Nel laboratorio dell’Università della California, i ricercatori osservano increduli: i topi anziani stanno correndo nel labirinto con l’agilità mentale di cuccioli di tre mesi. Non è magia, è la proteina FTL1 che finalmente hanno imparato a spegnere. Quello che sembrava impossibile fino a ieri (invertire l’invecchiamento cerebrale) ora è realtà scientifica.
La scoperta pubblicata su Nature Aging il 19 agosto 2025 dimostra che bastano poche settimane per restituire a un cervello anziano le prestazioni cognitive della gioventù. FTL1 non è solo una proteina qualsiasi: è il meccanismo che fa invecchiare la nostra mente. E ora sappiamo come fermarlo.
FTL1, l’unica proteina che cambia con l’età
Il team guidato da Saul Villeda, direttore associato dell’UCSF Bakar Aging Research Institute, ha compiuto un’operazione di precisione chirurgica: analizzare come geni e proteine nell’ippocampo cambiano nel tempo. Fra tutte le migliaia di molecole esaminate, una sola mostrava differenze significative tra topi giovani e anziani. Si chiama FTL1 ed è diventata improvvisamente la protagonista di una delle scoperte più promettenti della neurobiologia contemporanea.
I topi anziani presentavano livelli elevati di FTL1, accompagnati da una riduzione drastica delle connessioni tra cellule cerebrali nell’ippocampo. Le loro prestazioni cognitive erano compromesse, la memoria sfocata, l’apprendimento rallentato. Un quadro piuttosto familiare per chiunque abbia osservato l’invecchiamento cerebrale da vicino. Ma la vera sorpresa è arrivata quando i ricercatori hanno deciso di giocare con i livelli di questa proteina.
Quando FTL1 viene artificialmente aumentata nei topi giovani, il loro cervello invecchia istantaneamente. Comportamento e strutture neurali iniziano ad assomigliare a quelle di animali anziani. È come premere il tasto “avanti veloce” sull’invecchiamento cerebrale. La proteina FTL1 non è solo un marcatore dell’età: è il suo motore principale.
L’inversione
Negli esperimenti condotti in laboratorio, i neuroni programmati per produrre quantità eccessive di FTL1 sviluppavano ramificazioni semplificate invece delle complesse connessioni tipiche dei neuroni sani. Come se la proteina ordinasse alle cellule di “spegnere” la loro capacità di comunicare efficacemente. Il metabolismo cellulare rallentava, le connessioni si riducevano, la funzionalità crollava.
Ma ecco il colpo di scena che ha lasciato attonita la comunità scientifica: quando i ricercatori hanno ridotto i livelli di FTL1 nell’ippocampo di topi anziani, questi hanno letteralmente riacquistato la loro giovinezza cerebrale. L’invecchiamento non è rallentato, non si è fermato. Si è invertito. Le connessioni tra neuroni sono aumentate, le prestazioni nei test di memoria sono migliorate sensibilmente, il comportamento è tornato quello di animali giovani.
È davvero un’inversione dei deficit cognitivi, non solo un rallentamento dei sintomi. Identificare FTL1 come target specifico potrebbe portare a farmaci capaci di bloccarne gli effetti nocivi nell’uomo.
Le parole di Villeda racchiudono tutta l’importanza della scoperta. A differenza di approcci generici contro l’invecchiamento, questa ricerca offre un bersaglio molecolare preciso e ben definito.

Il meccanismo: cosa fa FTL1 dietro l’invecchiamento cerebrale
La proteina FTL1 non agisce da sola nel processo di invecchiamento. I ricercatori hanno scoperto che nei topi anziani questa molecola rallentava significativamente il metabolismo nelle cellule dell’ippocampo, quella regione cerebrale cruciale per memoria e apprendimento. È come se FTL1 ordinasse alle cellule di “andare in modalità risparmio energetico”, compromettendo tutte le funzioni cognitive superiori.
Il team ha però dimostrato che trattando le cellule con composti capaci di stimolare il metabolismo, parte degli effetti negativi di FTL1 potevano essere prevenuti. Questo suggerisce che la proteina agisce su multiple vie biochimiche, tutte convergenti verso il deterioramento delle capacità cognitive.
La ricerca su FTL1 si inserisce in un filone emergente di studi sui meccanismi dell’invecchiamento cerebrale. Come riporta anche questa analisi sui farmaci anti-invecchiamento, stiamo assistendo a una fase di svolta nella comprensione dei processi che governano l’invecchiamento cellulare.
Dalle scoperte alle terapie: FTL1 e il futuro
Il professor Villeda si dice ottimista sulla possibilità che questo lavoro possa condurre rapidamente a terapie in grado di bloccare gli effetti di FTL1 nel cervello umano. La strada dalla ricerca preclinica alle applicazioni cliniche è ancora lunga, ma i risultati ottenuti sui modelli animali sono talmente chiari da lasciare poco spazio ai dubbi sull’efficacia del meccanismo.
La scoperta assume ancora più valore se considerata nel contesto delle ricerche parallele sull’invecchiamento. Altri studi hanno identificato proteine come l’interleuchina 11 come bersagli terapeutici per l’estensione della longevità, mentre la proteina FTL1 sembra essere specifica per il mantenimento delle funzioni cognitive.
Il prossimo passo sarà verificare se meccanismi simili operano anche nel cervello umano. Le similitudini biologiche tra i sistemi nervosi dei mammiferi lasciano ben sperare, anche se serviranno anni di ricerca per tradurre queste scoperte in terapie sicure ed efficaci per l’uomo.
Stiamo assistendo a maggiori opportunità per alleviare le peggiori conseguenze della vecchiaia, come ha dichiarato Villeda. È un momento di speranza per chi lavora sulla biologia dell’invecchiamento. E per tutti noi che invecchiamo.