Carol fa le parole crociate da una vita, ma a 82 anni ha vinto il campionato americano “tanto per ridere”. Sel canta nel coro, fa gioielli e lavora a maglia per i senzatetto: a 85 anni dorme ancora 7 ore e mezzo per notte secondo il suo Fitbit. Non sono nonne qualunque. Sono SuperAger, persone oltre gli 80 anni con una memoria da cinquantenni che stanno riscrivendo tutto quello che sappiamo sull’invecchiamento cognitivo.
Dopo ben 25 anni di ricerca, la Northwestern University ha scoperto che il loro cervello non segue le regole dell’età: cortecce spesse, neuroni giganti e una resistenza all’Alzheimer che sfida ogni previsione. Come si spiega?
Invecchiamento cognitivo, tutti i numeri della ricerca
Il team guidato da Sandra Weintraub dell’Università Northwestern ha analizzato un fenomeno che mette in discussione tutto quello che credevamo di sapere sull’invecchiamento cognitivo. Su 2000 osservati, meno del 10% soddisfa i criteri per essere classificato come “SuperAger”. I risultati, pubblicati sulla rivista Alzheimer’s & Dementia, dimostrano che questi individui mantengono una memoria episodica pari a quella di persone di 20-30 anni più giovani.
Per essere considerati SuperAger, i partecipanti devono ricordare almeno 9 parole su 15 in un test di richiamo ritardato. È un punteggio normale per chi ha dai 56 ai 66 anni, ma assolutamente incredibile per gli ultraottantenni. L’invecchiamento cognitivo tipico porta questo punteggio a 5 su 15 a 80 anni. I SuperAger ribaltano completamente queste aspettative, dimostrando che il declino cognitivo non è una legge di natura.
Dal 2000, 290 SuperAger hanno partecipato al programma Northwestern. 77 di loro hanno donato il cervello per l’autopsia post mortem, permettendo scoperte fondamentali sui meccanismi che proteggono dall’invecchiamento cognitivo. Le neuroimmagini rivelano cortecce cerebrali che non si assottigliano con l’età, un fenomeno mai documentato prima in persone oltre gli 80 anni.
Due meccanismi contro l’invecchiamento cognitivo
L’analisi dei cervelli donati ha rivelato una scoperta sorprendente. Alcuni SuperAger sviluppano comunque le placche amiloidi e i grovigli tau tipici dell’Alzheimer, ma il loro invecchiamento cognitivo rimane inalterato. Come spiega Weintraub:
Abbiamo capito che esistono due meccanismi che portano qualcuno a diventare SuperAger. Uno è la resistenza: non sviluppano placche e grovigli. Due è la resilienza: li sviluppano, ma non influenzano il loro cervello.
In altri termini? I SuperAger dimostrano che esistono percorsi multipli per mantenere la salute cognitiva oltre gli 80 anni. La ricerca di Northwestern ha identificato neuroni di von Economo1 più numerosi e neuroni entorinali2 più grandi nei cervelli SuperAger, cellule specializzate legate al comportamento sociale e alla memoria.

Socialità, il fattore protettivo dell’invecchiamento cognitivo
Oltre alle caratteristiche biologiche, i SuperAger condividono tratti comportamentali specifici che sembrano rallentare l’invecchiamento cognitivo. Tamar Gefen, coautrice dello studio, ha osservato che questi individui sono estremamente sociali e mantengono reti di relazioni ampie e attive. L’isolamento sociale è un fattore di rischio noto per la demenza, mentre la socialità sembra fungere da scudo protettivo.
Ad ogni modo, al momento non esiste un profilo davvero standard del SuperAger. Alcuni hanno malattie cardiache, diabete, non fanno esercizio fisico particolare e non seguono diete speciali. Come racconta CNN in un’intervista dettagliata, c’è un SuperAger che beve quattro birre ogni sera e scherza dicendo “forse mi ha fatto male, ma non lo saprò mai”. L’invecchiamento cognitivo dei SuperAger sembra dipendere più da fattori genetici e sociali che da comportamenti specifici.
Il senso di autonomia e indipendenza è un altro elemento chiave. I SuperAger prendono decisioni e vivono la vita come vogliono loro, senza sentirsi intrappolati o limitati dall’età. Questa libertà psicologica potrebbe essere tanto importante quanto i fattori biologici nel proteggere dall’invecchiamento cognitivo.
Prospettive future
La comprensione dei meccanismi dei cervelli SuperAger apre prospettive concrete per interventi mirati contro l’invecchiamento cognitivo. I ricercatori stanno esplorando come manipolare farmacologicamente i percorsi cellulari identificati nei SuperAger. L’obiettivo è sviluppare terapie che imitino la resistenza e la resilienza osservate in questi cervelli eccezionali.
Le implicazioni vanno oltre la neurologia. Con oltre milioni di persone che convivono con l’Alzheimer (e cifre destinate a raddoppiare entro il 2050), comprendere l’invecchiamento cognitivo dei SuperAger potrebbe trasformare l’approccio alle demenze. Come sottolineavo in questo articolo sulla molecola Hevin, la ricerca sull’invecchiamento cerebrale sta identificando nuovi target terapeutici che vanno oltre i tradizionali approcci anti-amiloide.
La ricerca sui SuperAger dimostra che l’invecchiamento cognitivo non segue un percorso unico e inevitabile. Esistono cervelli che resistono al tempo e individui che mantengono la lucidità mentale ben oltre le aspettative statistiche. Questi “outlier” neurologici non sono anomalie da ignorare, ma modelli da studiare e, possibilmente, da replicare.
Il messaggio finale è di speranza scientifica: l’invecchiamento cognitivo può essere rallentato, controllato e in alcuni casi quasi fermato. I SuperAger ci insegnano che il declino mentale non è scritto nel nostro destino genetico, ma dipende da una complessa interazione tra biologia, socialità e resilienza cerebrale che stiamo appena iniziando a decifrare.
E un giorno, si spera, decifreremo del tutto.
Note
- I neuroni di von Economo (VEN), noti anche come neuroni fusiformi, sono una classe di neuroni specializzati che si trovano in alcune aree del cervello, tra cui la corteccia cingolata anteriore e la corteccia insulare. Sono caratterizzati da una forma allungata e una morfologia unica, con un singolo dendrite e un singolo assone che si dipartono dal corpo cellulare. Si pensa che questi neuroni svolgano un ruolo importante nelle funzioni cognitive e sociali superiori, come l’elaborazione delle emozioni, il processo decisionale e la consapevolezza sociale. ↩︎
- I neuroni entorinali sono cellule nervose che si trovano nella corteccia entorinale, una regione del cervello situata nel lobo temporale mediale. Questa area è cruciale per la formazione e il recupero di ricordi, in particolare per quelli che riguardano eventi specifici (memorie episodiche). La corteccia entorinale è strettamente collegata all’ippocampo, un’altra area fondamentale per la memoria. ↩︎