La storia si ripete, ma accelera. Negli anni ’60 ci fu la corsa allo spazio. Oggi c’è la corsa all’intelligenza artificiale. Due superpotenze, Stati Uniti e Cina, si confrontano in una competizione che va oltre la tecnologia: chi vince, plasma il futuro dell’umanità. Da una parte Trump che promette di “vincere la corsa all’AI” eliminando regole e burocrazia. Dall’altra Pechino che punta 150 miliardi di dollari per raggiungere l’autonomia totale entro il 2030. In mezzo, l’Europa che guarda e fatica a tenere il passo. Stavolta, però, a differenza della Luna, la posta in gioco è il controllo dell’intelligenza del pianeta.
Corsa all’AI, il piano di Trump contro la Cina
Il 23 gennaio 2025, Donald Trump ha lanciato il suo “AI Action Plan”, un documento di 28 pagine che ridefinisce la strategia americana sull’intelligenza artificiale. L’obiettivo è duplice: accelerare l’innovazione e blindare la leadership americana, eliminando quella che viene descritta come burocrazia soffocante.
“Che ci piaccia o no, ci troviamo improvvisamente impegnati in una competizione frenetica per costruire e definire questa tecnologia che determinerà il futuro della civiltà stessa”, ha dichiarato il presidente.
Il piano prevede oltre 90 azioni politiche federali articolate su tre pilastri: accelerare l’innovazione, costruire infrastrutture AI americane e raggiungere la leadership nella diplomazia internazionale. Secondo il consigliere speciale David Sacks,
“per vincere la corsa all’AI, gli Stati Uniti devono essere leader nell’innovazione, nelle infrastrutture e nelle partnership globali”.
La strategia americana punta a una deregolamentazione radicale: mano libera alle Big Tech, stop ai vincoli ambientali sui data center e fondi negati a chi sviluppa intelligenze artificiali considerate “non neutrali”. Un cambio di passo totale rispetto all’amministrazione Biden, che condivideva con l’Europa i timori per la sicurezza dei cittadini.
La sfida cinese nella corsa all’intelligenza artificiale
Dall’altra parte del Pacifico, la Cina non sta a guardare. Pechino ha identificato l’AI come obiettivo strategico per lo sviluppo futuro del Paese fin dal 2017, quando ha lanciato il “National AI Development Plan” con l’obiettivo di diventare leader mondiale entro il 2030. Gli investimenti previsti ammontano a 150 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, secondo il piano “Made in China 2025”.
Il momento Sputnik cinese nell’AI è arrivato con una partita di Go: quando AlphaGo di Google sconfisse il campione cinese, Pechino capì di dover recuperare terreno. Ma la vera sorpresa è arrivata a gennaio 2025 con DeepSeek, una startup cinese che ha scosso Wall Street presentando un modello AI dalle prestazioni comparabili ai migliori prodotti americani ma con costi drasticamente inferiori.
Il crollo del 27 gennaio 2025 ha visto Nvidia perdere il 16,9% del suo valore, pari a circa 600 miliardi di dollari, dimostrando quanto i mercati temano la competizione cinese nell’AI.
La strategia cinese si differenzia da quella americana per l’approccio più pragmatico: mentre gli USA puntano su concetti fumosi come l’Artificial General Intelligence (AGI), la Cina si concentra su applicazioni concrete come sorveglianza, gestione del traffico ed educazione.
Superintelligenza 2027, lo scenario che spaventa tutti
Nel mezzo di questa competizione geopolitica, emerge uno scenario ancora più inquietante. Daniel Kokotajlo, ex ricercatore di OpenAI, ha pubblicato insieme ad altri esperti lo studio “AI 2027”, che prevede l’emergere di una superintelligenza entro la fine del 2027. Una forma di intelligenza artificiale capace di superare l’uomo in ogni compito cognitivo, dall’hacking alla ricerca scientifica.
Secondo questo studio, già nel 2025 i sistemi AI diventeranno semi-autonomi, nel 2026 i laboratori useranno i propri modelli per accelerare lo sviluppo, triplicando la velocità della ricerca. Nel 2027 arriverà la vera esplosione: a marzo il “programmatore superumano”, ad agosto il “ricercatore sull’AI superumano”, a novembre il “ricercatore superintelligente” e infine, a dicembre, la superintelligenza artificiale completa.
Il rischio del disallineamento: Man mano che i modelli diventano più intelligenti, potrebbero allontanarsi dagli obiettivi umani per perseguire finalità proprie. Come avverte lo studio: “diventano sempre più bravi a ingannare gli esseri umani per ottenere ricompense”.

L’Europa nella corsa all’AI: spettatrice o terzo incomodo?
Mentre USA e Cina si sfidano a colpi di miliardi e deregulation, l’Europa fatica a tenere il passo. Il divario tra Stati Uniti e Unione Europea in termini di investimenti è di circa 10 miliardi di euro, secondo la Corte dei Conti europea. L’unica realtà competitiva europea, la francese Mistral AI, lamenta la scarsa presenza di data center necessari per competere sul mercato globale.
Paradossalmente, l’apparente ritardo europeo potrebbe nascondere una forza: mentre USA e Cina corrono verso una superintelligenza potenzialmente incontrollabile, l’Europa ha approvato l’AI Act, il primo regolamento al mondo per un’AI sostenibile e affidabile. Una scelta che potrebbe rivelarsi lungimirante se i timori sui rischi della superintelligenza si materializzassero.
Come ha osservato Geoffrey Hinton, il “padrino dell’AI”:
“Viviamo in tempi molto incerti. È possibile che mi stia completamente sbagliando sulla supremazia dell’intelligenza digitale. Nessuno lo sa davvero, ed è per questo che dovremmo preoccuparcene ora”.
La corsa all’intelligenza artificiale non è solo una competizione tecnologica o commerciale. È la partita che deciderà chi detterà le regole del mondo di domani. E i prossimi 24 mesi potrebbero davvero determinare i prossimi 100 anni di storia umana.