Nei laboratori di Boston stanno succedendo cose strane. Un gruppo di scienziati versa acqua di mare su pellet di alluminio ricavati da vecchie lattine, aggiunge una dose di caffeina e ottiene… bolle di idrogeno puro.
Sembra un’esperimento da scuola media, ma è una scoperta che potrebbe trasformare il settore energetico. Il MIT ha dimostrato che questo processo apparentemente casuale può produrre idrogeno verde su scala industriale, con costi di 9 dollari al chilogrammo e emissioni minime. La strada verso l’energia pulita passa dai nostri cestini della spazzatura?
Lattine trasformate in carburante pulito
Il team guidato da Aly Kombargi e Douglas Hart dell’MIT ha sviluppato un metodo che fa sembrare la produzione di idrogeno un gioco da ragazzi. Prendete delle lattine di alluminio riciclate, trasformatele in piccoli pellet e immergetele in acqua di mare: il risultato sono bolle di idrogeno gassoso che emergono dalla soluzione. Ma c’è un trucco nascosto dietro questa apparente semplicità.
L’alluminio, normalmente, non reagisce con l’acqua perché sviluppa uno strato protettivo di ossido sulla superficie. È come se indossasse una corazza invisibile che impedisce qualsiasi reazione chimica. I ricercatori hanno risolto questo problema pretrattando i pellet con una lega speciale di gallio e indio, che rimuove questo strato protettivo e mantiene l’alluminio nella sua forma pura e reattiva.
Il processo genera non solo idrogeno, ma anche calore e un sottoprodotto chiamato boehmite, un minerale utilizzato nella fabbricazione di semiconduttori. Recuperando e rivendendo questo materiale, i costi complessivi del processo potrebbero diminuire ulteriormente, rendendo l’intera operazione ancora più conveniente.
La magia della caffeina nelle lattine
Come sempre, in tante scoperte importanti anche la serendipità ha il suo ruolo. Durante i primi esperimenti, la reazione tra alluminio e acqua di mare procedeva lentamente, richiedendo circa due ore per completarsi. I ricercatori hanno provato ad aggiungere fondi di caffè al mix e hanno scoperto che la reazione accelerava drasticamente. Dopo ulteriori analisi, hanno identificato il responsabile: l’imidazolo, un composto attivo presente nella caffeina.
Con l’aggiunta di una bassa concentrazione di imidazolo (appena 0,02 M), la stessa quantità di idrogeno viene prodotta in soli cinque minuti invece di due ore. La struttura molecolare dell’imidazolo “perfora” letteralmente l’alluminio, permettendo all’acqua di continuare a reagire senza danneggiare la lega di gallio-indio che può essere recuperata e riutilizzata.
I risultati indicano che l’aggiunta di concentrazioni molto basse di imidazolo all’acqua di mare porta a reazioni rapide completate in meno di 10 minuti, consentendo il recupero e il riutilizzo di oltre il 90% dell’eutettico gallio-indio e producendo il 99% della produzione di idrogeno prevista

Lattine sostenibili: i numeri che contano
Come forse saprete, seguiamo questo studio del MIT dai suoi primi passi, nel 2024. Solo nell’ultimo mese, però, è emersa la vera forza di questo metodo: lo dicono i numeri dell’analisi del ciclo di vita pubblicata il 3 giugno 2025 su Cell Reports Sustainability. Lo studio dimostra che per ogni chilogrammo di idrogeno prodotto, il processo genera solo 1,45 kg di anidride carbonica durante l’intero ciclo di vita. Per mettere in prospettiva questo dato: i processi tradizionali basati su combustibili fossili emettono 11 kg di CO2 per ogni chilogrammo di idrogeno.
Il costo stimato è di circa 9,20 dollari per chilogrammo di idrogeno prodotto, rendendolo competitivo con le attuali tecnologie di idrogeno verde basate su energia solare ed eolica. Ma c’è di più: il sale nell’acqua di mare aiuta a recuperare naturalmente la lega di gallio-indio, creando un ciclo sostenibile che riduce ulteriormente i costi operativi.
Un grammo di pellet di alluminio pretrattato può generare 1,3 litri di idrogeno in soli cinque minuti. Un piccolo reattore contenente circa 18 kg di pellet potrebbe alimentare un veicolo sottomarino per circa 30 giorni, pompando semplicemente l’acqua di mare circostante.
Dal laboratorio al futuro
I ricercatori stanno ora sviluppando reattori compatti che potrebbero essere installati su imbarcazioni marine o veicoli sottomarini. L’idea è semplice quanto efficace: invece di trasportare serbatoi di idrogeno potenzialmente pericolosi, si trasporterebbe alluminio riciclato come “carburante solido” e si produrrebbe idrogeno su richiesta mescolandolo con acqua di mare.
Questo approccio risolve due problemi cruciali dell’economia dell’idrogeno: la sicurezza nel trasporto e la densità energetica. L’alluminio può immagazzinare idrogeno a una densità 10 volte superiore rispetto ai gas compressi, eliminando i rischi associati al trasporto diretto di idrogeno gassoso.
Le applicazioni future potrebbero estendersi ben oltre il settore marittimo. Kombargi e il suo team stanno esplorando l’uso di questo metodo per camion, treni e forse anche aerei. L’idea più ambiziosa? Estrarre acqua dall’umidità ambientale per produrre idrogeno ovunque ci sia alluminio riciclato disponibile.
La strada dalle lattine riciclate all’idrogeno verde non è più una semplice ipotesi di laboratorio, ma una realtà tecnica dimostrata. Ora resta da vedere se questa tecnologia riuscirà a uscire dai laboratori del MIT per trasformare davvero il modo in cui produciamo energia pulita. I nostri rifiuti di alluminio potrebbero diventare il carburante del futuro più velocemente di quanto immaginiamo.