Quanto può sembrare assurdo che in un mondo dove gli oceani si alzano, da qualche parte emerga invece una nuova isola? Succede nel Mar Caspio, dove i satelliti russi hanno catturato qualcosa di inaspettato: una lingua di terra che non esisteva prima di novembre 2024. Gli scienziati dell’Istituto Shirshov l’hanno confermata durante una spedizione, ma non sono riusciti ad avvicinarsi abbastanza per toccarla. L’acqua troppo bassa e il tempo inclemente l’hanno tenuta fuori portata, come un miraggio fatto di sabbia e sedimenti. Ma questa isola senza nome racconta una storia più complessa di quanto sembri.
Una piccola terra che fa capolino nel Mar Caspio
L’isola emerge lentamente, quasi con pudore. Stepan Podolyako dell’Istituto Shirshov di Oceanologia la descrive come una pianura umida e piatta, complicata da creste di sabbia. La spedizione russa si è avvicinata quanto basta per scattare foto, ma atterrare è un’altra storia. Troppa poca acqua, troppo vento contrario.
Si trova a 30 chilometri da Maly Zhemchuzhny, nella parte settentrionale del Mar Caspio: un posto dove l’apparizione di nuove isole è associata a processi ciclici di fluttuazioni del livello delle acque. Un po’ come se il lago più grande del mondo stesse facendo le bizze.
Il Mar Caspio si ritira (di nuovo)
Non è la prima volta che succede. Negli anni ’30 e ’70 il Mar Caspio aveva già dato spettacolo simile. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso: la velocità. Dal 2006 il livello è sceso di 2 metri. Dal 2020 perde 30 centimetri all’anno, come un lavandino che perde.
L’80% dell’acqua arriva dal Volga. Ma il fiume più lungo d’Europa si è ritrovato con circa 40 dighe lungo il percorso. Un po’ come chiedere a qualcuno di correre una maratona con i lacci delle scarpe legati insieme.
Poi c’è il cambiamento climatico, che accelera l’evaporazione. E i movimenti tettonici sotto il fondale. Insomma, il Mar Caspio ha parecchi problemi tutti insieme.

E ora? Quando la crisi diventa opportunità
L’isola potrebbe crescere nei prossimi anni. Gli scienziati pensano che diventerà un sito di nidificazione per uccelli rari e un rifugio per le foche del Caspio. Specie che già se la passano male per i cambiamenti ambientali. Ma c’è anche il lato oscuro della storia: il Mare di Aral, poco lontano, è praticamente scomparso. Una cartolina da quello che potrebbe succedere anche qui, se le cose peggiorano: perchè, come abbiamo visto con altri cambiamenti climatici legati all’acqua, quando gli equilibri si rompono, si rompono velocemente.
Una terra senza nome
La prossima spedizione è programmata per la seconda metà del 2025. Solo allora i ricercatori sperano di mettere piede sull’isola e darle un nome ufficiale (posso suggerire Gianluca, ma forse non è “bancabile”). Nel frattempo, continua a crescere in silenzio. Un po’ ironico, se ci pensate. Mentre tutti guardiamo i mari che salgono, da qualche parte emerge nuova terra. Il Mar Caspio ci ricorda che il pianeta ha più di un modo per sorprenderci.
E non sempre in senso buono.