conoscete. È l'accumulo di energia.
Le batterie sono l'intoppo: ingombranti e costose. Anche questo però sta cambiando rapidamente. Immagazzinare energia in garage o in cantina è possibile. E potrebbe diventare una parte importante del core business di molte aziende che oggi si "limitano" a vendere auto.
Si, ai "vecchi" monopolisti questo non piace. Sono più di 100 anni che certe aziende guadagnano da questo, e il solare sul tetto (con una batteria nel garage) rompono questa catena. Sul breve l'avidità degli ex "padroni" rallenterà tutto, ma a lungo termine il solare "locale" vincerà e ci darà una grossa mano contro la crisi climatica.
4 - Dire la verità, tutta la verità sulla crisi climatica
Quanto varrà la tua casa al mare quando ti ritroverai i pesci in salotto? E tutte quelle raffinerie che fine faranno quando la domanda di petrolio si ridurra? 215 dei maggiori settori economici mondiali affronteranno perdite gigantesche e rischi ancora maggiori a causa del clima. E questo ora, entro il 2024, non domani.
La pandemia ci ha fatto capire quanto siamo vulnerabili a shock improvvisi e catastrofici. Ci serve molta forza mentale, ed anche etica. Ad esempio, fare lotta senza quartiere al greenwashing è cruciale. Le 25 più importanti aziende del mondo (insieme fanno il 5% delle emissioni totali) non stanno facendo molto. Promettono di azzerarle entro il 2050, ma al tasso attuale la riduzione non supererà il 40%.
Mentono? Si. Mentono.
E si rifugiano in un altro sistema "diabolico", quello delle compensazioni di carbonio. Invece di ridurre le emissioni, piantano alberi o proteggono le foreste. Finendo per dare crediti a foreste che non sarebbero mai state abbattute in ogni caso, o che poi bruciano per gli incendi. Verità, lucidità, stop compensazioni.
5 - Combattere sul piano culturale
Si è detto molto sulle carenze dei grandi media nel coprire il cambiamento climatico. È troppo spesso trattato come una questione ambientale piuttosto che come una catastrofe planetaria in rapida evoluzione. Oppure, semplicemente, non se ne parla più.
Presi da problemi (certo, seri) di "corto e medio respiro", i media hanno normalizzato la catastrofe del mondo su cui siamo seduti. Per tutti, il climate change semplicemente "non tira più". Trasformare l'apocalisse in una sconsolata vigilia? Ci stanno riuscendo bene.
È tempo che i giornalisti si preparino a un conflitto molto più grande. La battaglia sul clima si sta rapidamente evolvendo nel centro di una più ampia guerra culturale condotta dai media, in cui la scienza e le prove sono irrilevanti per gli avversari. La prossima fase, che ci piaccia o no, sarà rendere "antipatico" il discorso sul clima.
Demonizzarlo, come se fosse una qualsiasi leva culturale "censoria", equipararlo alla cancel culture. E questa è la cosa più terribile al momento. Dopo 100 anni di avvisaglie e 40 anni di dati, ora sappiamo esattamente cosa succede, e sappiamo esattamente cosa succederà.