Quando perdi l’uso degli arti, anche il più semplice gesto diventa una montagna insormontabile. Inviare un messaggio, navigare su internet, giocare ai videogiochi: attività quotidiane che si trasformano in sfide impossibili. Gli impianti Neuralink sono tra gli sviluppi tecnologici che stanno riscrivendo questa narrativa.
A distanza di un anno, tre persone con paralisi hanno dimostrato che il pensiero può bastare per interagire con il mondo digitale. A che punto siamo?

La svolta degli impianti Neuralink
È gennaio 2024 quando Noland diventa il primo essere umano a ricevere un impianto Neuralink. Il dispositivo, chiamato Link, è un’interfaccia cervello-computer completamente impiantabile e invisibile dall’esterno, progettata per ridare autonomia alle persone con paralisi. Ad oggi, sono tre i pionieri che utilizzano questa tecnologia: oltre a Noland, ci sono Alex e Brad, tutti volontari dello studio PRIME.
I tre partecipanti hanno accumulato oltre 670 giorni di utilizzo complessivo dei loro impianti Neuralink, per un totale di più di 4.900 ore. Solo nell’ultimo mese, hanno usato il Link in modo indipendente per una media di 6,5 ore al giorno, dimostrando l’utilità pratica del dispositivo nella vita quotidiana.

La storia di Noland e la rinascita digitale
Prima dell’impianto, Noland aveva subito una lesione del midollo spinale durante un incidente in piscina, che lo aveva paralizzato dal collo in giù. Costretto ad abbandonare gli studi universitari, era tornato a casa e dipendeva completamente dalla famiglia. La sua interazione con i dispositivi digitali si limitava all’uso di un tablet controllato con uno stilo tenuto in bocca, che richiedeva l’assistenza di un caregiver.
Il Link mi ha aiutato a riconnettermi con il mondo, i miei amici e la mia famiglia. Mi ha ridato la capacità di fare le cose da solo, senza aver bisogno della mia famiglia a tutte le ore del giorno e della notte.
L’esperienza di Alex e la creatività ritrovata
Alex, paralizzato dal collo in giù dopo un incidente d’auto, ha ritrovato la sua passione per il design. Grazie all’impianto Neuralink, ora può utilizzare software CAD e Adobe Illustrator per creare progetti in 3D e grafiche per l’azienda di famiglia. È anche il primo partecipante allo studio CONVOY, che esplora la possibilità di controllare dispositivi di assistenza robotica.
Ero una persona molto creativa prima dell’incidente. Dopo, non ero più in grado di esserlo e questo ha davvero ostacolato la mia spinta a creare. Avere il BCI mi permette di spingere i limiti di ciò che posso realizzare.
Brad e la libertà ritrovata
La storia di Brad è particolarmente toccante. Affetto da SLA in fase avanzata, prima dell’impianto poteva comunicare solo attraverso un tracciatore oculare, che richiedeva condizioni di illuminazione specifiche. Grazie al Link, ora può interagire con il computer in qualsiasi ambiente, partecipando attivamente alla vita familiare e sociale.

La cosa più significativa accaduta questa settimana vi sembrerà strana: ho potuto usare il computer sul portico, e ha funzionato!
Il futuro degli impianti Neuralink
L’esperienza di questi tre pionieri ha dimostrato il potenziale degli impianti Neuralink nel restituire autonomia a persone con gravi limitazioni motorie. La tecnologia è in continua evoluzione, con trial clinici attivi negli Stati Uniti e in Canada, e potenziali futuri studi nel Regno Unito. Per chi è interessato a partecipare, è possibile registrarsi attraverso il Patient Registry di Neuralink.
Il feedback dei primi utilizzatori è stato fondamentale per migliorare il design della tecnologia. Come ha detto Noland in un’intervista a New Mobility:
Stiamo solo grattando la superficie delle capacità e delle possibilità di questa cosa… Penso che in futuro renderà la vita di molte persone molto migliore, rendendole molto più indipendenti e molto più capaci di fare tante cose.
In attesa che gli impianti Neuralink e le alternative sviluppate in altri istituti (alcune anche più promettenti e non invasive, come questa dell’EPFL) continuiamo a fare il tifo per questi ragazzi irriducibili, che hanno deciso di andare oltre i limiti, spingendo il futuro più in là.