Gli smartphone a scuola sono come calamite per l’attenzione: attirano tutto verso di sé, lasciando solo briciole di concentrazione per le lezioni. La Finlandia, paese che raramente sbaglia un colpo in tema di educazione, ha deciso di troncare questa relazione tossica. Ieri il Parlamento ha approvato una legge che limita drasticamente l’uso dei telefonini nelle scuole primarie e secondarie. Una mossa audace, che entrerà in vigore dopo la pausa estiva, ad agosto. Non si tratta di un divieto assoluto (sarebbe stato troppo drastico anche per i finlandesi), ma di una regolamentazione severa che promette di rivoluzionare l’atmosfera delle aule. Ora vi dico tutto.
Una decisione che non sorprende
I finlandesi sono sempre stati all’avanguardia quando si parla di istruzione. Il loro sistema scolastico è studiato e invidiato in tutto il mondo. Non stupisce quindi che siano proprio loro a prendere una posizione così netta sul tema degli smartphone a scuola. La decisione arriva dopo anni di osservazioni e studi sugli effetti della tecnologia mobile sull’apprendimento.
Il voto parlamentare non è stato un fulmine a ciel sereno, ma l’approdo naturale di un dibattito che covava da tempo. La società finlandese, pragmatica com’è, ha semplicemente tirato le somme: i benefici degli smartphone in classe sono marginali rispetto ai danni che provocano. Una conclusione semplice, quasi banale, ma che richiede coraggio politico per essere trasformata in legge.
E così, mentre in altri paesi (tranne la Svezia) ci si perde in dibattiti infiniti, in Finlandia si è passati all’azione.
Smartphone a scuola, i dettagli della normativa
La nuova legge, come detto, non è un divieto totale e indiscriminato. Sarebbe stato troppo semplicistico per un paese che fa della sfumatura e del buon senso la sua cifra. Gli smartphone a scuola non scompariranno del tutto, ma il loro uso sarà fortemente limitato e regolamentato.
Durante le lezioni, i telefoni saranno generalmente proibiti. Gli studenti non potranno tenerli accesi o a portata di mano, come avviene oggi in molte classi. Per utilizzarli, sarà necessario un permesso specifico dell’insegnante. E qui viene la parte interessante: i docenti potranno autorizzare l’uso solo per motivi di studio o per questioni di salute personale. In pratica, se hai bisogno di controllare la tua app per il diabete, nessun problema. Se vuoi usare una calcolatrice scientifica per un esercizio di fisica, puoi farlo. Se invece vuoi sbirciare i messaggi di WhatsApp o scrollare TikTok… beh, dovrai aspettare la pausa.
Potere ai professori
Forse l’aspetto più rilevante della legge finlandese sugli smartphone a scuola è il potere che conferisce agli insegnanti. Il personale scolastico avrà l’autorità di confiscare i dispositivi mobili se questi causano disturbo all’insegnamento o all’apprendimento. Un potere che molti docenti in tutto il mondo sognano di avere. Immaginate la scena: lo studente che continua a messaggiare sotto il banco, l’insegnante che si avvicina con la mano tesa e dice: “Dammi quel telefono”. Niente discussioni, niente “ma prof, stavo solo controllando l’ora”, niente genitori infuriati che protestano per la violazione dei diritti del figlio. La legge parla chiaro.
È una svolta epocale nei rapporti di forza all’interno della classe. Gli insegnanti finlandesi avranno finalmente uno strumento concreto per gestire quella che è diventata la principale fonte di distrazione nelle scuole di tutto il mondo. Un riconoscimento della loro autorità che, se ci pensate, va oltre la mera questione degli smartphone a scuola.
Un bilanciamento difficile
Le reazioni alla legge, prevedibilmente, sono state contrastanti. Da una parte, molti educatori e genitori hanno accolto con entusiasmo questa decisione. Dall’altra, c’è chi teme che si tratti di un passo indietro nell’alfabetizzazione digitale dei giovani (tema molto sentito in tutte le nazioni del nord europa). Il ministro dell’Istruzione Anders Adlercreutz ha voluto rassicurare questi ultimi. A fine anno scorso, ha sottolineato che le competenze digitali degli studenti continueranno ad essere supportate nonostante le restrizioni sui telefoni. Un messaggio importante: la Finlandia non sta facendo una crociata contro la tecnologia, ma sta cercando di trovare un equilibrio sano.
D’altronde, imparare ad usare efficacemente la tecnologia non significa necessariamente avere uno smartphone attaccato alla mano 24 ore su 24. Le scuole finlandesi continueranno a insegnare competenze digitali attraverso laboratori, computer e altri dispositivi utilizzati in modo strutturato e pedagogicamente sensato.

Smartphone a scuola, le ragioni profonde del divieto
Dietro questa decisione legislativa si nascondono preoccupazioni che vanno ben oltre il semplice disturbo durante le lezioni. Gli smartphone a scuola sono diventati veicoli di fenomeni complessi e spesso dannosi: cyberbullismo, dipendenza da social media, ansia da confronto continuo, problemi di concentrazione.
Studi recenti hanno mostrato come la sola presenza del telefono (anche spento) sulla scrivania riduca la capacità di concentrazione e la performance cognitiva. Il nostro cervello, sapendo che quella piccola scatola magica è a portata di mano, continua a dedicarle risorse mentali anche quando non la stiamo attivamente usando.
Per gli adolescenti, il cui cervello è ancora in fase di sviluppo, questi effetti sono amplificati. La capacità di attenzione sostenuta, la memorizzazione, il pensiero profondo: tutte funzioni cognitive che richiedono pratica e che vengono sistematicamente sabotate dalla presenza degli smartphone. La Finlandia sembra aver deciso che è ora di creare degli spazi protetti dove queste capacità possano essere coltivate.
E in italia?
Mentre la Finlandia procede spedita verso questo futuro di aule liberate dagli smartphone, cosa succede nel nostro paese? Il dibattito c’è, ma sembra sempre arenarsi tra posizioni ideologiche e resistenze varie. Da una parte i tecnofobici che vorrebbero bandire qualsiasi dispositivo, dall’altra i tecnoentusiasti che vedono nell’ultimo gadget la soluzione a tutti i problemi educativi.
La verità, come sempre, sta nel mezzo. E forse dovremmo prendere spunto dall’approccio pragmatico dei finlandesi: osservare, valutare, decidere. Senza pregiudizi, ma con l’obiettivo chiaro di creare un ambiente di apprendimento ottimale per i nostri ragazzi.
Intanto, mentre noi discutiamo, a Helsinki stanno già preparando le scuole per il grande cambiamento di agosto. E forse, tra qualche anno, guarderemo a questa decisione come a una di quelle svolte che segnano un’epoca. O forse no. Ma di certo, i finlandesi hanno avuto il coraggio di provare a cambiare le cose, invece di limitarsi a lamentarsi della tecnologia che rovina i giovani.
Perché in fondo, gli smartphone a scuola sono solo la punta dell’iceberg di una questione molto più profonda: come vogliamo che i nostri figli imparino a relazionarsi con un mondo sempre più digitale? La risposta finlandese sembra essere: “Con consapevolezza, autonomia e, quando serve, anche con un po’ di sana disconnessione”.