Quante volte ve lo siete sentiti dire? “Ah, sei mancino, allora sei un artista, eh?”. Come se il fatto di usare l’altra mano per scrivere o lanciare un sasso vi mettesse automaticamente nella categoria dei geni incompresi. Io ne ho conosciuti di mancini, alcuni pure bravi (ma erano bravi e basta, e dico Maradona, non bravi perché mancini), altri onestamente negati per qualsiasi forma d’arte, compresa quella di non inciampare nei loro stessi piedi. E poi c’ero io, partito mancino e corretto dalle suore, alle elementari.
Ebbene, una nuova ricerca (l’ennesima, direte voi, e un po’ avete ragione) sembra mettere un punto (o almeno una virgola bella grossa) su questa storiella millenaria. Preparatevi a ridimensionare le vostre aspettative sui vostri amici sinistrorsi. O su voi stessi, se appartenete alla “minoranza creativa”.
Quella vecchia storia dei mancini creativi
È una di quelle credenze popolari dure a morire, un po’ come quella che i ragni entrino in casa d’inverno per stare al caldo (generalmente sono già lì). L’idea che i mancini, circa il 10% della popolazione mondiale, abbiano una marcia in più quando si tratta di pensare “fuori dagli schemi”, di dipingere un quadro che vi farà chiedere “ma che voleva dire l’artista?”, o di comporre una melodia che vi si pianta in testa.
Questa narrativa è stata alimentata per decenni, se non secoli, con aneddoti, osservazioni sparse e, diciamocelo, un certo romanticismo per tutto ciò che è “diverso” o “minoritario”. In fondo, fa figo pensare di essere speciali, no? Soprattutto se la “speciale diversità” consiste banalmente nell’usare l’altra mano.
Ma la scienza, quella che ogni tanto arriva a rovinare le nostre belle favole, si è messa di mezzo.
Uno sguardo più attento sui mancini (e i destrorsi)
Un team di ricercatori della Cornell University, guidato dal professor Daniel Casasanto, ha deciso di fare pulizia. Hanno setacciato, e qui viene il bello, quasi mille (avete capito bene: 1000!) studi scientifici pubblicati sull’argomento dal lontano 1900 a oggi. Mille studi! Quanta carta, quanti alberi sacrificati per scoprire, alla fine, che forse stavamo inseguendo una chimera.
La loro mega-analisi, pubblicata sulla rivista Psychonomic Bulletin & Review, è stata un lavoro certosino per separare il grano (i dati affidabili) dalla pula (tutto il resto: campioni piccoli, metodologie traballanti, bias vari ed eventuali). Alla fine, si sono ritrovati con un gruppo di studi decenti da analizzare a fondo.
E cosa è venuto fuori? Beh, preparatevi a essere delusi, soprattutto se siete mancini e credevate di avere un superpotere nascosto. Ve lo dico brutalmente, usando le stesse parole di chi ha guidato la ricerca:
“I dati non supportano alcun vantaggio nel pensiero creativo per i mancini”
Ha dichiarato senza mezzi termini il professor Casasanto. Anzi, ha aggiunto che su alcuni test di pensiero divergente (quella roba lì che vi permette di trovare tante soluzioni diverse a un problema), i destrorsi (quelli “normali”, per intenderci) hanno mostrato un leggero, statistico, vantaggio.
Non un vantaggio enorme, per carità, non è che i destrorsi siano dei geni incompresi e i mancini degli zappaterra, ma insomma, di sicuro non è il contrario come si è sempre raccontato.
E se guardate alle professioni che richiedono davvero una dose massiccia di creatività (e qui non parlo solo di pittura o musica) scoprite che i destrorsi non solo sono ben rappresentati, ma in alcune discipline addirittura dominano. E grazie.

Cosa posso dirvi per consolarvi?
Non prendetevela troppo, è un mio limite: per anni ho pensato di aver “perso un po’ di genio” a causa della correzione di cui vi scrivevo prima (le suore non tolleravano che uno, scrivendo, si sporcasse la mano di inchiostro. Era quello che mi succedeva scrivendo con la sinistra).
Ed invece, toh, quel genio non l’ho perso. Semplicemente non l’ho mai avuto. Solidarietà!