L’aria condizionata ha ucciso 1.500 persone quest’estate. No, aspettate: l’aria condizionata avrebbe potuto salvare 1.500 vite quest’estate. La differenza non è solo grammaticale, è sostanziale. Mentre l’Europa affrontava temperature da record, il dibattito pubblico si concentrava sui “cattivi” condizionatori (perfino considerati “nemici della pace”) invece che sulla mancanza di protezione dal caldo. I numeri del MIT Technology Review ribaltano completamente questa narrativa.
Aria condizionata e mortalità: i numeri che spaventano
L’ondata di calore che ha colpito l’Europa tra la fine di giugno e i primi di luglio 2025 ha causato oltre 2.300 morti in dieci giorni. Ben 1.500 di queste vittime sono direttamente attribuibili al cambiamento climatico, secondo lo studio condotto dall’Imperial College di Londra e dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine. Milano ha registrato il bilancio più grave con 317 decessi stimati, seguita da Barcellona (286) e Parigi (235).
L’Europa è particolarmente vulnerabile perché nella maggior parte dei paesi, soprattutto quelli settentrionali, l’aria condizionata non è comune. Nel Regno Unito solo il 20% delle abitazioni è dotata di climatizzatori, contro il 90% degli Stati Uniti. Questa differenza non è solo culturale: è una questione di vita o morte quando le temperature superano determinate soglie.
Il World Weather Attribution ha calcolato che l’88% delle morti in eccesso ha riguardato persone over 65, ma anche i giovani tra 20 e 64 anni hanno registrato 183 decessi. Le ondate di calore sono ufficialmente i fenomeni meteorologici più letali al mondo, uccidendo quasi mezzo milione di persone ogni anno.
Il falso mito dei consumi dell’aria condizionata
Qui arriva la parte che sorprende. L’articolo del MIT Technology Review demolisce con i dati una delle convinzioni più radicate: negli Stati Uniti l’aria condizionata rappresenta solo il 19% del consumo elettrico residenziale, contro il 12% del riscaldamento elettrico. Ma quando consideriamo il consumo energetico totale delle abitazioni (includendo gas naturale per il riscaldamento), il quadro si capovolge completamente.
Il riscaldamento domestico assorbe il 42% dell’energia totale consumata dalle case americane, mentre l’aria condizionata solo il 9%. In pratica, riscaldare casa costa quasi cinque volte di più che raffreddarla. Eppure nessuno propone mai di “sopportare un po’ di freddo” d’inverno per salvare il pianeta (o si?).
Se state cercando un cattivo, guardate oltre il condizionatore e puntate dritto all’atmosfera
Questa sproporzione nella percezione rivela qualcosa di profondo nella nostra psicologia. L’aria condizionata viene vista come un lusso, il riscaldamento come una necessità. Ma quando le temperature superano i 40°C per giorni consecutivi, la differenza tra lusso e sopravvivenza diventa molto sottile.

Perché l’Europa odia l’aria condizionata
Va detto, e lo dico da europeo: l’avversione europea verso i climatizzatori ha radici storiche assolutamente comprensibili. Per secoli, aprire le finestre e tirare le tende è bastato per affrontare le estati temperate del continente. Il Regno Unito è stato 1,24°C più caldo nell’ultimo decennio rispetto alla media 1961-1990, secondo il Met Office britannico. Un cambio di paradigma che richiede un adattamento tecnologico e culturale.
Ma c’è anche una componente ideologica. Sui social media e nelle pagine di opinione, l’aria condizionata viene dipinta come simbolo di “decadenza americana” (come se in Asia non esistesse) e spreco energetico. Una narrativa che ignora completamente la realtà dei cambiamenti climatici in corso. Come sottolinea il MIT, il mondo sta cambiando e le temperature stanno salendo: continuare a ragionare con i parametri del passato può essere letale.
I dati ARERA per il 2025 mostrano che un condizionatore efficiente costa circa 158 euro per tre mesi estivi, contro un massimo di 720 euro per modelli obsoleti. La differenza tra un investimento intelligente e uno spreco sta nella tecnologia, non nell’uso del climatizzatore.
Chi è il vero nemico, allora?
Il MIT Technology Review centra il punto fondamentale del dibattito: il problema non è l’aria condizionata, è come la alimentiamo. I condizionatori moderni con pompe di calore raggiungono coefficienti di prestazione superiori a 5, generando 5 kWh di raffrescamento per ogni kWh elettrico consumato. Una efficienza impressionante che, combinata con energie rinnovabili, può rendere la climatizzazione quasi carbon-neutral.
Come vi raccontavo parlando delle pellicole raffreddanti, esistono tecnologie innovative per ridurre il carico sui condizionatori: rivestimenti che riflettono il calore, isolamenti avanzati, design architettonici intelligenti. Ma quando la temperatura esterna supera i 35°C, queste soluzioni da sole non bastano.
Il punto finale del MIT è cristallino: in un mondo che si riscalda, l’aria condizionata diventerà sempre più una necessità, non un lusso. Meglio investire oggi in tecnologie efficienti e fonti rinnovabili, piuttosto che lasciare che migliaia di persone muoiano per un malinteso senso di purezza ambientale.
L’estate 2025 ha dimostrato che il vero nemico da combattere sono le emissioni di gas serra, non chi cerca di sopravvivere al caldo che ne consegue. Insomma: per il MIT la battaglia per il clima è giusta, ma stiamo puntando il dito contro il bersaglio sbagliato. E per voi?