Pressione atmosferica 100 volte inferiore alla Terra, radiazioni cosmiche e temperature polari: benvenuti su Marte, amici miei! Vabbè, si fa per dire. Eppure le alghe verdi non solo sopravvivono, ma prosperano. Lo dimostra un esperimento di Harvard che potrebbe cambiare il modo di pensare gli habitat su Marte.
I ricercatori hanno fatto crescere alghe Dunaliella tertiolecta (mia figlia dice che sembra il nome di un brainrot, ndr) in contenitori di bioplastica, simulando perfettamente le condizioni marziane. Il twist? Le alghe producono la bioplastica per i propri contenitori: praticamente un sistema che si autocostruirebbe e si espanderebbe senza bisogno di rifornimenti dalla Terra. Finalmente un approccio biologico alla colonizzazione spaziale che può funzionare davvero. O no?
Quando la biologia batte l’ingegneria
Robin Wordsworth e il suo team della Harvard School of Engineering and Applied Sciences hanno pubblicato su Science Advances uno studio che ribalta completamente l’approccio agli habitat su Marte. Invece di pensare a strutture metalliche o cemento marziano, hanno scelto la strada biologica. Le alghe Dunaliella tertiolecta crescono felicemente in contenitori di acido polilattico (PLA), la bioplastica che troviamo solitamente nelle posate biodegradabili.
L’esperimento ricrea fedelmente le condizioni marziane: pressione atmosferica di 600 Pascal (contro i 101.000 della Terra), atmosfera ricca di anidride carbonica e radiazioni ultraviolette. Le alghe non solo sopravvivono, ma producono ossigeno e biomassa utile per creare più bioplastica. Un ciclo che si autoalimenta e cresce nel tempo.
Alghe per habitat su Marte: il segreto è la pressione stabilizzata
Il problema principale su Marte è l’acqua allo stato liquido, che a quella pressione atmosferica bollisce istantaneamente. Come spiega Wordsworth:
“Se metti un bicchiere d’acqua sulla superficie marziana, si congela e diventa vapore in pochissimo tempo”.
I contenitori di bioplastica creano un gradiente di pressione che stabilizza l’acqua al loro interno, permettendo alle alghe di fotosintettizzare normalmente. La bioplastica trasparente lascia passare abbastanza luce per la fotosintesi ma blocca le radiazioni UV dannose. Un perfetto compromesso che protegge e nutre allo stesso tempo.
Habitat su Marte autoreplicanti
La ricerca precedente dello stesso team aveva dimostrato che fogli di aerogel di silice possono simulare l’effetto serra terrestre per permettere la crescita biologica. Combinando le due tecnologie, temperatura e pressione diventano gestibili per sostenere la vita vegetale.
“Se hai un habitat composto da bioplastica, e al suo interno crescono alghe, quelle alghe possono produrre più bioplastica. Così ottieni un sistema a ciclo chiuso che si sostiene e cresce nel tempo”.

Bioplastica contro cemento marziano
I progetti NASA per habitat su Marte puntano spesso su “cemento marziano” fatto di ghiaccio, ossido di calcio e rocce locali. La bioplastica di alghe offre vantaggi decisivi: si autoproduce, è completamente riciclabile e crea un ambiente favorevole alla vita. Rafid Quayum, membro del team, sottolinea: “Fisici, ingegneri e scienziati planetari hanno unito le forze per capire come rendere abitabili gli ambienti extraterrestri”.
Il progetto SEABIOPLAS dell’Unione Europea ha già dimostrato che le alghe marine possono produrre bioplastiche senza consumare terra o acqua dolce. Su Marte, questo approccio eliminerebbe completamente la dipendenza da risorse terrestri.
Prossimi passi verso le stelle
Il team sta ora testando i sistemi in condizioni di vuoto per simulare applicazioni lunari e nello spazio profondo. L’obiettivo è progettare un sistema completamente chiuso per la produzione di habitat su Marte. Amor Menezes dell’Università della Florida commenta:
“Questo è tremendamente emozionante. Un viaggio e soggiorno su Marte dureranno circa due anni, non possiamo portare tutto con noi”.
Come vi scrivevo già per il muschio marziano, la biologia si rivela spesso più adattabile dell’ingegneria in condizioni estreme. La vita trova sempre un modo.
La bioplastica di alghe non è solo una soluzione per Marte: è un nuovo paradigma per la sostenibilità terrestre. Materiali che crescono invece di essere estratti, sistemi che si autoriproducono invece di consumare risorse finite. Wordsworth conclude:
“Il concetto di habitat biomateriali è fondamentalmente interessante e può sostenere gli esseri umani nello spazio. Man mano che questa tecnologia si sviluppa, avrà benefici derivati anche per la tecnologia di sostenibilità qui sulla Terra”.
L’abitazione del futuro potrebbe davvero essere un organismo vivente che respira, cresce e si adatta. Su Marte come sulla Terra.