Qualche giorno fa, durante una chiamata con gli azionisti, il CEO di Palantir Alex Karp non riusciva a contenere l’entusiasmo: “Ce la stiamo facendo! Ce la stiamo facendo!” gridava, mentre annunciava profitti alle stelle. E come dargli torto? In appena un anno, questa misteriosa azienda specializzata in analisi dati è passata da una valutazione di 50 miliardi di dollari a quasi 300, superando colossi come Verizon e Disney.
Un successo straordinario per una società che opera praticamente nell’ombra, e che deve la sua fortuna a contratti governativi sempre più ambiziosi (e controversi). Palantir sta fornendo all’amministrazione Trump gli strumenti tecnologici per tracciare e rimpatriare immigrati, utilizzando l’intelligenza artificiale come un sistema di sorveglianza di massa.
Palantir, un nome da romanzo fantasy
Partiamo dall’abc di Palantir, ossia dal significato del suo nome. L’azienda prende ispirazione dalle “pietre della visione” dell’universo tolkieniano del Signore degli Anelli. Una scelta non casuale: come gli artefatti magici del celebre romanzo, Palantir promette di “vedere” ciò che normalmente sarebbe invisibile.
Come? Attraverso l’analisi massiva di dati provenienti da fonti disparate.
Il parallelismo con la finzione letteraria si fa ancora più inquietante se ricordiamo che, nell’opera di Tolkien, le pietre finivano spesso per corrompere chi le utilizzava, mostrando visioni distorte o parziali della realtà. Una metafora involontaria dei rischi connessi all’uso di tecnologie così potenti per scopi di sorveglianza e controllo? Non posso fare a meno di chiedermi quali “visioni distorte” potrebbero emergere dall’uso massiccio di questi sistemi di analisi dati.
La società è stata fondata quasi vent’anni fa, ma solo ora sta emergendo dall’ombra, grazie a una combinazione di fattori che ne hanno fatto schizzare il valore di mercato a livelli che molti analisti faticano a spiegare razionalmente.
L’uomo che sussurra ai dati
Al timone di Palantir troviamo una figura eccentrica anche per gli standard della Silicon Valley. Alex Karp, 57 anni, dottorato in teoria sociale neoclassica, è noto tanto per la sua passione per lo sci nordico e il tai chi (tiene una spada di legno nel suo ufficio) quanto per le sue uscite sopra le righe.
Durante la recente telefonata con gli investitori, quella che citavo ad inizio articolo, Karp ha dichiarato senza mezzi termini che “Palantir è qui per sconvolgere e rendere le istituzioni con cui collaboriamo le migliori al mondo, e quando necessario spaventare i nostri nemici e, occasionalmente, ucciderli.” Non esattamente il tipo di discorso che ci si aspetterebbe dal CEO di un’azienda tecnologica; ma Palantir non è una società qualunque.
Karp si definisce un “guerriero progressista” e ha sostenuto politicamente i Democratici, inclusa Kamala Harris alla presidenza. Una posizione apparentemente in contrasto con quella del cofondatore di Palantir, Peter Thiel, miliardario e storico sostenitore di Trump. Eppure, questa apparente contraddizione politica non ha impedito all’azienda (come ad altre prima avversarie e poi “suddite” del nuovo presidente) di prosperare sotto entrambe le amministrazioni, democratiche e repubblicane.
Palantir, dalla Palestina alle frontiere USA
Cosa fa esattamente Palantir? Sebbene l’azienda sia tradizionalmente riservata sulle proprie attività, negli ultimi tempi ha sollevato parzialmente il velo sui suoi prodotti tecnologici.
Per dire le prime tre, il software di intelligenza artificiale di Palantir è utilizzato dalle Forze di Difesa Israeliane per individuare obiettivi a Gaza; dal Dipartimento della Difesa americano per analizzare i filmati dei droni; dal Dipartimento di Polizia di Los Angeles per prevedere modelli criminali attraverso il “predictive policing“.
Non siamo una merce. Non vogliamo che i nostri clienti siano merci: vogliamo che siano titani individuali che dominano la loro industria o il campo di battaglia.
Documentazioni dell’Immigrazione e delle Dogane americane (ICE) mostrano che Palantir ha recentemente ottenuto un contratto da 30 milioni di dollari per costruire una piattaforma che traccia in tempo reale i movimenti dei migranti. E secondo quanto riportato da testate come Wired e CNN, l’azienda starebbe collaborando con il DOGE, il Dipartimento per l’Efficienza Governativa guidato da Elon Musk per creare un database centralizzato sull’immigrazione, finalizzato ad accelerare i rimpatri.
