Svegliarsi in un bagno di sudore, con il cuore che martella nel petto e il respiro affannoso. Per milioni di persone non è l’eccezione, ma la regola. Quante volte vi siete chiesti se quegli incubi frequenti che tormentano le vostre notti possano davvero farvi del male? Bene, ora abbiamo la risposta. E non è per niente rassicurante.
Uno studio monumentale appena presentato ha seguito per quasi due decenni 183mila persone, scoprendo che chi soffre di incubi frequenti non solo invecchia più rapidamente, ma ha anche tre volte più probabilità di morire precocemente. Il sonno, nostro alleato prezioso, può trasformarsi nel vostro peggiore nemico.
Incubi frequenti: il cervello non distingue la realtà
La ricerca, condotta dal dottor Abidemi Otaiku dell’Imperial College di Londra e del UK Dementia Research Institute, ha analizzato dati provenienti da sei coorti di popolazione a lungo termine. I risultati sono stati presentati durante il Congresso dell’European Academy of Neurology 2025 di Helsinki e rivelano un collegamento inquietante.
Il problema fondamentale è semplice: il nostro cervello addormentato non riesce a distinguere i sogni dalla realtà. Quando viviamo un incubo, il sistema nervoso reagisce come se stessimo davvero affrontando una minaccia mortale. Il cuore accelera, il respiro si fa affannoso, il sistema di lotta o fuga si attiva completamente. Come spiega Otaiku:
“Questa reazione di stress può essere ancora più intensa di qualsiasi cosa sperimentiamo da svegli.”
L’arma silenziosa del cortisolo
Gli incubi frequenti innescano un rilascio prolungato di cortisolo, l’ormone dello stress che ha conseguenze devastanti sull’organismo. Questa molecola, utile in piccole dosi per affrontare le emergenze, diventa un veleno quando circola costantemente nel sangue.
Il cortisolo accelera l’invecchiamento cellulare accorciando i telomeri, quelle piccole sequenze di DNA alle estremità dei cromosomi che funzionano come un orologio biologico. Ogni volta che una cellula si divide, i telomeri si accorciano leggermente. Quando diventano troppo corti, la cellula smette di funzionare correttamente e invecchia.
Lo studio pubblicato ha dimostrato che le persone con incubi settimanali mostrano telomeri significativamente più corti rispetto a chi raramente ha brutti sogni. È come se il loro orologio biologico corresse più velocemente.

Dati che spaventano più degli incubi frequenti
I numeri dello studio sono impressionanti per portata e durata. 183.012 adulti di età compresa tra 26 e 86 anni sono stati seguiti per un periodo che va da 1,5 a 19 anni. Anche 2.429 bambini tra 8 e 10 anni sono stati inclusi nell’analisi per verificare se gli effetti iniziano già nell’infanzia.
Il risultato più scioccante? Gli incubi frequenti si sono rivelati predittori di morte prematura più potenti del fumo, dell’obesità, della cattiva alimentazione e della mancanza di attività fisica. Chi ha incubi settimanali ha tre volte più probabilità di morire prima dei 70 anni rispetto a chi li sperimenta raramente.
Quando il sonno non ripara
Il cortisolo non è l’unico colpevole. Gli incubi frequenti distruggono anche la qualità del sonno, interferendo con i processi di riparazione cellulare che avvengono durante il riposo notturno. Come ho scritto in questo articolo sulla senoterapia, sappiamo che il sonno è fondamentale per eliminare le tossine dal cervello e riparare i danni cellulari accumulati durante il giorno.
Quando questo processo viene interrotto sistematicamente, l’organismo non riesce più a mantenere l’equilibrio. Le cellule senescenti si accumulano, l’infiammazione cronica aumenta, i sistemi di riparazione vanno in tilt.
Una speranza concreta
La buona notizia è che gli incubi frequenti sono curabili. Terapie come la “image rehearsal therapy” permettono di riscrivere i brutti sogni e ridurne significativamente la frequenza. Evitare film spaventosi, gestire l’ansia e trattare eventuali disturbi mentali sottostanti può fare la differenza.
Come dice Otaiku:
“Gli incubi sono più importanti di quanto la gente realizzi, e i medici dovrebbero chiedere più spesso dei pazienti se ne soffrono.”
Perché a volte, salvare una vita può essere semplice come curare un brutto sogno.