Capita raramente, nella medicina oncologica, di assistere a risultati che fanno gridare al miracolo. Eppure è esattamente quello che è successo con lo studio Alliance A091802, appena pubblicato sul Journal of Clinical Oncology. Stiamo parlando di pazienti con carcinoma cutaneo in fase avanzata che, grazie a una combinazione di due farmaci immunoterapici, hanno visto la propria sopravvivenza libera da progressione aumentare di quasi quattro volte.
Da tre mesi a undici. Una differenza che, per chi convive con questo tipo di tumore aggressivo, rappresenta la distanza tra la disperazione e la speranza concreta di guarigione.
Un nemico che sembrava invincibile
Il carcinoma squamocellulare cutaneo è il secondo tumore della pelle più diffuso dopo il carcinoma basocellulare, ma sicuramente il più temibile quando raggiunge stadi avanzati. Circa 1,8 milioni di nuovi casi vengono diagnosticati ogni anno negli Stati Uniti, e mentre la stragrande maggioranza può essere trattata con successo quando individuata precocemente, esiste un sottogruppo particolarmente aggressivo che sviluppa metastasi e resistenza alle terapie convenzionali.
Dan P. Zandberg, professore associato di medicina all’Università di Pittsburgh e direttore delle sezioni di carcinoma di testa, collo e tiroide presso l’UPMC Hillman Cancer Center, ha guidato questo studio che potrebbe cambiare per sempre l’approccio terapeutico. La ricerca ha coinvolto 57 pazienti con carcinoma avanzato, randomizzati per ricevere o la sola immunoterapia con avelumab oppure la combinazione di avelumab e cetuximab.
Come funziona questa doppia strategia nel carcinoma
L’idea alla base dello studio è davvero brillante: mentre avelumab toglie il freno al sistema immunitario, cetuximab preme sull’acceleratore. Avelumab appartiene alla famiglia degli inibitori del checkpoint immunitario anti-PD-L1, farmaci che impediscono alle cellule tumorali di “spegnere” la risposta immunitaria. Dall’altra parte, cetuximab è un anticorpo monoclonale che colpisce il recettore EGFR, molto presente nelle cellule del carcinoma, e attiva contemporaneamente i meccanismi di citotossicità cellulare anticorpo-dipendente.
I risultati hanno superato ogni aspettativa: la sopravvivenza libera da progressione mediana è passata da 3,0 mesi con il solo avelumab a 11,1 mesi con la combinazione. Stiamo parlando di un hazard ratio di 0,48, che significa una riduzione del 52% del rischio di progressione o morte con la terapia doppia.

Il carcinoma e i pazienti: una popolazione dimenticata
Lo studio ha arruolato pazienti con un’età mediana di 72 anni, per lo più uomini di etnia caucasica. Il 75,4% dei partecipanti esprimeva PD-L1, e la maggioranza dei tumori (84,2%) aveva origine nella regione di testa e collo. Quasi la metà dei pazienti (47,1%) presentava già metastasi distanti al momento dell’arruolamento.
Quello che rende ancora più significativi questi risultati è che i pazienti con carcinoma cutaneo avanzato hanno tradizionalmente un’aspettativa di vita di circa un anno. Prima dell’avvento dell’immunoterapia, non esistevano terapie standard per questi casi, e i medici dovevano ricorrere a regimi off-label con evidenze di efficacia molto limitate.
Una collaborazione che fa la differenza
Il trial Alliance A091802 è stato reso possibile dalla collaborazione tra il National Cancer Institute e EMD Serono, che ha fornito avelumab e supporto logistico. Questa partnership pubblico-privato dimostra come l’evoluzione dell’immunoterapia stia aprendo nuovi orizzonti anche per tumori considerati fino a ieri incurabili.
Non dobbiamo però correre troppo: lo studio utilizzava avelumab, mentre oggi gli standard di cura per il carcinoma avanzato prevedono cemiplimab e pembrolizumab, che hanno mostrato efficacia superiore ad avelumab in altri trial. Tuttavia, il principio della combinazione immunoterapia più terapia mirata potrebbe essere applicato anche a questi farmaci più moderni.
Il futuro del carcinoma cutaneo
Questi risultati aprono scenari entusiasmanti per il futuro. Come abbiamo già visto con altre forme di immunoterapia, la chiave del successo spesso sta nella combinazione intelligente di approcci diversi che colpiscono il tumore su più fronti simultaneamente.
La strada è ancora lunga, ma per la prima volta da decenni, quando parliamo di carcinoma cutaneo avanzato, la parola “speranza” non suona più come un eufemismo pietoso, ma come una possibilità tangibile basata su dati scientifici concreti.