L’impennata dei contratti governativi
L’attuale boom di Palantir segue due decenni di crescenti contratti governativi. Lo scorso novembre, l’azienda si è assicurata un accordo software da quasi un miliardo di dollari con la Marina statunitense. Da quando Trump è tornato in carica, Palantir ha messo nel mirino ancora più lavori governativi, e il suo titolo è aumentato di oltre il 200% dal giorno prima delle elezioni.
Michael McGrath, ex amministratore delegato di i2 (un’azienda concorrente di Palantir), ha osservato che
“avere connessioni politiche e canali preferenziali con Peter Thiel ed Elon Musk certamente li aiuta. Fa sì che gli accordi arrivino più velocemente, senza molte negoziazioni e pressioni.”
Le voci critiche si alzano
Con il crescente exploit di Palantir, anche le critiche si stanno intensificando. In seguito alle notizie sul coinvolgimento dell’azienda nell’applicazione delle leggi sull’immigrazione sotto l’amministrazione Trump, il prominente investitore della Silicon Valley Paul Graham ha accusato Palantir di “costruire un’infrastruttura da stato di polizia”, chiedendo ai dirigenti dell’azienda di impegnarsi a non creare prodotti che potrebbero essere usati per violare i diritti costituzionali dei cittadini americani.
La risposta di Ted Mabrey, responsabile globale del commerciale di Palantir, è stata che l’azienda ha “fatto questa promessa in tutti i modi possibili” e che i dipendenti di Palantir credono “di rendere il mondo un posto migliore ogni singolo giorno”. Una risposta che, secondo Graham, rimane insoddisfacente di fronte ai rischi che lui ritiene rappresentati dall’attuale amministrazione.
La voce di un ex dipendente
Tra le critiche più significative c’è quella di Juan Sebastián Pinto, ex dipendente di Palantir, che in un’intervista ha sostenuto che l’azienda ha costruito il suo marchio su una singola premessa che le ha permesso di deflettere le critiche:
Hanno affermato di essere un’azienda che sostiene i valori occidentali. Esprimono ideali sui diritti civili e la libertà di parola, ma ora stanno sostenendo un’amministrazione che sta sfidando la democrazia in modi nuovi.
Pinto, che vive a Denver (dove ha sede Palantir), ha scritto un saggio lo scorso febbraio in cui ha espresso preoccupazione per come gli strumenti sofisticati di sorveglianza e intelligenza artificiale dell’azienda fossero utilizzati nelle operazioni israeliane a Gaza e dall’amministrazione Trump per accelerare il rimpatrio degli immigrati clandestini.
Una critica rara da parte di un ex dipendente di Palantir, dove, secondo Pinto, i lavoratori in genere se ne vanno solo dopo aver firmato documenti legali che garantiscono di non diffamare l’azienda.
“Non voglio vivere in un mondo dove i miei nipoti devono essere elaborati attraverso un database in cui le loro attività quotidiane, inclusi i post sui social media, come cittadini, vengono tracciati, raccolti e utilizzati per il database di polizia di un governo autoritario”, ha dichiarato. “Vale la pena rischiare la mia carriera, e persino la mia sicurezza personale, per parlarne.”
Palantir, il delicato equilibrio tra sicurezza e libertà
L’ascesa di Palantir solleva questioni fondamentali sul delicato equilibrio tra sicurezza nazionale e libertà civili. Se da un lato strumenti avanzati di analisi dati possono aiutare a prevenire minacce reali, dall’altro il rischio di abusi è concretissimo.
Come ha sottolineato McGrath,
“Le loro piattaforme possono mettere insieme informazioni dalle dichiarazioni dei redditi, informazioni sull’impiego, lo status di immigrazione, quanti figli hanno, se i loro figli sono legali o illegali. E poi sovrapporre l’intelligenza artificiale e prevedere movimenti e modelli. Questo può essere un grande vantaggio. Può anche essere un grande rischio.”
In un’epoca in cui i dati, le attività online, perfino le intenzioni sono diventate risorse preziose, la crescita esponenziale di aziende come Palantir merita un dibattito pubblico approfondito. Non si tratta solo di valutazioni di mercato o di efficienza tecnologica, ma del tipo di società che vogliamo costruire per il futuro.