Avete presente quella sensazione frustrante quando cercate una parola e non la trovate? Oppure quando dimenticate dove avete messo le chiavi per la terza volta questa settimana? Il nostro cervello invecchia, questo è innegabile. Ma se vi dicessi che esiste una molecola naturale capace di invertire questo processo? Si chiama Hevin, e gli astrociti che la producono stanno diventando i nuovi protagonisti della lotta contro l’Alzheimer. Sissignori: tutti guardavano ai neuroni, ma la vera soluzione potrebbe essere nascosta nelle cellule di supporto. Una scoperta che cambia tutto.
Il segreto nascosto negli astrociti del cervello
Per decenni abbiamo considerato gli astrociti come semplici cellule di supporto, una sorta di “personale delle pulizie” per i neuroni. Flávia Alcantara Gomes, responsabile del Laboratorio di Neurobiologia Cellulare presso l’Istituto di Scienze Biomediche dell’UFRJ, ha dimostrato quanto fossimo lontani dalla realtà. Gli astrociti producono hevin, una glicoproteina che agisce come un architetto molecolare delle connessioni neurali.
La ricerca pubblicata su Aging Cell rivela che quando aumentiamo la produzione di hevin negli astrociti dell’ippocampo, accade qualcosa di straordinario. Le sinapsi, quelle delicate connessioni tra neuroni che determinano la nostra capacità di pensare e ricordare, letteralmente rinascono. Non si tratta di rallentare il deterioramento: stiamo parlando di un’inversione completa del processo di invecchiamento cerebrale.

Hevin funziona meglio dei farmaci contro l’Alzheimer
La parte più affascinante di questa scoperta riguarda le placche amiloidi, quelle strutture proteiche che per anni abbiamo considerato il nemico numero uno dell’Alzheimer. Felipe Cabral-Miranda, primo autore dello studio, ha osservato qualcosa di incredibile: hevin inverte il declino cognitivo senza toccare minimamente queste placche.
Anche se il deficit cognitivo è stato invertito negli animali modello di Alzheimer, non c’è stato alcun cambiamento nel contenuto delle placche.
Questo ribalta completamente la nostra comprensione della malattia. Forse le placche amiloidi non sono la causa dell’Alzheimer, ma solo uno dei sintomi. La vera battaglia si combatte a livello delle sinapsi, e hevin sembra essere l’arma vincente.
Come hevin riprogramma la neuroplasticità cerebrale
L’analisi proteomica condotta nei laboratori dell’Università di São Paulo ha rivelato il meccanismo d’azione di hevin. Danilo Bilches Medinas, professore del Dipartimento di Biochimica, spiega che la molecola regola 89 proteine diverse coinvolte nella funzione sinaptica.
Hevin non lavora da sola: orchestra un’intera sinfonia di proteine che rafforzano le connessioni tra neuroni. È come avere un direttore d’orchestra che coordina ogni musicista per produrre una melodia perfetta. Il risultato? Un aumento significativo delle sinapsi e, di conseguenza, migliori performance cognitive.
I test sui topi rivelano risultati sorprendenti
I ricercatori hanno utilizzato vettori virali adeno-associati per aumentare l’espressione di hevin negli astrociti di topi di mezza età, sia sani che con modelli di Alzheimer. Dopo sei mesi di trattamento, gli animali hanno mostrato capacità cognitive comparabili a quelle di topi giovani.
La microscopia confocale ha mostrato un aumento della colocalizzazione dei marcatori pre e post-sinaptici, confermando che hevin favorisce la formazione di nuove connessioni neurali funzionali. Non stiamo parlando di un miglioramento marginale, ma di un vero e proprio ringiovanimento cerebrale.
Dalle placche alle sinapsi: una nuova era nella ricerca
Come abbiamo sottolineato in questo articolo, la ricerca sull’Alzheimer sta vivendo una fase di profondo rinnovamento. Hevin rappresenta un cambio di paradigma: invece di concentrarsi esclusivamente sui neuroni e sulle placche amiloidi, dobbiamo guardare agli astrociti e alle sinapsi.
Cabral-Miranda è ottimista: nei prossimi anni sarà possibile sviluppare farmaci che mimino gli effetti di hevin. La sfida principale rimane il superamento della barriera emato-encefalica, ma la strada è tracciata. Il futuro della medicina anti-invecchiamento cerebrale potrebbe nascondersi proprio in questa molecola prodotta naturalmente dal nostro cervello.