Isaac Newton ci aveva visto giusto. Il grande fisico, oltre alle leggi della gravità, aveva una passione segreta: l’alchimia. Passava notti intere nei suoi laboratori di Cambridge cercando di trasformare mercurio e piombo in oro. Fallì, ma non per molto.
Tre secoli dopo, una giovane startup americana ha finalmente trovato la formula. Marathon Fusion sostiene di poter produrre oro su scala industriale usando la stessa energia che alimenta le stelle. Il metodo è semplice: prendi del mercurio, bombardalo di neutroni, aspetta tre giorni e ottieni oro puro. Peccato che l’oro risultante sia radioattivo e debba rimanere in quarantena per quasi due decenni prima di poter essere maneggiato senza rischi, ma… Niente è davvero gratis, giusto?
L’alchimia che funziona davvero
La scoperta di Marathon Fusion, startup fondata nel 2023 da Adam Rutkowski (ex ingegnere di SpaceX) e Kyle Schiller, riaccende il dibattito su uno dei sogni più antichi dell’umanità. Il loro approccio si basa su un principio di fisica nucleare relativamente semplice: quando deuterio e trizio si fondono in un reattore, liberano enormi quantità di energia sotto forma di neutroni ad alta velocità.
Questi neutroni, oltre a sostenere la reazione di fusione, possono essere utilizzati per bombardare isotopi di mercurio-198 e trasformarli in mercurio-197. La magia avviene nei tre giorni successivi: il mercurio-197 è instabile e decade naturalmente in oro-197, l’unico isotopo stabile dell’oro che troviamo in natura.
Come spiega Ahmed Diallo, fisico del plasma presso il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti: “Sulla carta sembra ottimo e tutti quelli con cui ho parlato finora rimangono incuriositi ed entusiasti”. La teoria, insomma, regge. Il problema sta nella pratica.
5.000 chili d’oro radioattivo
I numeri di Marathon Fusion sembrano usciti da un sogno alchemico: un reattore da un gigawatt potrebbe produrre circa 5.000 chilogrammi di oro l’anno, per un valore stimato di 600 milioni di dollari ai prezzi attuali. Il doppio dei ricavi rispetto alla sola produzione elettrica, secondo i calcoli della startup.
Il processo non compromette la produzione di energia né l’autosufficienza del combustibile. Il mercurio-198 verrebbe introdotto nella “coperta fertile” del tokamak, quella struttura a ciambella che usa campi magnetici per confinare il plasma. In questa configurazione speciale, la produzione d’oro avverrebbe in parallelo alla generazione elettrica, senza interferenze.
I nostri risultati mostrano come una particolare categoria di reazioni guidate da neutroni permetta la trasmutazione scalabile del mercurio in oro stabile, rispettando tutti i requisiti del sistema di fusione
Ma c’è un dettaglio che gli antichi alchimisti non avevano previsto: l’oro prodotto contiene isotopi instabili che lo rendono parzialmente radioattivo. Rutkowski stima che servirà un periodo di stoccaggio di 14-18 anni prima che questo oro possa essere considerato “completamente sicuro” per l’uso commerciale. Personalmente non desisterei!

Quando l’alchimia incontra la fisica nucleare
L’idea di trasformare mercurio in oro non è nuova. Già nel 1941 gli scienziati riuscirono nel primo esperimento di trasmutazione, bombardando atomi di mercurio con neutroni per “espellere” un protone e ottenere oro. Il problema era sempre lo stesso: isotopi radioattivi inutilizzabili.
Più recentemente, al CERN di Ginevra i fisici sono riusciti a trasformare piombo in oro usando il Large Hadron Collider. Ma l’oro esisteva solo per frazioni di secondo prima di disintegrarsi: 86 miliardi di nuclei prodotti equivalevano a soli 29 picogrammi, praticamente nulla.
Anche ricercatori cinesi hanno recentemente scoperto come trasformare il rame in un materiale “quasi identico” all’oro bombardandolo con plasma di argon. Ma anche in questo caso, il risultato non è oro vero e proprio: più che altro è rame con proprietà simili ai metalli nobili.
L’approccio di Marathon Fusion è diverso perché sfrutta i neutroni già necessari per sostenere la fusione deuterio-trizio. Non serve energia aggiuntiva o processi separati: il mercurio-198 viene semplicemente “investito” dai neutroni in eccesso, trasformandosi in una forma instabile che decade naturalmente in oro stabile entro 64 ore.
L’alchimia del futuro
Marathon Fusion ha già raccolto 5,9 milioni di dollari di investimenti privati e 4 milioni di finanziamenti governativi. Il team include una dozzina di dipendenti a tempo pieno con esperienza in SpaceX, Helion Energy, Princeton Plasma Physics Lab e altre realtà di punta nel settore.
Ma la strada verso la commercializzazione è ancora lunga. Come sempre quando si parla di fusione nucleare, il problema principale rimane quello di rendere sostenibile ed economicamente vantaggioso un processo che richiede temperature di centinaia di milioni di gradi e campi magnetici potentissimi.
Secondo Malcolm Handley di Strong Atomics, uno degli investitori di Marathon: “La possibilità di ricavi dall’oro potrebbe sbloccare più fondi per le aziende di fusione e accelerare il loro lavoro”. In altre parole, l’alchimia moderna potrebbe diventare il catalizzatore economico per rendere finalmente praticabile l’energia da fusione.
Tra l’altro, il progetto di Marathon va oltre l’oro: la stessa tecnologia potrebbe essere utilizzata per produrre palladio, isotopi medicali e materiali per batterie nucleari. Come avevamo già raccontato parlando dell’oro dai funghi, il vero tesoro potrebbe non essere il metallo prezioso in sé, ma le nuove possibilità tecnologiche che si aprono.
Forse Newton aveva ragione: l’alchimia non era solo una questione di trasformare metalli vili in oro. Era la ricerca di una conoscenza più profonda sulla natura della materia. E oggi, dopo secoli di tentativi, quella conoscenza potrebbe finalmente portarci verso un futuro energetico davvero sostenibile.
Anche se dovremo aspettare quasi vent’anni prima di poter indossare il primo anello fatto con oro alchemico del XXI secolo.