La Terra ha i suoi segreti, e alcuni li sussurra così piano che solo gli strumenti più sofisticati riescono a sentirli. È quello che è successo nelle profondità del Pacifico, dove sensori installati a 500 metri sotto il fondale marino hanno catturato qualcosa di inedito: terremoti lenti che si propagano come onde invisibili lungo le faglie sottomarine. Per la prima volta nella storia della sismologia, abbiamo assistito a sismi che si “srotolano” come cerniere, impiegando giorni o settimane per completare movimenti che normalmente richiedono secondi. Una scoperta destinata a riscrivere i manuali.
Gli ammortizzatori nascosti della Terra
Quando Josh Edgington ha analizzato dati risalenti addirittura al 2015, non immaginava di trovarsi di fronte a qualcosa di così particolare. Le registrazioni mostravano un movimento impercettibile lungo la faglia di Nankai, una delle zone più pericolose per tsunami del pianeta. “È come un’increspatura che si muove attraverso l’interfaccia tra le placche”, ha spiegato il ricercatore dell’Università del Texas. Ma questa increspatura era diversa: lenta, costante, inesorabile.
I terremoti lenti non somigliano a nulla di quello che ci aspettiamo da un sisma. Non c’è scossa improvvisa, non ci sono edifici che tremano. Demian Saffer, direttore dell’istituto che ha condotto la ricerca, li descrive come ammortizzatori tettonici. Mentre le faglie normali accumulano stress per poi rilasciarlo violentemente, questi eventi dissipano l’energia gradualmente, settimana dopo settimana.
Il laboratorio sottomarino giapponese
Il Giappone ha trasformato i propri fondali marini in un gigantesco laboratorio naturale. Dopo il devastante tsunami del 2011, che uccise quasi 20.000 persone, il paese ha investito 120 milioni di dollari in reti di sensori sottomarini. Più di 200 stazioni di monitoraggio ora sorvegliano le zone di subduzione, quelle aree dove una placca tettonica si infila sotto l’altra generando i terremoti più potenti.
I sensori installati nei pozzi perforati possono rilevare movimenti di pochi millimetri, impossibili da captare con i GPS terrestri. È grazie a questa tecnologia che nel 2015 e nel 2020 sono stati documentati due eventi di scivolamento lento lungo la stessa porzione della faglia di Nankai.

Terremoti lenti, una questione di fluidi sotto pressione
La chiave di tutto potrebbe risiedere nei fluidi intrappolati nelle rocce. Come vi sottolineavo in questo articolo, la previsione dei terremoti rimane uno dei “Santi Graal” della scienza. Ma questi terremoti lenti offrono indizi preziosi. Le registrazioni mostrano che gli eventi coincidono con zone ad alta pressione dei fluidi, suggerendo che l’acqua intrappolata nelle fratture della roccia agisca come lubrificante, permettendo movimenti graduali invece di rotture catastrofiche.
Il confronto con Cascadia
Non tutte le faglie sono uguali. La faglia di Cascadia, al largo della costa occidentale del Nord America, sembra mancare di questi “ammortizzatori” naturali. Secondo le osservazioni pubblicate su Science, questa zona potrebbe essere “mortalmente silenziosa” nella sua parte più superficiale, quella che genera tsunami. Una differenza cruciale che potrebbe spiegare perché alcune faglie producono catastrofi mentre altre rilasciano energia gradualmente.

Science , 2025).
Terremoti lenti, le implicazioni per il futuro
L’ultima volta che la faglia di Nankai ha prodotto un grande terremoto era il 1946: magnitudo 8, oltre 1.300 morti e 36.000 case distrutte. Le nuove osservazioni suggeriscono che almeno una parte della faglia rilascia regolarmente la propria energia attraverso questi eventi lenti, riducendo potenzialmente la magnitudo dei futuri terremoti.
Ma attenzione: non è il momento di abbassare la guardia. I terremoti lenti interessano solo le porzioni più superficiali delle faglie. Le parti più profonde potrebbero ancora essere “cariche” e pronte a scatenarsi. Ogni evento lento è come una fotografia in un film al rallentatore del ciclo sismico, e gli scienziati stanno ancora imparando a leggere questa pellicola per capire quando arriverà il prossimo grande “scatto”.