Ricordate quando Facebook mostrava davvero i post dei vostri amici? Quando Google vi dava le risposte che cercavate senza pile di pubblicità? Sembra preistoria, eppure parliamo di appena dieci anni fa. Quello che sta accadendo ha un nome preciso: enshittification, letteralmente “imputridimento”. Un fenomeno che trasforma ogni piattaforma in una macchina per fare soldi a spese nostre. Ma non siamo condannati a subirlo passivamente. La libertà digitale non è morta, è “solo” in coma farmacologico. E finalmente stiamo iniziando a capire come difenderla.
Il virus che sta distruggendo internet
L’enshittification (traducibile come “degradazione sistematica” o “imputridimento”) è il termine coniato dal giornalista Cory Doctorow per descrivere come le piattaforme digitali si trasformano da servizi utili in trappole per utenti. Il fenomeno segue sempre lo stesso schema: prima attirano milioni di persone con servizi eccellenti e gratuiti, poi sfruttano questa base per attirare investitori e inserzionisti, infine spremono tutti per massimizzare i profitti degli azionisti.
La American Dialect Society ha nominato “enshittification” parola dell’anno 2023, segno che questo degrado è diventato così pervasivo da meritare un riconoscimento linguistico. Non parliamo di un processo casuale: è una strategia deliberata che trasforma la nostra libertà digitale in dipendenza digitale.
Pensate a Instagram: inizialmente mostrava le foto dei vostri amici in ordine cronologico. Oggi l’algoritmo decide cosa vedete, privilegiando contenuti sponsorizzati e creator che pagano per la visibilità. Il risultato è frustrante: scorrete per minuti senza trovare nulla di interessante, bombardati da pubblicità mascherate da contenuti.

Come vi stanno manipolando (e voi nemmeno ve ne accorgete)
L’enshittification non colpisce solo i social. Amazon vi mostra prima i prodotti sponsorizzati, poi quelli che ha copiato dai venditori terzi, infine quello che stavate davvero cercando. Google riempie la prima pagina di risultati con annunci che sembrano risposte genuine. Le ricerche più semplici ora richiedono scorrimenti infiniti per trovare informazioni utili. E le risposte con intelligenza artificiale sono ancora “mischioni” dalla dubbia attendibilità.
Ma la manipolazione va oltre. Le piattaforme studiano ogni vostro comportamento per vendere le vostre intenzioni prima ancora che ne siate consapevoli. OpenAI cerca attivamente dati sulle intenzioni umane, Meta sviluppa sistemi per comprendere i vostri desideri nascosti, Apple ha creato “App Intents” per prevedere le vostre azioni future.
Il Dr. Chaudhary dell’Università di Cambridge lo spiega chiaramente: “Già oggi le aziende vendono la nostra attenzione. Il passo logico successivo è vendere i nostri desideri prima ancora che ne siamo consapevoli.”

La resistenza europea alla tirannia digitale
L’Europa sta reagendo. Il Digital Decade 2025 della Commissione Europea punta alla sovranità tecnologica, riconoscendo che “le dipendenze strategiche persistenti minacciano la sicurezza economica e la sovranità tecnologica dell’UE”.
Il movimento “BuyFromEU” sta guadagnando slancio, dimostrando che esistono alternative europee ai giganti tecnologici globali. Aziende come innovaphone offrono piattaforme di comunicazione sviluppate interamente in Germania, che integrano tutte le applicazioni essenziali senza dipendere da provider esterni.
In Italia, progetti come “Le Alternative” propongono soluzioni etiche alle Big Tech, mentre conferenze come Merge-IT 2025 riuniscono le comunità per le libertà digitali. Vittorio Bertola di Open-Xchange sottolinea: “In Italia si parla ancora troppo poco di sovranità digitale e di come il software libero sia uno strumento decisivo per raggiungerla.”

Libertà digitale, i segnali di speranza: la certificazione della calma tecnologica
Qualcosa sta cambiando. Amber Case, fondatrice del Calm Tech Institute, ha sviluppato una certificazione basata su 81 criteri per identificare dispositivi che rispettano la libertà digitale degli utenti. Prodotti come il reMarkable Paper Pro e il Mui Board Gen 2 dimostrano che è possibile creare tecnologia che serve l’utente invece di sfruttarlo.
Il Calm Tech Institute sta collaborando con neuroscienziati per studiare come rendere l’interazione con la tecnologia più naturale e meno stressante per il nostro cervello. Come i bollini energetici ci guidano verso elettrodomestici efficienti, questa certificazione potrebbe orientarci verso dispositivi che rispettano la nostra attenzione.
Come riconquistare la vostra libertà digitale
Doctorow propone due principi fondamentali per combattere l’enshittification: il principio end-to-end (le piattaforme devono mostrare ciò che chiediamo, non ciò che preferiscono) e il diritto di uscita (dobbiamo poter lasciare facilmente una piattaforma insoddisfacente).
Come vi scrivevo, abbiamo bisogno di regolamenti anti-monopolio e piattaforme decentralizzate basate su blockchain che offrano libertà di parola e sicurezza, impedendo la concentrazione del potere. Ci servono come il pane.
Il futuro dipende dalle nostre scelte
La libertà digitale non è un concetto astratto: è la capacità di controllare la nostra esperienza online, i nostri dati, le nostre conversazioni. Ogni volta che accettiamo passivamente un’altra pubblicità invasiva, un altro algoritmo manipolativo, un’altra violazione della privacy, stiamo cedendo un pezzo di questa libertà.
Ma la storia non è ancora scritta. L’88% degli europei è preoccupato per le fake news e la manipolazione online, mentre il 90% considera prioritaria la protezione dei bambini online. Questa consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento.
La prossima volta che un’app vi chiede permessi eccessivi, quando un social vi bombarda di pubblicità, quando un servizio peggiora dopo un aggiornamento, ricordatevi: non dovete accettarlo.
Perché la tecnologia dovrebbe servirvi, non servirsi di voi.