Dimenticatevi l’intelligenza artificiale per un momento. Mentre tutti guardano ChatGPT e i Large Language Models, ci sono tecnologie sottovalutate che preparano cambiamenti altrettanto profondi. Small Language Models che automatizzano processi aziendali, robot collaborativi che liberano gli umani dalle mansioni ripetitive, sistemi di archiviazione 5D che conservano dati per mille anni. Secondo gli esperti di Forrester e ABI Research, il prossimo sarà l’anno delle tecnologie sottovalutate. Ve ne presento sette, ok? Dai.
1 – Small Language Models: l’AI che funziona davvero

Gli Small Language Models sono probabilmente l’innovazione più sottovalutata dell’ultimo decennio. Stu Carlaw, Chief Research Officer di ABI Research, è categorico:
“Le aziende possono utilizzare i modelli più piccoli per apprendere informazioni molto specifiche, come i manuali di formazione interna, e poi utilizzare questi modelli per automatizzare i processi correlati”.
A differenza dei Large Language Models che richiedono enormi risorse computazionali e spesso producono risultati generici, gli SLM si concentrano su dataset specifici e limitati. Il risultato? Precisione chirurgica nelle applicazioni aziendali, costi ridotti dell’80% e implementazione in pochi giorni invece di mesi. Un’azienda manifatturiera può addestrare un SLM sui propri manuali operativi e ottenere un assistente che conosce ogni singola procedura meglio di qualsiasi consulente esterno.
Tra le tecnologie sottovalutate del 2025, gli SLM rappresentano il perfetto esempio di come “meno sia più”. Mentre ChatGPT sa tutto di tutto (e spesso sbaglia), uno Small Language Model addestrato sui protocolli di sicurezza di una fabbrica non sbaglierà mai una procedura critica.
2 – Robot collaborativi: quando le macchine diventano colleghi

I co-bot saranno l’evoluzione più naturale dell’automazione industriale. A differenza dei robot tradizionali, rinchiusi dietro gabbie di sicurezza, questi lavorano fianco a fianco con gli esseri umani. Carlaw osserva che i progressi degli AMR (Autonomous Mobile Robot) e dei co-bot hanno portato entrambi a svolgere più lavori che mai, liberando gli umani per compiti di maggior valore.
La differenza è sostanziale: un operaio che prima passava otto ore al giorno a spostare pezzi ora supervisiona tre co-bot che fanno lo stesso lavoro con precisione millimetrica. I risultati parlano chiaro: riduzione degli errori del 95%, aumento della produttività del 300% e zero incidenti sul lavoro. Un po’ come avere un collega instancabile che non si lamenta mai degli straordinari.
3 – Pannelli di raffreddamento radiante: la climatizzazione del futuro

Mentre tutti si accapigliano per i pannelli solari, una tecnologia sottovalutata sta per cambiare il raffreddamento degli edifici. I pannelli di raffreddamento radiante sfruttano una “finestra” nello spettro infrarosso dell’atmosfera per disperdere calore direttamente nello spazio. Non richiedono elettricità, non hanno parti mobili, durano decenni.
Quando si realizza quanta energia è usata per refrigerare i supermercati, si inizia a capire il potenziale di risparmio energetico e di costi che i pannelli di raffreddamento radiante potrebbero offrirci. I primi test su scala industriale mostrano riduzioni dei consumi energetici fino al 70%.
Per i data center, sempre più assetati di energia per alimentare l’AI, questa tecnologia potrebbe essere la soluzione definitiva al problema del surriscaldamento.
4 – Identità digitale decentralizzata: addio password

Su questa cosa batto da parecchio, perché secondo me non abbiamo ben capito la portata di questo passaggio. Le password sono un anacronismo del secolo scorso che continuiamo a trascinare nel futuro. L’identità digitale decentralizzata (DDID) promette di liberarcene per sempre. Charles Hopkins di Forrester la definisce “la prossima fase della gestione dell’identità e dell’accesso pensata per la privacy”.
Il sistema funziona attraverso credenziali verificabili basate su blockchain, che permettono di generare e controllare la propria identità digitale senza dipendere da fornitori specifici. Niente più decine di password da ricordare, niente più violazioni di database che espongono milioni di credenziali. La nostra identità (si spera) sarà “portatile”, sicura e sotto il nostro completo controllo.
5 – Archiviazione ottica 5D: dati eterni

