Due milioni di pazienti, 175 condizioni mediche analizzate, tre anni e mezzo di osservazione. Il primo studio veramente ampio sugli effetti collaterali di Ozempic è appena uscito, e i numeri raccontano una storia diversa da quella che sentiamo nei talk show.
I farmaci GLP-1 funzionano, questo è innegabile, ma riducono i rischi solo del 10-20% mentre ne creano di nuovi. Il dottor Ziyad Al-Aly, che ha guidato la ricerca, è chiaro: “Questi farmaci non sono privi di rischi”. E quando diciamo rischi, non parliamo solo di problemi gastrointestinali. Parliamo di pancreatite, danni ai reni e persino artrite. Mica bruscolini.
Ozempic effetti collaterali, cosa dice lo studio
La ricerca condotta dall’Università di Washington e dal VA St. Louis Health Care System ha analizzato i database del Dipartimento degli Affari dei Veterani americani, confrontando oltre 215.000 pazienti che assumevano farmaci GLP-1 con gruppi di controllo che utilizzavano terapie tradizionali. I risultati, pubblicati su Nature Medicine, mostrano un quadro complesso: sì, questi farmaci offrono alcuni benefici, ma anche rischi concreti che spesso vengono sottovalutati.
Il team ha identificato 19 condizioni il cui rischio risulta aumentato dall’assunzione di farmaci GLP-1. Tra queste, l’aumento dell’11% del rischio di sviluppare artrite e, ancora più preoccupante, un incremento del 146% del rischio di pancreatite. Non sono numeri da sottovalutare, soprattutto considerando che la pancreatite può avere effetti molto gravi sulla salute.
I ricercatori hanno osservato anche un aumento del rischio di calcoli renali, diverticoliti ed emorroidi tra i pazienti che assumevano farmaci GLP-1. Questi Ozempic effetti collaterali si aggiungono ai già noti problemi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea che colpiscono molti utilizzatori.

Benefici modesti ma esistenti
Non tutto è negativo nello studio. I farmaci GLP-1 hanno mostrato benefici neurologici e comportamentali interessanti: riduzione del rischio di crisi epilettiche, minor dipendenza da sostanze illecite, diminuzione dei pensieri suicidi e del rischio di disturbi come la schizofrenia. Particolarmente promettente è la riduzione del rischio di disturbi cognitivi come Alzheimer e demenza.
La portata del miglioramento è modesta, ma non nega il potenziale valore di questi farmaci, specialmente per condizioni dove esistono poche opzioni di trattamento efficaci, come la demenza
ha spiegato Al-Aly. Tuttavia, come riportato dall’Università di Washington, questi benefici si traducono in una riduzione del rischio che va dal 10 al 20%. Numeri significativi, certo, ma lontani dall’immagine di “farmaco miracoloso” spesso dipinta dai media.
Pancreas e reni sotto osservazione
Quello che preoccupa maggiormente i ricercatori è l’emergere di nuovi effetti collaterali a carico di pancreas e reni. La pancreatite, infiammazione del pancreas, può causare dolori addominali intensi e, nei casi più gravi, complicazioni serie. L’aumento del 146% del rischio non è una statistica da prendere alla leggera.
Per quanto riguarda i reni, lo studio ha evidenziato un aumento del rischio di calcoli renali e nefrite interstiziale. Queste condizioni possono non presentare sintomi fino a stadi avanzati, quando le opzioni terapeutiche diventano più limitate. Per questo motivo, Al-Aly sottolinea l’importanza di un monitoraggio attento dei pazienti che assumono questi farmaci.
Lo studio presenta alcuni limiti: si basa principalmente su veterani maschi, bianchi e di una certa età, quindi come evidenziavo in questo articolo, potrebbe non riflettere completamente gli effetti su altre popolazioni. Tuttavia, rappresenta la ricerca più ampia mai condotta sui farmaci GLP-1.
La domanda che resta aperta è semplice: vale la pena correre questi rischi per benefici che, seppur reali, sono più contenuti di quanto sperassimo? La risposta dipende dal singolo paziente, dalla sua condizione di salute e da una valutazione attenta insieme al medico curante. Quello che è certo è che questi farmaci non sono la bacchetta magica che molti pensavano fossero.