Se ci pensate, l’energia nucleare è davvero una cosa incredibile: sfruttare la teoria della relatività speciale di Einstein (E=MC²) per creare una potente energia on-demand a basse emissioni di carbonio. Niente male davvero per fermare la dipendenza dai combustibili fossili e annullare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Eppure, le recenti ondate di calore hanno evidenziato un problema significativo con le nostre attuali centrali nucleari. Un problema che può solo peggiorare, allo stato attuale, e potrebbe rendere inutili alcune centrali nucleari tra non molto.
Di che si tratta?
La Francia ha recentemente dovuto ridurre la produzione in sei dei suoi reattori nucleari. Ad esempio, tra le sei centrali interessate, quella di Golfech si è “ridimensionata” di 1000 MW. Un po’ come dover togliere l’energia di botto a 2000 case. Un problema non da poco, che sui grandi numeri ha creato il panico nella rete energetica francese, visto anche il contesto europeo di crisi energetica.
La causa? L’intensa ondata di calore che ha colpito Europa e UK. Esatto: è “bastato” un caldo anomalo per mettere in ginocchio i reattori, alterando le temperature dei corsi d’acqua che dovrebbero raffreddarli.
Come sapete, nelle centrali nucleari si usa acqua: quando questa viene a contatto con i reattori, viene convertita in vapore che viene spinto fuori attraverso una turbina che genera elettricità: poi passa attraverso un condensatore che la raffredda nuovamente fino allo stato liquido, per ricominciare il ciclo.
Anche il condensatore necessita di una notevole quantità di acqua. Funziona come uno scambiatore di calore, trasferendo il calore dall’acqua calda/vapore che scorre nel reattore all’acqua molto più fredda all’esterno. Poiché il condensatore richiede una fornitura costante di acqua fredda, non è in grado di riciclare il suo refrigerante come il reattore. Ha bisogno di una fornitura supplementare che ritorna alla natura quando si esaurisce. Questo è il motivo per cui la maggior parte delle centrali nucleari è situata vicino a grandi corpi idrici come i fiumi, poiché ne hanno bisogno per il raffreddamento.
I reattori nucleari riscaldano i fiumi
È una conseguenza del loro funzionamento: i reattori scaricano energia termica di scarto nei corsi d’acqua. Questo ovviamente non contribuisce al riscaldamento climatico, ma può danneggiare gli ecosistemi: per questo le centrali nucleari hanno un limite di temperatura impostato. Non possono riscaldare i corsi d’acqua oltre un certo limite, o i reattori si spengono automaticamente.
Ebbene, nella recente ondata di caldo, i fiumi si sono riscaldati, causando un surriscaldamento della temperatura di aspirazione dell’acqua. Questo ha rapidamente fatto raggiungere ai fiumi la loro capacità termica: e le centrali hanno dovuto ridurre la produzione.
Avete idea di cosa significherà l’aumento di queste ondate di calore? I primi problemi simili alle centrali francesi sono datati 2003. I penultimi 2018, a 15 anni di distanza. Quelli di cui parliamo, nel 2022, sono capitati a soli 4 anni dai precedenti. Con l’aumento previsto del ritmo di questi episodi, le centrali nucleari diventeranno progressivamente più inefficienti: il costo del loro mantnimento potrebbe renderle anche sconveniente.
Le centrali nucleari sono condannate a causa del calore?
Non proprio. Prendiamo la Francia: è dotata di ben 56 centrali nucleari, e di queste solo il 9,3% è stato colpito da ondate di calore. Alcuni fiumi sono più freddi di altri, o hanno un volume d’acqua maggiore che consente loro di assorbire più calore. Altre centrali nucleari, invece, usano acqua di mare, o sono raffreddati a elio.
In sintesi? L’energia nucleare in sé non è spacciata. Ma molti impianti si.
Nel breve periodo, tutti i reattori nucleari che si trovano molto a valle di piccoli fiumi saranno incredibilmente vulnerabili a questo problema. Potrebbero diventare inutilizzabili durante i mesi estivi, e poco convenienti in generale. Sul medio periodo anche le centrali nucleari situate su fiumi più grandi e freddi potrebbero avere lo stesso problema.
Questa è l’ennesima dimostrazione che questa catastrofe “autoprodotta” influenzerà molti aspetti della nostra vita, anche quelli che non ci aspettiamo. Adattarci, sopravvivere, superare il problema è forse la più grande sfida della nostra specie.
Ce la faremo? Non abbiamo alternative.