Quante volte vi è capitato di scoprire che un farmaco fa molto più di quello per cui è stato creato? L’Aprepitant sembrava destinato a restare nell’ombra: un modesto alleato contro nausea e vomito da chemioterapia. Invece, i dati raccolti dall’Università di Monash e dall’Istituto Norvegese di Sanità Pubblica hanno rivelato una verità inaspettata. Su oltre 13mila donne con tumore al seno seguite per dieci anni, quelle che avevano assunto Aprepitant mostrano percentuali di sopravvivenza nettamente superiori. È una scoperta dal potenziale fortissimo, perchè potrebbe cambiare l’approccio terapeutico al cancro mammario, soprattutto nelle forme più aggressive come il triplo negativo.
Come l’aprepitant cambia le regole del gioco
I numeri dello studio pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute sono chiari. Le donne che hanno utilizzato aprepitant durante la chemioterapia mostrano un 11% in meno di probabilità di sviluppare metastasi e un 17% in meno di rischio di morire per cancro al seno. Ma è quando i ricercatori hanno analizzato i sottotipi tumorali che i risultati sono diventati davvero impressionanti.
Nel tumore mammario triplo negativo, la forma più aggressiva, l’aprepitant ha ridotto il rischio di recidive del 34% e la mortalità del 39%. Percentuali che fanno la differenza tra la vita e la morte per migliaia di donne. Dr. Aeson Chang, dell’Istituto di Scienze Farmaceutiche di Monash, spiega l’importanza di questi dati:
“Il cancro al seno triplo negativo è particolarmente aggressivo e ha meno opzioni di trattamento mirato. Il riutilizzo di farmaci con profili di sicurezza ben stabiliti è una strada attraente per migliorare rapidamente i risultati terapeutici”.
Lo studio ha seguito 13.811 donne norvegesi diagnosticate con tumore al seno in stadio precoce tra il 2008 e il 2020. Tutte avevano ricevuto chemioterapia e farmaci antinausea. La scoperta più interessante è che solo l’aprepitant mostrava questo effetto protettivo, mentre altri farmaci della stessa categoria non presentavano benefici simili.

Il meccanismo segreto dell’aprepitant
L’aprepitant appartiene a una classe di farmaci chiamati antagonisti del recettore NK1R. Funziona bloccando l’azione della sostanza P, una molecola del cervello che scatena nausea e vomito. Ma qui arriva il colpo di scena: studi precedenti avevano già collegato la sostanza P e il sistema NK1R alla progressione del cancro al seno.
Il meccanismo preciso attraverso cui l’aprepitant esercita i suoi effetti antitumorali non è ancora completamente chiaro. I ricercatori ipotizzano che il blocco dei recettori NK1R possa interferire con i segnali che promuovono la crescita e la diffusione delle cellule tumorali. Questo studio sulla struttura molecolare dell’aprepitant pubblicato su Nature Communications fornisce ulteriori dettagli sui meccanismi di azione.
Lo studio ha anche rivelato un effetto dose-risposta: le donne che avevano usato aprepitant per periodi più lunghi mostravano risultati ancora migliori. L’uso per 12 giorni produceva fino al 42% di riduzione del rischio di recidiva o morte per cancro al seno.

Dalla scoperta alla pratica clinica
Erica Sloan, coautrice dello studio, sottolinea l’importanza di questi risultati: “Il cancro al seno triplo negativo può essere particolarmente difficile da trattare e con circa 3.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno in Australia, nuovi percorsi terapeutici sono fondamentali”. I ricercatori credono che siano urgentemente necessari ulteriori studi per valutare l’effetto dell’aprepitant nella prevenzione delle recidive tumorali.
Attualmente, le linee guida raccomandano l’uso dell’aprepitant solo per pazienti trattati con chemioterapie ad alto rischio di causare nausea e vomito severi. Ma questi nuovi dati potrebbero portare a una revisione delle indicazioni terapeutiche, estendendo l’uso del farmaco anche come potenziale agente antitumorale.
Dato quello che questo studio ha rivelato, è essenziale che questi collegamenti vengano ulteriormente esplorati. Dobbiamo comprendere meglio perché queste associazioni si sono presentate e da lì possiamo valutare cosa questo potrebbe significare per le prescrizioni e i regimi posologici futuri.
Così ha commentato il Dr. Edoardo Botteri, primo autore dello studio e farmacoepidemiologista presso il Registro Tumori della Norvegia.
Lo studio presenta alcune limitazioni. È uno studio osservazionale, quindi non può provare una relazione causa-effetto diretta. Inoltre, le donne che utilizzavano aprepitant avevano maggiori probabilità di ricevere regimi chemioterapici intensivi, anche se i modelli statistici hanno tentato di correggere questo fattore confondente.
Tuttavia, come vi raccontavo in questo articolo su altre terapie innovative per il tumore al seno, la ricerca di nuovi approcci terapeutici continua a sorprendere. Se confermati in trial clinici randomizzati, questi risultati potrebbero aprire la strada al riutilizzo dell’aprepitant non solo come farmaco antinausea, ma come vera e propria terapia di supporto per migliorare la sopravvivenza, specialmente nei sottotipi ad alto rischio come il triplo negativo.
La strada è ancora lunga, ma la scoperta di effetti benefici inaspettati in farmaci già approvati rappresenta sempre una speranza concreta per i pazienti. Ogni percentuale di miglioramento nella sopravvivenza è una vita salvata, una famiglia che non viene distrutta, un futuro che torna possibile. Vi aggiorneremo anche su questo.