Dicembre 2024, Bruxelles. I ministri dei 27 paesi europei si riuniscono e, per la prima volta in anni, tutti concordano su qualcosa: è ora di scavare. Non per petrolio o gas, ma per sfruttare il calore che la Terra ci regala gratis da 4,5 miliardi di anni. La geotermia in Europa ha smesso di essere l’energia “delle isole vulcaniche” per diventare il piano B che potrebbe trasformarsi nel piano A della nostra indipendenza energetica. La Russia chiude i rubinetti, i prezzi dell’energia oscillano come montagne russe: e sotto i nostri piedi dorme un gigante termico che aspetta solo di essere svegliato.
Il momento della verità per la geotermia in Europa
Il tempo delle chiacchiere è finito. L’Europa ha davanti a sé una finestra di opportunità che potrebbe non riaprirsi mai più: trasformare la crisi energetica in una chance di indipendenza totale dai combustibili fossili. La geotermia in Europa rappresenta una fonte di energia praticamente illimitata, capace di fornire elettricità per alimentare il continente 150 volte, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia. Eppure, nel 2024, questa risorsa gigantesca contribuisce per appena lo 0,2% alla produzione elettrica continentale.
Il paradosso è stridente. Mentre il nucleare ha generato 656,4 TWh nel 2024 e l’eolico 496,5 TWh, la geotermia rimane relegata tra le “altre fonti minori” con una quota microscopica. È come avere una miniera d’oro in giardino e continuare a chiedere l’elemosina ai vicini. La differenza è che questa miniera non si esaurisce mai e non dipende dalle condizioni meteorologiche.
Il Comitato Economico e Sociale Europeo è stato chiaro nel suo rapporto di ottobre 2024: “L’energia geotermica ha un potenziale significativamente sottosfruttato in Europa e l’Unione Europea dovrebbe urgentemente adottare una strategia europea per sfruttarne i benefici”. Non è più questione di se, ma di quando. E quel quando potrebbe essere già troppo tardi se non agiamo subito.
L’ultima chiamata dall’Unione Europea
Dicembre 2024, come detto, segna una svolta storica. I 27 paesi membri hanno richiesto alla Commissione Europea un piano d’azione concreto per il dispiegamento della geotermia. Non si tratta più di dichiarazioni di intenti: l’Europa ha capito che la geotermia può essere la chiave per descarbonizzare il riscaldamento degli edifici e rendere le industrie più competitive e sostenibili.
Le misure proposte sono ambiziose e concrete. Gli stati membri dovranno adattare le normative nazionali per facilitare i permessi nei progetti geotermici, riconvertire le installazioni sotterranee di combustibili fossili e creare programmi di riqualificazione professionale. L’Europa ha anche pianificato la creazione di una Alleanza Geotermica Europea che riunirà politica, investitori e industria.
La Spagna ha già mostrato la strada, destinando 100 milioni di euro a dieci progetti di geotermia profonda, concentrati principalmente nelle Isole Canarie. Non è un caso: il sottosuolo vulcanico delle Canarie possiede i maggiori resources geotermici di media e alta temperatura del paese. Ma il potenziale europeo va ben oltre le zone vulcaniche tradizionali.
La rivoluzione tecnologica che cambia tutto
Quello che rende questo momento unico nella storia della geotermia europea non sono solo le buone intenzioni politiche, ma la crescita tecnologica che sta abbattendo le barriere tradizionali. Le startup europee stanno riscrivendo le regole del gioco con innovazioni continue.
La svizzera Borobotics ha sviluppato Grabowski, un robot scavatore autonomo grande quanto un verme che promette di democratizzare l’accesso alla geotermia domestica. L’idea è geniale nella sua semplicità: invece di dipendere da costose trivellazioni industriali, questo robot può perforare direttamente nei giardini delle case, rendendo la geotermia accessibile a milioni di famiglie europee.
Ma se Grabowski lavora sul piccolo, altre startup stanno pensando in grande. Molto in grande. Quaise Energy vuole trivellare fino a 20 chilometri di profondità per raggiungere rocce così calde da produrre acqua “supercritica”, un quarto stato della materia che contiene da 4 a 10 volte più energia per unità di massa. A quelle profondità, la geotermia diventa disponibile ovunque nel mondo, non solo nelle zone vulcaniche.
I sistemi geotermici potenziati (EGS) rappresentano il vero game-changer. Fervo Energy ha già dimostrato la fattibilità commerciale di questi sistemi nel Nevada e sta costruendo un nuovo progetto nello Utah. La tecnologia utilizza le stesse tecniche di fratturazione idraulica dell’industria petrolifera per aprire rocce cristalline e creare reservoir geotermici artificiali dove la natura non li ha previsti.

L’Italia e il progetto che può cambiare l’Europa
L’Italia non sta a guardare. Il progetto Pangea di Fri-El Geo ha identificato 100 possibili installazioni geotermiche nella sola Pianura Padana, potenzialmente in grado di ridurre il consumo di gas italiano di oltre 9,6 miliardi di metri cubi. Stiamo parlando del 15% del consumo nazionale e di una riduzione di oltre 17 milioni di tonnellate di CO2 nel solo nord Italia.
