Auto volanti, croce e delizia del futuro: sempre annunciate e mai decollate. Almeno fino ai giorni nostri, che hanno riaperto l’attenzione su ogni genere di taxi aereo, drone personale o eVTOL. Oggi c’è la sensazione che il traguardo sia vicino, e il “sentiment” è evidentemente condiviso anche da diverse aziende, che hanno già presentato sia prototipi che modelli di serie.
Bene, perchè è appena arrivato un altro player: uno che sembra ancora lontano dalla produzione, ma ha un certo fascino e di certo un aspetto che rimanda decisamente al futuro. Si chiama Zapata JetRacer, ed è tutto un programma.

JetRacer: come dobbiamo definirlo?
JetRacer vola, e fin qui non ci piove. Di certo non lo definirei un’auto, però: a questo velivolo personale mancano le ruote e un “guscio esterno”. Degli eVTOL ha il decollo e l’atterraggio verticali, ma non è elettrico.
La definizione letterale? Sarebbe un drone personale con motore a reazione e una poltrona attaccata in cima. Ok, detto così sembra più strano che buono. Eppure anche il suo creatore, l’adrenalinico inventore francese Franky Zapata lo definirebbe così.
Questo tizio non è nuovo a invenzioni selvagge: la più nota è il Flyboard, una specie di mix tra un jetpack e un hoverboard con il quale lo stesso Zapata ha attraversato la Manica in circa 22 minuti.
Un drone personale per evoluzioni folli
Il JetRacer monta gli stessi “motori micro-turbo-jet” del Flyboard: ce ne sono ben 10. Portano il drone personale ad una folle velocità di 250 chilometri orari (circa 155 miglia orarie) ad un’altitudine di 3.000 metri/9.800 piedi.
Il JetRacer può sopportare 200 chilogrammi/440 libbre di peso: persone o carico (in quel caso vola telecomandato a distanza). Ancora una volta, come in questi casi, i campi sono ricognizione, sorveglianza, ambiti militari.
Last but not least, il funambolo dei jet poteva mai rinunciare ad un colpo di scena finale? Il JetRacer può fare circonvoluzioni anche di 360 gradi con la semplice pressione di un pulsante.
E ora, le mie perplessità
Tra le scelte progettuali discutibili di questo drone personale (c’è un po’ di “wow” e un po’ di “bah” in tutto il progetto) c’è la mancanza di una struttura protettiva sulla testa e sul corpo del passeggero. C’era da aspettarselo, da un simpatico “scavezzacollo” come Zapata.
Soprattutto, però, spicca il fatto che non si faccia menzione da nessuna parte di un programma di produzione o di un prezzo finale. Questo non impedisce ai volontari temerari di iscriversi ad una sorta di lotteria che estrarrà 25 “fortunati” per dei voli di prova del prototipo.
Immagino ci siano parecchi documenti da firmare per scaricare Zapata di qualsiasi responsabilità: per essere una bomba, questo drone personale è una bomba. Le bombe, però, non di rado esplodono.
In bocca al lupo!