Vorrei poter dire che era solo uno spettacolo di luci nel cielo, ma la tempesta solare che ha colpito la Terra il 10 maggio dello scorso anno col suo corredo di aurore è stata molto più di questo. Ero a Parigi, avevo portato mia figlia ad Eurodisney, e mentre osservavo con lei le strane colorazioni rossastre nel cielo, mi chiedevo scherzosamente se avremmo avuto problemi o ritardi col volo di ritorno.
Non immaginavo che la mia battuta avesse più fondamento scientifico del previsto. Mentre milioni di persone alzavano lo sguardo meravigliate verso aurore multicolori visibili anche in Italia e negli Stati Uniti meridionali, i trattori a guida autonoma del Midwest americano impazzivano come posseduti, i satelliti Starlink di Elon Musk entravano in modalità sopravvivenza e i sistemi GPS perdevano precisione. La supertempesta di Gannon ha portato con sé tanta meraviglia ma anche una brutale lezione sulla fragilità delle nostre infrastrutture tecnologiche.
Il nome dietro il fenomeno
La tempesta geomagnetica più forte degli ultimi vent’anni, tra il 10 e l’11 maggio 2024, ha raggiunto rapidamente il livello G5, il più alto sulla scala di classificazione delle tempeste geomagnetiche, prende il suo nome per onorare la memoria di Jennifer Gannon, scienziata del Noaa Space Weather Prediction Center scomparsa una settimana prima dell’evento.

Gli impatti tecnologici inaspettati
Gli effetti della tempesta sono stati tanto spettacolari quanto problematici. Elon Musk confermava sul suo social che i suoi satelliti Starlink erano “sotto forte pressione” a causa dell’evento. La sua flotta di satelliti in orbita bassa ha subito una significativa degradazione del servizio, anche se è rimasta operativa.
Uno degli impatti più sorprendenti e inaspettati, però, si è verificato nel settore agricolo. Nello stesso fine settimana della tempesta, diversi trattori a guida autonoma nel Midwest americano hanno dovuto interrompere la semina del raccolto per problemi con il GPS.
Uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters ha documentato i cambiamenti senza precedenti nella posizione e nella diffusione delle particelle nell’alta atmosfera, mentre un secondo studio ha analizzato i cambiamenti di composizione atmosferica e di temperatura che hanno prodotto le diffuse aurore viste in diversi punti del pianeta.
A scuola di aurore: lezioni apprese e precauzioni future
Nonostante i progressi nella meteorologia spaziale, le nostre capacità di previsione e mitigazione sono ancora limitate. Scott England del Virginia Tech spiega che sebbene ci siano stati progressi significativi nella previsione di questi eventi, la loro intensità e la velocità con cui possono evolvere rimangono difficili da prevedere con precisione.
Certo, il Noaa Space Weather Prediction Center è stato in grado di fornire avvisi precoci, ma la tempesta ha colpito alcune ore prima del previsto e con un’intensità maggiore rispetto alle previsioni iniziali, che indicavano un livello G4 anziché G5.
Qual è stata la “lezione” delle aurore, a un anno di distanza? Cosa abbiamo imparato? Anzitutto, abbiamo accelerato lo sviluppo di sistemi di protezione per le infrastrutture critiche. La NASA ha continuato a perfezionare il suo DAGGER, un sistema di allarme precoce che potrebbe fornire fino a 30 minuti di preavviso prima dell’impatto di una forte tempesta solare, dando ai sistemi elettrici e alle reti di comunicazione una chance di sopravvivenza.
Gli operatori di reti elettriche, invece, hanno rivisto i loro protocolli di emergenza, mentre i produttori di attrezzature agricole hanno iniziato a implementare sistemi GPS più resilienti o backup analogici per i periodi di interruzione. Può bastare? No. Non ancora.
Il futuro preoccupa
Ciò che allarma maggiormente gli scienziati è che questa tempesta è avvenuta prima del picco del ciclo solare 25, previsto per proprio per quest’anno. In base al ciclo solare, ci aspettiamo che le condizioni che abbiamo visto lo scorso anno saranno presenti per i prossimi due anni, forse tre. Questo significa che potremmo assistere a eventi di portata simile o persino superiore nel prossimo futuro.
Da tempeste solari e aurore una nuova consapevolezza
Se c’è un lato positivo in tutto questo, è che la tempesta di Gannon ha portato a una maggiore consapevolezza pubblica riguardo alla meteorologia spaziale. Le spettacolari aurore visibili a latitudini insolite hanno catturato l’attenzione globale, portando molte persone a interessarsi per la prima volta a questi fenomeni.
Come ha sottolineato Kelly Korreck della NASA,
“tante persone che hanno potuto vedere le aurore non avrebbero potuto farlo, e si stanno facendo domande sul perché succede, perché potevano vederla meglio col telefono che con gli occhi, perché era rossa qui e verde là”.
E poi, soprattutto, la tempesta di Gannon ci ha ricordato che la tecnologia su cui facciamo affidamento quotidianamente è fragile. Fragilissima. Più di quanto pensiamo (pensate, ad esempio, a quanto successo in Spagna poco tempo fa).
Ma ci ha anche dato l’opportunità di imparare e prepararci meglio per il prossimo evento estremo: e con il picco solare in arrivo, quella preparazione potrebbe essere messa alla prova molto presto.