Il primo impianto a Ostellato, in provincia di Ferrara, sarà pronto nel corso del 2025 e fornirà energia completamente pulita a una serra idroponica di oltre 30 ettari e alla zona industriale circostante. Non è solo un progetto pilota: è la dimostrazione che la geotermia può funzionare anche dove non ci sono vulcani.
Attualmente l’Italia mantiene l’ottavo posto mondiale con 916 MW di capacità installata, concentrata principalmente in Toscana dove soddisfa oltre il 30% della domanda elettrica regionale. Ma il potenziale va ben oltre: secondo l’analisi di mercato, esistono le condizioni per fornire soluzioni di riscaldamento e raffreddamento geotermico a 28 milioni di famiglie e per 17.500 sistemi di teleriscaldamento a livello nazionale.
La corsa contro il tempo della decarbonizzazione
I numeri del 2024 mostrano una tendenza incoraggiante ma non sufficiente. Le rinnovabili hanno raggiunto il 48% del mix di generazione elettrica europea, con il solare che per la prima volta ha superato il carbone (11% contro 10%). Le emissioni di CO2 dalla produzione elettrica sono diminuite del 13% rispetto al 2023, raggiungendo il minimo storico di 471 milioni di tonnellate.
Tuttavia, l’Europa non può permettersi di rallentare ora. La domanda elettrica è destinata a crescere con l’elettrificazione dei trasporti e del riscaldamento. Le pompe di calore geotermiche rappresentano una soluzione ideale: l’UE si è impegnata a installare 43 milioni di nuove pompe di calore tra il 2023 e il 2030 come parte del piano REPowerEU da 300 miliardi di euro.
Il settore geotermico europeo sta vivendo un momento di fermento senza precedenti. La Commissione Europea supporta dieci progetti di ricerca per l’espansione del settore: REFLECT per l’efficienza operativa, GEOPRO per i fluidi geologici, GEOENVI per la valutazione d’impatto ambientale, GEORISK per la mitigazione dei rischi sismici, GECO per la gestione delle emissioni e così via.
Geotermia in Europa, il prezzo dell’immobilismo
L’alternativa alla geotermia non è lo status quo: è il declino. L’Europa che non investe massicciamente nella geotermia nei prossimi cinque anni rischia di rimanere intrappolata nella dipendenza energetica per almeno altri vent’anni. La finestra di opportunità tecnologica che si è aperta con gli EGS e le nuove tecniche di trivellazione potrebbe chiudersi se altri continenti investono più velocemente di noi.
La Cina ha già iniziato a guardare alla geotermia con interesse strategico. Gli Stati Uniti stanno finanziando progetti pilota di geotermia supercritica. L’Europa, che ha inventato la geotermia industriale a Larderello nel 1904, rischia di perdere la leadership tecnologica proprio nel momento in cui questa energia diventa cruciale per la decarbonizzazione globale.
Il costo dell’inazione non è solo economico: è esistenziale. Un’Europa energeticamente dipendente è un’Europa politicamente debole, vulnerabile ai ricatti geopolitici e incapace di competere nell’economia globale del futuro. La geotermia rappresenta l’ultima chance per invertire questa spirale prima che diventi irreversibile.
L’energia che non tradisce mai
Quello che rende la geotermia così strategica per l’Europa non è solo la sua abbondanza, ma la sua affidabilità. Mentre il solare produce solo di giorno e l’eolico solo quando c’è vento, la geotermia funziona 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Non dipende dalle condizioni meteorologiche, non subisce le oscillazioni stagionali, non risente delle crisi geopolitiche.
È l’energia perfetta per un continente che ha bisogno di certezze energetiche. La geotermia può fornire energia di base per stabilizzare le reti elettriche sempre più dipendenti da fonti intermittenti. Può alimentare i sistemi di teleriscaldamento urbano che scaldano milioni di case europee. Può sostenere le industrie energivore che non possono permettersi interruzioni di corrente.
Ma soprattutto, la geotermia può rendere l’Europa energeticamente sovrana. Non c’è nessun paese che possa chiudere i rubinetti del calore terrestre. Non ci sono sanzioni che possano bloccare il flusso di energia geotermica. Non ci sono crisi internazionali che possano interrompere la produzione di elettricità dal sottosuolo europeo.
La Terra ci offre questa energia da 4,5 miliardi di anni e continuerà a farlo per altri miliardi. Come abbiamo sottolineato in questo articolo, l’Agenzia Internazionale dell’Energia prevede che la geotermia potrebbe soddisfare il 15% della domanda energetica globale entro il 2050, rispetto all’1% di oggi. L’Europa può scegliere di essere protagonista di questa transizione o subirla passivamente.
La scelta è nelle nostre mani, ma il tempo sta scadendo. Per questo la geotermia europea è a un bivio: ora o mai più.