Trecento metri da Shibuya Crossing, nel caos di Tokyo che cuoce sotto un sole spietato, un tizio in giacca e cravata cammina tranquillo. Non suda. Non ansima. Non cerca l’ombra disperatamente come tutti gli altri. Ha solo una strana giacca che sibila leggermente, come se respirasse. Benvenuti nell’estate giapponese del 2025, dove sopravvivere a 41,8°C non è più questione di resistenza, ma di tecnologia. In tema di caldo estremo, i giapponesi hanno trasformato la lotta contro le temperature estreme in una gara di innovazione. Il risultato? Ve lo riassumo, naturalmente a colpi di gadget (come dice il titolo).
Il record che spaventa: 41,8°C di caldo estremo
I numeri parlano chiaro e fanno paura. Lo scorso 5 agosto, nella prefettura di Gunma, i termometri hanno toccato i 41,8°C, superando il precedente record di 41,2°C registrato appena una settimana prima a Tamba. Questo luglio 2025 è stato il mese più caldo mai registrato in Giappone dal 1898, con una temperatura media mensile di 2,89°C superiore alla norma.
Non si tratta di un’ondata isolata: oltre 210 stazioni meteorologiche hanno registrato valori superiori a 35°C, trasformando l’arcipelago in una gigantesca fornace a cielo aperto.
Le conseguenze? Più di 35.700 persone ricoverate per colpi di calore in un solo mese e 39 morti. La pervicace popolazione giapponese, però, non può permettersi di restare chiusa in casa ad aspettare che passi. La vita continua, il lavoro non si ferma, e così nasce l’esigenza di soluzioni innovative per affrontare un caldo estremo che sta diventando la nuova normalità.
Le vesti ventilate: scende in campo l’ingegneria
La storia più affascinante è quella di Hiroshi Ichigaya, ex ingegnere Sony che nel 2004 ha letteralmente reinventato l’abbigliamento da lavoro. L’idea gli venne durante un viaggio nel Sud-est asiatico negli anni ’90, vedendo il boom edilizio di Thailandia e Malaysia. “Se tutti iniziano a usare l’aria condizionata come i giapponesi, avremo una crisi energetica”, pensò. La sua soluzione fu illuminante: una giacca con due piccoli ventilatori integrati nella parte bassa della schiena.

Il meccanismo è piuttosto semplice: i ventilatori aspirano aria esterna, la fanno circolare all’interno della giacca e la espellono dal colletto e dai polsini. L’evaporazione del sudore raffredda il corpo senza bisogno di climatizzare un’intera stanza. Con una batteria al litio, l’autonomia arriva a 11 ore e il sistema può funzionare anche per 60 ore consecutive.
Oggi queste vesti ventilate, vendute dalla sua azienda Kūchōfuku, sono diventate l’uniforme standard per operai, tecnici e chiunque lavori all’aperto durante l’estate giapponese. Il prezzo? Circa 95 euro, una frazione di quello che si spenderebbe in bollette per climatizzare un ambiente di lavoro.
Cool ring: i collari che sfidano il caldo estremo senza elettricità
Se le vesti ventilate sembrano estreme, aspettate di sentire dei “cool ring”. Questi anelli refrigeranti sono diventati un must dell’estate giapponese 2025. Si indossano intorno al collo e, pur essendo privi di batterie o parti elettroniche, riescono a offrire un sollievo efficace dal caldo.

Il segreto? Un liquido speciale contenuto nell’anello di gomma che si solidifica a 28°C, ben prima del punto di congelamento dell’acqua. Questo significa che il dispositivo si raffredda semplicemente restando in una stanza con aria condizionata, per poi mantenere la temperatura fresca per ore quando si esce all’aperto. Anche qui il meccanismo è semplice ma efficace: raffreddando le arterie del collo, si abbassa la temperatura di tutto il corpo.
Mini ventilatori portatili: l’evoluzione contro il caldo estremo
Quello che una volta era un semplice ventaglio ora è diventato un concentrato di tecnologia. I mini ventilatori portatili, arrivati dalla Corea del Sud e dalla Cina a partire dal 2018, si sono evoluti in veri e propri dispositivi multifunzione. La versione più avanzata integra l’effetto Peltier: una piccola piastra metallica sul retro del dispositivo si raffredda fino a 13°C in meno rispetto alla temperatura ambiente.
Il risultato? Aria fredda vera, non il solito “effetto phon” dei ventilatori tradizionali. Questi gadget sono diventati così popolari che ormai è raro vedere un giapponese per strada senza il suo mini-ventilatore personale, che può essere tenuto in mano, appeso al collo o fissato alla cintura.

Parapluie e spray: le soluzioni low-tech
Non tutto deve essere hi-tech per essere efficace. Una delle immagini più sorprendenti di quest’estate giapponese è vedere uomini in giacca e cravata che usano l’ombrello come parasole. Questa tendenza, incoraggiata dal Ministero dell’Ambiente giapponese fin dal 2019, ha superato finalmente i pregiudizi culturali che associavano gli ombrellini solo alle donne.
È meglio che non avere nulla, è un po’ più fresco e mi permette di uscire
racconta Kiyoshi Miya, 42 anni, sorpreso nel quartiere Asakusa di Tokyo mentre usa il suo ombrello (nero, bene ma non benissimo) come protezione dal sole. Parallelamente, gli spray rinfrescanti offrono un sollievo istantaneo: basta una spruzzata su polsi e collo per ottenere una sensazione di freschezza che dura diversi minuti.

Cosa possiamo imparare dal caldo estremo giapponese
Mentre l’Europa (non conta il fatto che io quest’anno non possa lamentarmi) fronteggia estati generalmente più torride, come vi raccontavo in questo articolo sui nuovi materiali per il raffreddamento passivo, il Giappone ci dimostra che l’adattamento al cambiamento climatico non significa solo soffrire e resistere. Significa innovare, sperimentare e accettare che alcune soluzioni anche apparentemente bizzarre possano essere più efficaci dei metodi tradizionali.
L’approccio giapponese al caldo estremo è filosoficamente diverso dal nostro: invece di creare bolle di aria condizionata sempre più grandi, puntano sul raffreddamento personale ed efficiente. Il risultato? Tecnologie che consumano una frazione dell’energia di un condizionatore tradizionale e permettono di mantenere uno stile di vita attivo anche con temperature da record.
La lezione più importante? Quando il caldo estremo diventa la norma, non basta più nascondersi. Bisogna uscire, adattarsi e innovare.
I giapponesi lo stanno facendo da anni, e i risultati parlano da soli: una società che continua a funzionare anche quando il termometro segna 41,8°C. Forse è arrivato il momento di prendere appunti, prima che anche noi ci troviamo a dover scegliere tra scioglierci o restare a casa.