Nel nostro intestino si combatte una guerra silenziosa tra batteri buoni e cattivi, e per anni abbiamo pensato che l’unico modo per vincerla fosse cambiare radicalmente alimentazione e stile di vita. Poi è arrivato questo studio dall’Università di Viçosa, in Brasile, che ha ribaltato tutto. 38 volontari hanno bevuto kombucha per due mesi senza modificare nient’altro.
Risultato? I loro microbioti “obesi” sono diventati indistinguibili da quelli di persone normopeso. Una trasformazione che ha sorpreso persino i ricercatori che l’hanno osservata. Diamo un’occhiata.
Come il kombucha convince i batteri a comportarsi bene
Lo studio, pubblicato su The Journal of Nutrition, ha seguito un protocollo rigoroso ma sorprendentemente semplice. I ricercatori hanno diviso i partecipanti in due gruppi: 21 persone normopeso e 17 con obesità. L’unica modifica alla loro routine quotidiana? Un bicchiere da 200 millilitri di kombucha al tè nero ogni giorno per otto settimane consecutive.
Josefina Bressan e il suo team dell’Università Federale di Viçosa non si aspettavano risultati così netti. “È la prima volta che un trial clinico dimostra come il consumo regolare di kombucha possa modulare significativamente il microbiota umano”, spiegano i ricercatori. Ma la vera sorpresa è arrivata quando hanno analizzato i campioni fecali: i cambiamenti più profondi si sono verificati proprio nel gruppo obeso.
Il kombucha ha agito come una sorta di “mediatore diplomatico” nel caos intestinale. I livelli di Akkermansia muciniphila, un batterio cruciale per ridurre l’infiammazione e migliorare la sensibilità all’insulina, sono aumentati drasticamente. Questo piccolo organismo rafforzare la barriera intestinale, quella “muraglia” che quando si compromette può scatenare malattie infiammatorie croniche.
I batteri dell’obesità perdono terreno
Ma c’è dell’altro. Il kombucha ha mostrato una capacità quasi chirurgica nel “disarmare” i batteri associati all’obesità. Ruminococcus e Dorea, due generi batterici che prosperano negli intestini obesi e alimentano infiammazione e accumulo di grasso viscerale, hanno visto le loro popolazioni ridursi significativamente.
“È come se il kombucha avesse riscritto l’ecosistema intestinale”, spiega il team di ricerca.
Dopo otto settimane, i profili batterici dei partecipanti obesi assomigliavano molto più a quelli del gruppo normopeso. Un cambiamento che normalmente richiederebbe mesi di dieta rigorosa e modifiche sostanziali dello stile di vita.
L’analisi ha rivelato 145 composti fenolici nel kombucha, principalmente flavonoidi (81%) e acidi fenolici (19%). Questi composti agiscono come “fertilizzante selettivo”, nutrendo preferenzialmente i batteri benefici mentre creano un ambiente ostile per quelli patogeni.
Kombucha, il segreto sta nella fermentazione
Non tutti i kombucha sono uguali, però. I ricercatori hanno utilizzato una versione preparata secondo la ricetta tradizionale: tè nero, zucchero e una coltura simbiotica di batteri e lieviti (SCOBY) lasciata fermentare per una settimana. Questa fermentazione produce acidi organici che abbassano il pH intestinale, creando condizioni ideali per i batteri benefici.
Come vi spiegavo in questo articolo, la ricerca sui probiotici personalizzati sta facendo passi da gigante. Ma questo studio sullo scoby Kombucha dimostra che non sempre servono approcci sofisticati: a volte basta una bevanda fermentata consumata con costanza.

Implicazioni oltre l’intestino
I ricercatori hanno osservato anche cambiamenti nel micobiota, l’ecosistema dei funghi intestinali. Funghi problematici come Rhodotorula, Exophiala e Candida, spesso associati a obesità e infiammazione intestinale, hanno visto ridurre la loro presenza. Al loro posto sono proliferati funghi benefici come i Saccharomyces.
“Non stiamo parlando solo di aggiungere batteri buoni”, precisano i ricercatori. “Il kombucha crea un ambiente che favorisce l’equilibrio di tutto l’ecosistema microbico intestinale”. Questo approccio “ecologico” potrebbe spiegare perché i risultati sono stati così pronunciati nel gruppo obeso: molto semplicemente, un microbiota squilibrato ha più margine di miglioramento.
La strada verso una medicina personalizzata
Questo studio apre scenari interessanti per il futuro della medicina preventiva. Se una semplice bevanda fermentata può produrre cambiamenti così profondi senza richiedere modifiche drastiche dello stile di vita, imaginate le possibilità quando avremo probiotici davvero personalizzati.
Il limite principale dello studio? La mancanza di un gruppo di controllo che non bevesse kombucha. I ricercatori hanno confrontato solo persone normopeso e obese, entrambe che consumavano la bevanda. Un gruppo di controllo avrebbe dato ancora più solidità ai dati, ma la robustezza dei cambiamenti osservati e la loro specificità rendono comunque i risultati molto convincenti.
Un futuro fermentato
Per ora, l’industria alimentare ha preso nota. Il mercato del kombucha sta crescendo rapidamente, con stime che parlano di 5 miliardi di dollari entro la fine del 2025. Attenti, però: non tutto quello che si chiama kombucha ha le stesse proprietà probiotiche. La pastorizzazione, spesso usata per prolungare la shelf-life, elimina i microrganismi vivi che rendono questa bevanda speciale.
Il messaggio finale è semplice: il nostro intestino è un ecosistema complesso che può essere influenzato positivamente da scelte alimentari mirate. Non servono sempre rivoluzioni drastiche. A volte basta ascoltare quello che ci dicono migliaia di anni di tradizioni fermentative, che ora vengono via via finalmente validate dalla scienza moderna.