Nella medicina tradizionale asiatica si dice che il kencur sia una “preghiera per la salute”. Ora la scienza moderna sta scoprendo che forse non era solo una metafora. Lo studio giapponese su zenzero e cancro ha rivelato che questo parente tropicale dello zenzero comune possiede un meccanismo d’azione unico contro i tumori. L’etil p-metossicinnamato, il suo principio attivo, non si limita a rallentare la crescita tumorale: crea una vera e propria confusione metabolica nelle cellule cancerose, costringendole a consumare energia in modo inefficiente fino a indebolirsi.
Il kencur non è lo zenzero che conoscete voi
Il kencur (Kaempferia galanga) appartiene alla stessa famiglia dello zenzero comune, ma cresce esclusivamente nelle regioni tropicali del Sud-est asiatico. La professoressa associata Akiko Kojima-Yuasa e il suo team dell’Università Metropolitana di Osaka hanno concentrato l’attenzione su questo parente esotico per una ragione precisa: contiene concentrazioni elevate di etil p-metossicinnamato, un composto che sembrava promettente negli studi preliminari.
Gli esperimenti condotti su cellule tumorali di ascite di Ehrlich hanno rivelato qualcosa di inaspettato. Mentre i ricercatori si aspettavano che il composto attaccasse la glicolisi (il metodo principale con cui le cellule cancerose producono energia), l’etil p-metossicinnamato ha invece sabotato la sintesi degli acidi grassi de novo. È come se, invece di tagliare l’elettricità a una fabbrica, qualcuno avesse manomesso le macchine che producono i materiali di base.

Come lo zenzero e cancro si combattono a livello cellulare
Le cellule tumorali hanno fame di energia. Per soddisfare questo appetito insaziabile, utilizzano un processo chiamato effetto Warburg, che permette loro di produrre ATP rapidamente anche in presenza di ossigeno. Sembrava logico che un farmaco efficace dovesse attaccare proprio questo sistema energetico.
Ma il kencur ha scelto una strategia diversa. L’etil p-metossicinnamato blocca la produzione di grassi cellulari, componenti essenziali per la membrana cellulare e per il metabolismo lipidico. Senza questi grassi, le cellule tumorali non riescono a costruire nuove membrane o a mantenere efficiente il loro sistema energetico.
La cosa più interessante è che questo sabotaggio scatena una reazione a catena: le cellule cancerose, private dei loro grassi, aumentano paradossalmente la glicolisi nel tentativo di compensare. È come se un’auto, rimasta senza olio motore, iniziasse a consumare benzina a velocità doppia per continuare a funzionare.
Gli effetti pratici della ricerca su zenzero e cancro
I risultati, pubblicati su Scientific Reports, mostrano che l’etil p-metossicinnamato depleta efficacemente l’ATP nelle cellule tumorali senza indurre morte cellulare diretta. Questo approccio “gentile” potrebbe essere vantaggioso: invece di scatenare una guerra totale contro il tumore, lo zenzero kencur lo affama lentamente.
La professoressa Kojima-Yuasa ha sottolineato che questa scoperta espande la teoria dell’effetto Warburg e potrebbe portare all’identificazione di nuovi bersagli terapeutici. Nei test su modelli animali, il composto ha mostrato efficacia senza effetti collaterali significativi.
Naturalmente, siamo ancora agli inizi. Gli studi clinici sull’uomo sono necessari per confermare questi risultati promettenti. Tuttavia, come abbiamo già visto con altre terapie innovative, la natura continua a offrirci strumenti inaspettati nella lotta contro il cancro.
Il kencur potrebbe non sostituire mai le terapie convenzionali, ma potrebbe affiancarle come supporto metabolico. Una spezia che diventa medicina: forse i guaritori tradizionali asiatici avevano intuito qualcosa che la scienza sta solo ora iniziando a comprendere.