Se dovessi elencare tutti i tentativi falliti di creare una bici volante (o una moto volante) negli ultimi dieci anni, probabilmente finirei domani. Prototipi che non si sono mai alzati da terra, render fantascientifici mai diventati realtà, raccolte fondi svanite nel nulla. Un cimitero di promesse aeree che ha reso tutti noi scettici.
Poi arriva Tomasz Patan, lo stesso che ha creato Jetson One, e mette insieme qualcosa di così brutalmente semplice da disorientare: una bici volante con propulsione a getto. Niente quadricotteri, niente ventole intubate che fingono di essere moto. La Volonaut Airbike è questo: anzi, è qualcos’altro. Qualcosa che non imita la fantascienza ma la riporta alla logica più spietata: volare significa superare la gravità, tutto il resto è decorazione.
Airbike, essenza pura del volo
A prima vista, sembra quasi incompleta. Un nucleo fluttuante senza ali, senza eliche, senza superfici in eccesso. Solo un denso telaio che contiene propulsione, controllo dell’equilibrio e supporto per il pilota. I montanti angolari fungono da carrello di atterraggio, formati da quello che sembra un tubo composito piegato. Non ci sono sospensioni visibili o punti di attacco modulari. Tutto serve al peso, alla stabilità e al volo.
La postura racconta il resto della storia. Il pilota si sporge in avanti, gambe strette intorno al telaio centrale, braccia abbassate e protese. Ricorda una superbike nell’assetto (si, avevo detto bici volante e si, non me la sento comunque di chiamarla moto) ma fluttua invece di rotolare. Nessuna protezione circonda il pilota, nessuna cappottina o carenature laterali interrompono la vista. Ogni orizzonte rimane visibile. La linea di vista a 360 gradi è intenzionale, progettata per orientare il pilota in tempo reale mantenendo la sensazione di movimento.
Capito adesso perché la chiamo bici volante?
Bellezza notturna e funzionale
Di notte, il design si accentua. Sottili strisce luminose verticali tracciano i montanti posteriori, brillando di rosso come guide in movimento. Queste non sono per bellezza. Aiutano il tracciamento nelle riprese in volo e la consapevolezza situazionale per altri osservatori. Quando è parcheggiata, la bici volante rimane bassa. Non ci sono elementi verticali alti o pinne estese. Sembra pronta a lanciarsi di nuovo in qualsiasi momento.
In volo, non si libra come un drone. Si scaglia nell’aria. La polvere del terreno viene espulsa da sotto, scagliata dalla propulsione direzionale a getto. Non ci sono pale che ruotano ad alta velocità. La portanza e la spinta provengono da un sistema a getto chiuso (che Volonaut deve ancora dettagliare completamente).
Quell’assenza di rotori esterni le conferisce un vantaggio tattico: può attraversare terreni più densi, avvicinarsi a superfici verticali e operare con zone cuscinetto di sicurezza ridotte.
Bici volante: peso piuma, potenza massima
La struttura pesa una frazione di quanto ci si aspetterebbe. Secondo Volonaut, è sette volte più leggera di una motocicletta. La fibra di carbonio forma le superfici esterne, mentre gli elementi strutturali chiave sono stampati in 3D. Niente carenature, niente massa di design. È tutto guidato dall’utilità. Quel minimalismo non solo riduce la massa ma espone anche più percorsi di flusso d’aria, mantenendo il sistema più fresco e stabile sotto spinta sostenuta.
E questo non è un concept futuristico vestito di rendering. Sta volando ora. Clip video delle prove mostrano l’Airbike muoversi lungo creste forestali e letti di laghi asciutti, sollevarsi e atterrare senza assistenza. A differenza dei tanti prototipi di vaporware dell’ultimo decennio, questa macchina non parla di possibilità. La mostra.
Jet. Telaio. Pilota. Il resto è fuffa e terreno.