Se pensate che l’ossessione per il tempo sia una caratteristica moderna, preparatevi a ricredervi. Nel 79 d.C., mentre il Vesuvio seppelliva Ercolano sotto tonnellate di cenere vulcanica, nella sontuosa Villa dei Papiri si nascondeva un segreto che sarebbe rimasto sepolto per quasi duemila anni. Tra statue di bronzo, papiri carbonizzati e affreschi di inestimabile valore, gli archeologi del XVIII secolo si imbatterono in un oggetto tanto bizzarro quanto geniale: una meridiana a forma di prosciutto.
Non si tratta di uno scherzo della storia, ma del più sofisticato orologio portatile dell’antichità, un dispositivo che combina precisione astronomica e simbolismo filosofico in un design che ancora oggi lascia a bocca aperta.
Il primo smartwatch della storia nascosto sotto il Vesuvio
L’11 giugno 1755, durante gli scavi della celebre Villa dei Papiri, alcuni operai si imbatterono in quello che inizialmente sembrava un semplice pezzo di metallo dalla forma curiosa. Dopo la pulizia, l’oggetto rivelò la sua vera natura: una meridiana portatile in bronzo argentato, perfettamente conservata dalle ceneri vulcaniche. Le dimensioni? Appena 11,3 per 7,8 centimetri, abbastanza piccola da stare nel palmo di una mano. In pratica, l’equivalente romano del nostro smartwatch.
Il “Prosciutto di Portici” (così venne soprannominato perché Ercolano all’epoca faceva parte del territorio di Portici) rappresenta il più antico esempio conosciuto di meridiana portatile romana. La superficie dell’oggetto è attraversata da linee incise che formano una griglia: quelle verticali rappresentano i mesi dell’anno zodiacale, mentre quelle orizzontali indicano le ore prima o dopo il tramonto. Sul bordo sinistro, un moncone di bronzo testimonia la presenza dello gnomone originale, la “lancetta” che proiettava l’ombra per segnare il tempo.
Chi indossava questo orologio solare antico?
La villa apparteneva molto probabilmente a Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Giulio Cesare e protettore del filosofo epicureo Filodemo di Gadara. Come abbiamo sottolineato in questo articolo, le scoperte archeologiche continuano a riscrivere la nostra comprensione del mondo antico. La Villa dei Papiri era una residenza di lusso che si estendeva su tre livelli per oltre 250 metri, con vista mozzafiato sul Golfo di Napoli.
Christopher Parslow, professore di studi classici alla Wesleyan University, ha dedicato anni di ricerca a questo enigmatico oggetto, pubblicando nel 2024 uno studio completo che ha rivoluzionato la nostra comprensione della tecnologia romana. Utilizzando la stampa 3D, Parslow e il suo team hanno ricreato una replica funzionante della meridiana, scoprendo che il dispositivo poteva indicare l’ora con una precisione di circa mezz’ora o un quarto d’ora.

Perché proprio un prosciutto come forma per una meridiana che misura il tempo
La forma non è casuale. Per i seguaci della filosofia epicurea, molto diffusa nella villa, il maiale rappresentava l’animale per eccellenza della ricerca del piacere. Questo elemento simbolico trasformava un semplice strumento di misurazione del tempo in una dichiarazione filosofica: un promemoria della caducità della vita e dell’importanza di cogliere l’attimo, in perfetto stile “carpe diem”.
Lo gnomone originale, descritto dai curatori del XVIII secolo, aveva la forma di una coda di maiale che sporgeva dal corpo della meridiana. Quando l’utente orientava il dispositivo verso il sole, l’ombra della coda cadeva sulla griglia, indicando l’ora esatta. Un sistema geniale che combinava funzionalità e ironia in un oggetto delle dimensioni di una moderna saponetta.
La tecnologia nascosta dietro l’apparenza
Le analisi moderne hanno rivelato dettagli sorprendenti. Gianni Ferrari, esperto di meridiane antiche, ha calcolato che il dispositivo era calibrato per una latitudine di circa 41° Nord, esattamente dove si trova Ercolano. Le abbreviazioni latine incise sulla superficie, tra cui “AU” per Augustus (agosto), permettono di datare l’oggetto dopo l’8 a.C., quando il Senato romano ribattezzò il mese di Sextilis in onore del primo imperatore.
La meridiana veniva utilizzata appendendo l’oggetto a una corda e orientandolo in modo che il sole colpisse il lato sinistro. L’utente allineava l’ombra dello gnomone con la linea verticale del mese corrente, poi contava le linee orizzontali per determinare quante ore erano trascorse dall’alba o mancavano al tramonto.
Un gioiello più che una meridiana di precisione
Oggi il “Prosciutto di Portici” è conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove continua a stupire i visitatori. Ferrari stesso ha concluso che l’oggetto era probabilmente “un segno di distinzione e un gioiello più che uno strumento di precisione”, con margini di errore che potevano arrivare a diverse decine di minuti.
Ma questo non diminuisce affatto il fascino di quello che possiamo considerare il primo “smartwatch” della storia. In un’epoca in cui misuriamo ossessivamente ogni secondo della nostra giornata, questo piccolo prosciutto di bronzo ci ricorda che l’arte di portare il tempo con sé ha radici molto più antiche di quanto immaginiamo. E forse, con la sua forma ironica e il suo messaggio epicureo, aveva qualcosa da insegnarci sulla vera natura del tempo: non un nemico da sconfiggere, ma un compagno di viaggio da assaporare, proprio (per chi ancora mangia carne) come un buon prosciutto.