La scoperta è arrivata come un fulmine a ciel sereno durante un controllo di routine. Era il 3 luglio scorso quando i tecnici del controllo radiologico del Savannah River Site, in South Carolina, hanno puntato i loro strumenti verso quello che sembrava un normale nido di vespe.
I numeri sul display hanno iniziato a salire in modo preoccupante: 100.000 dpm, dieci volte oltre la soglia di sicurezza federale. Il nido si trovava su un palo, a pochi metri dai serbatoi dove sono conservate le scorie nucleari più pericolose d’America. Una scoperta che riapre il dibattito sulla straordinaria resistenza degli insetti alle radiazioni e sui segreti che nasconde uno dei siti nucleari più contaminati del pianeta.
Vespe che sfidano l’impossibile
Il Savannah River Site non è un posto qualsiasi. Costruito negli anni ’50 per produrre plutonio e trizio per le bombe nucleari americane, questo sito di 800 chilometri quadrati ha generato oltre 625 milioni di litri di rifiuti nucleari liquidi. Dopo decenni di evaporazione, ne rimangono ancora 129 milioni di litri conservati in 43 serbatoi sotterranei. Eppure le vespe hanno scelto proprio questo ambiente per costruire la loro casa.
Il team del Dipartimento dell’Energia americano ha pubblicato il rapporto solo tre settimane dopo la scoperta, spiegando che il nido è stato immediatamente spruzzato con insetticida e smaltito come rifiuto radioattivo. Ma la domanda resta: come fanno questi insetti a prosperare in un ambiente così ostile?
Secondo il rapporto ufficiale, la contaminazione deriva dai residui radioattivi prodotti nei decenni di attività nucleare: le autorità hanno escluso nuove perdite dai serbatoi, attribuendo la contaminazione ai materiali radioattivi dispersi nel corso degli anni.
La resistenza delle vespe alle radiazioni nucleari
Non è la prima volta che le vespe dimostrano una resistenza straordinaria alle radiazioni. Studi degli anni ’50 rivelarono che questi insetti possono sopravvivere fino a 180.000 rad, una dose quasi dieci volte superiore a quella letale per gli scarafaggi e centinaia di volte maggiore rispetto a quella mortale per l’uomo.
I dottori D. Wharton e M. Wharton, pionieri negli studi sulla resistenza alle radiazioni degli insetti, scoprirono nel 1959 che le vespe occupano il primo posto nella classifica degli animali più resistenti alla radioattività. Questa capacità deriva dalla velocità ridotta di moltiplicazione cellulare rispetto ai vertebrati, che le protegge dai danni provocati dalle mutazioni del DNA.
Sono stati misurati livelli molto bassi di sostanze radioattive. Cesio-134, cesio-137, cobalto-60 e rutenio-103
La resistenza alle radiazioni, comunque, è solo una parte della storia. Gli insetti hanno anche sviluppato meccanismi di riparazione del DNA più rapidi ed efficaci. Negli ambienti contaminati di Chernobyl e Fukushima, diverse specie di insetti hanno mostrato adattamenti che permettono loro di riparare i danni genetici più velocemente del processo di mutazione indotto dalle radiazioni.

Dubbi che sollevano domande
Il gruppo di controllo Savannah River Site Watch non si è detto soddisfatto delle spiegazioni ufficiali. Tom Clements, direttore esecutivo dell’organizzazione, ha criticato (non senza espressioni colorite, che cercherò di tradurre alla meglio) il rapporto per la sua incompletezza:
“Sono arrabbiato come un calabrone perché il SRS non ha spiegato da dove proviene la radioattività o se c’è qualche tipo di perdita dai serbatoi di rifiuti”.
La mancanza di dettagli sul tipo di nido costruito dalle vespe lascia aperte molte domande. Alcune specie costruiscono nidi utilizzando terra e materiali locali, che potrebbero rivelare la fonte specifica della contaminazione. Altre specie utilizzano materiali diversi, e identificare il tipo di costruzione avrebbe potuto fornire indizi preziosi sulla provenienza delle radiazioni.
Il dato più affascinante? Le vespe non erano nemmeno presenti nel nido quando è stato scoperto. Secondo i funzionari della Savannah River Mission Completion, anche se ci fossero state, avrebbero avuto livelli di contaminazione significativamente inferiori rispetto al nido stesso. Forse è il segno che questi insetti sanno esattamente quando è il momento di abbandonare una situazione troppo pericolosa, anche per i loro standard.
L’evoluzione in tempo reale delle vespe
Quello che rende questo caso particolarmente interessante è che potremmo assistere a un processo evolutivo in tempo reale. Le vespe del Savannah River Site potrebbero sviluppare adattamenti specifici per questo ambiente unico, proprio come è accaduto in altre aree contaminate del pianeta.
A Hiroshima, Fukushima, Nagasaki e nell’area di esclusione di Chernobyl, diversi insetti hanno evoluto caratteristiche che permettono loro non solo di sopravvivere, ma di prosperare in ambienti ad alta radioattività. Questi adattamenti includono sistemi di riparazione del DNA potenziati e meccanismi cellulari che riducono l’accumulo di danni da radiazioni.
Il sito ospita ancora 43 serbatoi sotterranei attivi, mentre otto sono stati chiusi. I funzionari assicurano che il nido si trovava ben all’interno dei confini del sito e che le vespe volano solitamente solo poche centinaia di metri dai loro nidi, eliminando il rischio per le comunità esterne.
La scoperta delle vespe radioattive del South Carolina ci ricorda che la vita trova sempre un modo per adattarsi, anche negli ambienti più ostili. Mentre noi umani abbiamo bisogno di tute protettive e strumenti sofisticati per operare in questi siti, le vespe hanno semplicemente fatto quello che sanno fare meglio: adattarsi, sopravvivere e prosperare. Un piccolo promemoria del fatto che l’evoluzione non si ferma mai, nemmeno di fronte alla radioattività.