Siamo tutti concentrati sulla velocità dei processori, ma dobbiamo aspettarci grandi cose anche sul lato dell’archiviazione dei dati. La tecnologia 5D optical data storage utilizza vetro nanostrutturato per conservare informazioni potenzialmente per milioni di anni. Secondo SiliconAngle e AInvest, il volume globale di dati supererà i 200 zettabyte entro il 2025, rendendo cruciali sistemi di archiviazione a lunghissimo termine.
Un singolo disco delle dimensioni di un DVD può contenere 360 terabyte di dati, resistere a temperature di 1000°C e rimanere leggibile dopo centinaia di milioni di anni. Per l’AI, che richiede enormi quantità di dati di training sempre accessibili, questa tecnologia potrebbe risolvere il problema del “collo di bottiglia” dell’archiviazione, in attesa che i nastri a DNA (dalla capienza mostruosa) diventino più veloci da scrivere.
La vera sfida non è più archiviare dati, ma farlo con tempi e prestazioni adatti a supportare l’IA su scala globale. I sistemi 5D promettono di fare esattamente questo: conservare l’intera conoscenza umana in spazi ridottissimi, e per tempi geologici.
6 – Extended Reality: oltre i confini della realtà

La Extended Reality (XR) fonde realtà aumentata, virtuale e mista in un’unica esperienza fluida. Non si tratta di visori ingombranti per giocare, ma di una nuova interfaccia per interagire con informazioni e ambienti digitali. Un chirurgo può visualizzare in tempo reale i dati del paziente sovrapposti al campo operatorio, un ingegnere può manipolare modelli 3D complessi semplicemente con le mani.
La differenza rispetto alla realtà virtuale tradizionale è sostanziale: la XR non sostituisce il mondo reale, lo arricchisce con layer informativi contestuali. Il risultato è un’esperienza più naturale e produttiva rispetto agli schermi bidimensionali che usiamo da decenni.
Potrei dirvi, e sicuramente vorrei dirvi di più: di certo lo farò con un articolo dedicato, perché c’è molto da raccontare. Ne riparleremo, ok?
7 – Optogenetica: controllare la vita con la luce

L’optogenetica permette di controllare con precisione l’attività delle cellule nervose utilizzando la luce blu. La tecnologia combina ingegneria genetica e fotonica per trattare disturbi neurologici, restituire la vista ai non vedenti e mappare il funzionamento del cervello con precisione senza precedenti.
La luce blu ha una proprietà speciale di attivazione dei neuroni che contiene una proteina sensibile alla luce naturale, chiamata canal rodopsina. I primi trial clinici mostrano risultati promettenti nel trattamento della depressione, dell’epilessia e dei disturbi del movimento. Un po’ come avere un interruttore per accendere e spegnere specifiche funzioni neurologiche. Anche questa tecnologia sottovaluta merita un approfondimento a parte. Stay tuned!
Tecnologie sottovalutate: il futuro non arriva sempre con grandi annunci e conferenze stampa.
A volte un cambiamento si insinua silenziosamente nei laboratori, nelle startup “da garage”, o nei paper scientifici che (quasi) nessuno legge. Queste sette tecnologie sottovalutate potrebbero non fare i titoli dei giornali oggi, e neanche domani. Ma tra pochi anni potrebbero essere tanto invisibili quanto essenziali. Come l’elettricità, come internet, come tutte le rivoluzioni che davvero contano.
Ma c’è un paradosso che vale la pena notare. Mentre vi scrivo di tecnologie sottovalutate, in fondo loro stanno già smettendo di esserlo. Qualcuno, da qualche parte, ha appena chiuso un round di finanziamento da cento milioni per perfezionare i pannelli radianti. Un’altra startup ha appena brevettato un sistema di identità decentralizzata che renderà obsolete le password entro Natale 2026. Gli Small Language Models stanno conquistando una fabbrica alla volta, senza fare rumore.
È sempre così: nel momento esatto in cui riconosci il potenziale di una tecnologia, lei ha già iniziato a non essere più sottovalutata. Forse è questo il vero segnale da cercare. Non la tecnologia che tutti stanno guardando, ma quella di cui nessuno parla ancora.
Quella che domani mattina, aprendo il giornale, scopriremo essere sempre stata lì.