Sarah ha 45 anni ma ne dimostra 60. Il suo collega Marco, coetaneo, potrebbe passare per trentenne. Cosa separa i due? Non lo stile di vita, non la genetica familiare, ma un codice nascosto nel DNA che solo ora iniziamo a decifrare. Un team internazionale guidato dall’Università del Colorado ha identificato 408 geni che determinano come e quando invecchiamo. La scoperta più sorprendente? Esistono sei modi completamente diversi di invecchiare male, ognuno controllato da gruppi di geni specifici. Significa che due persone possono avere la stessa “fragilità” ma per motivi genetici opposti: una cognitivamente brillante ma fisicamente fragile, l’altra robusta ma con problemi metabolici. Per la prima volta, l’invecchiamento precoce ha una mappa genetica precisa.
Quando i geni decidono il nostro destino
Il lavoro, pubblicato su Nature Genetics, ha analizzato il DNA di centinaia di migliaia di persone per scoprire cosa rende alcune più vulnerabili all’invecchiamento precoce. Isabelle Foote, prima autrice dello studio e ricercatrice presso l’Institute for Behavioral Genetics dell’Università del Colorado, spiega che
“per identificare trattamenti capaci di fermare o invertire l’invecchiamento biologico accelerato, dobbiamo prima capire quale biologia lo governa”.
La ricerca si è concentrata sulla fragilità, termine tecnico che descrive il declino fisiologico multiplo che accompagna l’età. Più del 40% degli americani sopra i 65 anni rientra in questa categoria. Il problema? Due persone possono ottenere lo stesso punteggio di fragilità pur avendo problemi completamente diversi: una camminare lentamente ma essere mentalmente acuta, l’altra essere fisicamente robusta ma avere memoria compromessa.

Lo studio rappresenta la ricerca più ampia mai condotta sulla genetica dell’invecchiamento precoce. I ricercatori hanno identificato 408 geni associati alla fragilità accelerata, un aumento significativo rispetto ai 37 geni precedentemente noti. La scoperta chiave: questi geni si organizzano in sei percorsi distinti di declino biologico.
Sei modi per invecchiare precocemente
La classificazione genetica dell’invecchiamento precoce rivela sei sottotipi distinti. Il primo, “disabilità“, coinvolge geni che compromettono la mobilità e la forza fisica. Il secondo, “scarsa cognizione“, include geni legati al declino mentale e alla memoria. Poi ci sono i “problemi metabolici“, che interessano il controllo del peso e degli zuccheri nel sangue.
Gli altri tre sottotipi sono altrettanto specifici: “malattie multiple” raggruppa geni che predispongono a varie patologie croniche simultanee, “stile di vita generalmente malsano” include fattori genetici che influenzano comportamenti dannosi, mentre “supporto sociale limitato” comprende aspetti biologici dell’isolamento e della solitudine (i cui danni devastanti stiamo scoprendo davvero solo adesso).
Un esempio concreto: il gene SP1, associato alla funzione immunitaria e al morbo di Alzheimer, è fortemente collegato al sottotipo “scarsa cognizione”. Al contrario, il gene FTO, noto per il suo legame con l’obesità, sembra influenzare diversi tipi di invecchiamento precoce contemporaneamente.
Dalla mappa genetica alle terapie personalizzate
Andrew Grotzinger, autore senior dello studio e professore di psicologia e neuroscienze all’Università del Colorado Boulder, sottolinea l’importanza pratica della scoperta:
“Questo lavoro non solo identifica sottofacce del deterioramento legato all’età, ma dimostra anche che esiste una biologia molto diversa alla base di ciascuna di esse”.
La medicina potrebbe trasformarsi radicalmente. Invece di misurare la fragilità con un singolo punteggio generico, i medici potrebbero valutare i sei sottotipi separatamente. Una persona diagnosticata come “cognitivamente fragile” potrebbe essere guidata verso terapie preventive per la demenza, mentre qualcuno fragile nel dominio metabolico potrebbe prendere misure per prevenire diabete o malattie cardiache.
Foote immagina un futuro in cui le persone potrebbero ricevere un “punteggio di rischio poligenico” che offre informazioni dettagliate su quale tipo di invecchiamento precoce sono più inclini a sviluppare. Questo approccio potrebbe rivoluzionare la medicina preventiva, permettendo interventi mirati decenni prima della comparsa dei sintomi.
Oltre la pillola magica universale
La ricerca suggerisce che il Santo Graal di una singola cura anti-età potrebbe essere un miraggio. “Questo studio indica che probabilmente non ci sarà una pillola magica per affrontare tutte le malattie che arrivano con l’invecchiamento”, ammette Grotzinger. “Ma forse non devono essere centinaia di terapie diverse”.
L’idea è sviluppare farmaci mirati per i diversi percorsi dell’invecchiamento precoce. Una terapia potrebbe affrontare un pacchetto di problemi metabolici legati all’età, un’altra potrebbe trattare varie questioni cognitive simultaneamente e così via. Invece di curare ogni malattia separatamente, si potrebbero trattare i meccanismi biologici sottostanti che causano gruppi di patologie.
Parallelamente a questa ricerca, altri studi stanno esplorando l’invecchiamento precoce da angolazioni diverse. Ricercatori cinesi della Zhejiang University hanno identificato 64 geni specifici per l’invecchiamento cerebrale, mentre il Bambino Gesù di Roma ha scoperto nuovi meccanismi alla base delle sindromi progeroidi.
Il futuro dell’invecchiamento precoce
La scoperta apre scenari affascinanti per la medicina del futuro. Se riuscissimo a identificare precocemente i percorsi genetici dell’invecchiamento precoce, potremmo intervenire con terapie mirate prima che il declino diventi irreversibile. Immaginate test genetici che a 30 anni predicono quali sistemi corporei invecchieranno più rapidamente, permettendo strategie preventive personalizzate.
Tuttavia, la strada è ancora lunga. Come sottolinea Foote, “il passo successivo concreto è capire come trattare questa biologia sottostante”. La comprensione dei meccanismi è solo l’inizio: serve sviluppare farmaci sicuri ed efficaci che possano modulare questi percorsi genetici senza effetti collaterali devastanti.
Sarah e Marco, i nostri protagonisti immaginari, potrebbero rappresentare il presente e il futuro della medicina dell’invecchiamento precoce. Mentre Sarah subisce gli effetti di geni sfavorevoli senza saperlo, Marco potrebbe beneficiare inconsapevolmente di una genetica protettiva. Domani, entrambi potrebbero conoscere in anticipo il proprio destino biologico e agire di conseguenza, trasformando l’invecchiamento da subìto evento biologico a processo controllabile e personalizzabile.