Sembrava un’analisi di routine: raccogliere campioni di urina da 190 bambini spagnoli per capire meglio l’ADHD. Ma quello che hanno trovato i ricercatori dell’Universitat Rovira i Virgili ha sorpreso anche loro. I bambini con disturbo dell’attenzione e iperattività avevano nelle urine concentrazioni significativamente più alte di piombo, cadmio, rame e antimonio. Non stiamo parlando di avvelenamenti acuti, ma di quelle esposizioni quotidiane che consideriamo normali. La scoperta suggerisce che le cause di ADHD potrebbero essere più ambientali di quanto pensassimo. E questo cambia tutto per la prevenzione.
Il test ADHD che ha sorpreso i ricercatori
Lo studio, pubblicato sul Journal of Attention Disorders, ha analizzato 190 bambini tra i 6 e i 15 anni provenienti da Barcellona e Tarragona. Di questi, 124 avevano una diagnosi di ADHD confermata e 66 erano controlli sani. Il team di Sharanpreet Kaur e Josefa Canals-Sans ha testato 15 metalli diversi nelle urine, cercando correlazioni con i sintomi del disturbo.
I risultati sono stati inequivocabili. I bambini con i livelli più alti di piombo nelle urine avevano una probabilità 5 volte maggiore di avere l’ADHD. Per il rame, il rischio aumentava addirittura di 16 volte. Anche cadmio e antimonio mostravano associazioni significative con la diagnosi.
Ma la cosa più interessante è emersa quando i ricercatori hanno analizzato i sintomi specifici. Il rame e il cadmio erano particolarmente legati ai problemi di disattenzione (più comuni nelle bambine), mentre rame e antimonio correlavano con iperattività e impulsività.
Dove si nascondono questi metalli
Le fonti di esposizione sono più vicine di quanto immaginiamo. Il piombo arriva dalle vecchie tubature e dalle vernici, ma anche dal suolo urbano contaminato e dalle polveri industriali. Il cadmio si trova nei cereali, negli spinaci, nelle arachidi e nei fertilizzanti. Il rame può provenire da pentole, tubature vecchie e acqua potabile. L’antimonio, invece, si nasconde nelle bottiglie di plastica e nelle emissioni industriali.
I bambini di Tarragona mostravano livelli più alti di alcune sostanze a causa di fattori regionali specifici, confermando che l’ambiente locale conta eccome nelle cause di ADHD.

ADHD, il puzzle delle cause multiple
Attenzione (meglio essere chiari): questo studio non dice che i metalli pesanti causano l’ADHD, ma che potrebbero contribuire al rischio. L’ADHD ha infatti un’ereditabilità del 70-80%, ma i geni non spiegano tutto. L’ambiente può influenzare l’espressione genica attraverso meccanismi epigenetici, creando un intreccio complesso tra natura e cultura.
Come sottolineavo in questo articolo, il cervello si sviluppa in continua interazione con l’ambiente esterno. E se quell’ambiente contiene sostanze neurotossiche, il neurosviluppo può prendere strade diverse.
Peraltro, non è la prima volta che emergono questi collegamenti. Una meta-analisi del 2024 su oltre 25.000 bambini ha confermato che l’esposizione al piombo aumenta del 95% il rischio di ADHD. Anche arsenico e manganese mostrano associazioni significative in alcuni contesti.
Strategie di prevenzione quotidiana
La buona notizia è che possiamo ridurre l’esposizione. Utilizzare filtri per l’acqua, evitare l’acqua calda del rubinetto per cucinare, mantenere una dieta varia per limitare l’accumulo di cadmio, e praticare una buona igiene per evitare l’ingestione accidentale di polveri contaminate sono tutti passi concreti.
Integratori di ferro, zinco, calcio e omega-3, insieme alle vitamine C ed E, possono aiutare a bloccare l’assorbimento dei metalli pesanti e supportare la funzione cognitiva.
Questa ricerca non vuole spaventare, ma aprire nuove possibilità. Se le cause di ADHD includono fattori ambientali modificabili, allora la prevenzione diventa più concreta. Non si tratta di sostituire le terapie esistenti, ma di aggiungere un pezzo importante al puzzle della comprensione e della prevenzione di questo disturbo così diffuso.