Immaginatevi di scoprire che a riempire la memoria del vostro telefono ci sono quattro volte più foto di quelle che pensavate. È quello che è successo con le faglie sotto Pozzuoli: un’intelligenza artificiale ha “acceso la luce” sui Campi Flegrei e ha trovato 54mila terremoti negli ultimi tre anni, contro i 12mila stimati.
Lo studio di Stanford pubblicato su Science non solo quadruplica i numeri, ma rivela due faglie convergenti sotto Pozzuoli che aumentano il rischio di un terremoto di magnitudo 5.
L’IA che vede l’invisibile nei Campi Flegrei
Come un detective che trova impronte digitali invisibili a occhio nudo, l’intelligenza artificiale sviluppata dalla Stanford University ha scovato terremoti nascosti nei dati sismici dell’INGV. Il team internazionale guidato da Greg Beroza ha utilizzato algoritmi di deep learning per analizzare i sismogrammi registrati tra il 2022 e la metà del 2025.
La ricerca, come detto, ha identificato oltre 50.000 terremoti utilizzando reti neurali profonde. Questo catalogo sismico ad alta definizione ha rivelato un sistema di faglie attive completamente sconosciuto, fornendo dettagli cruciali sull’origine dei fenomeni sismici nell’area.
L’algoritmo ha funzionato come una lente di ingrandimento digitale, mettendo a fuoco dettagli che sfuggivano ai metodi tradizionali. Invece di limitarsi a registrare le scosse più forti, l’IA ha intercettato anche i microsismi, quei piccoli tremori che passano inosservati ma che raccontano molto della dinamica sotterranea.

Un labirinto sotto Pozzuoli
Il risultato più sorprendente riguarda proprio le faglie sotto Pozzuoli. Per la prima volta, i ricercatori hanno identificato chiaramente un sistema di faglie ad anello che circonda la zona di sollevamento della caldera, estendendosi sia sulla terraferma sia nel Golfo di Napoli.
Come spiega Warner Marzocchi dell’Università Federico II:
“All’interno di tale struttura ad anello la sismicità osservata evidenzia per la prima volta sulla terraferma vicino a Pozzuoli delle faglie specifiche e ben definite, che potrebbero portare a stime più precise della pericolosità e del rischio sismico in questa area”.
Le due faglie convergenti identificate sotto la città sono una scoperta inquietante. Bill Ellsworth, coautore dello studio, non usa mezze misure:
“Queste lunghe faglie suggeriscono che un terremoto di magnitudo 5 non è escluso”.
La natura tettonica dei terremoti flegrei
Un aspetto rassicurante emerso dallo studio riguarda l’origine dei terremoti. L’analisi ha mostrato che la quasi totalità degli eventi sismici ha un’origine tettonica, con profondità inferiori ai 4 chilometri. Crucialmente, non si riscontrano evidenze sismiche di una migrazione significativa di magma.
Questo dato conferma le recenti teorie di Stanford secondo cui il bradisismo nei Campi Flegrei non è causato da risalite magmatiche, ma da un sistema geotermico alimentato dalle acque piovane.
L’unica sismicità non puramente tettonica, composta da eventi “ibridi”, è stata osservata a profondità inferiori a un chilometro, vicino al duomo lavico di Accademia. E anche in questo caso non c’è magma: per Anna Tramelli dell’INGV, questi eventi provengono dall’interazione tra roccia, fluidi idrotermali e gas durante le fratture.
Pozzuoli, un monitoraggio in tempo reale per il futuro
La vera innovazione di questo studio non sta solo nella scoperta delle faglie sotto Pozzuoli, ma nell’implementazione di un sistema di monitoraggio in tempo quasi reale. L’algoritmo di intelligenza artificiale è già operativo presso l’INGV e può identificare anche i più piccoli cambiamenti nel comportamento sismico della caldera.
Come sottolinea Beroza:
“La sismicità potrebbe cambiare in qualsiasi momento, e questo è l’aspetto più importante dello studio: la capacità di ottenere una visione chiara è ora operativa”.
Questa tecnologia potrebbe essere adattata per altre aree vulcaniche monitorate, come Santorini in Grecia, che ha recentemente sperimentato intensi sciami sismici.
Vivere sui Campi Flegrei: una prospettiva personale
Chi vi scrive abita a Quarto, nel cuore dei Campi Flegrei, e ogni nuovo studio su quest’area porta con sé un misto di curiosità scientifica e preoccupazione personale. Come abbiamo raccontato, la ricerca di Stanford offre nuove prospettive sulla gestione del rischio sismico, suggerendo che il fenomeno potrebbe essere più controllabile di quanto si pensasse.
Ora, questa ultima scoperta sulle faglie “nascoste” di Pozzuoli aggiunge un tassello importante al puzzle. Non si tratta di alimentare allarmismi, ma di comprendere meglio la realtà geologica su cui viviamo. Come disse il geologo Charles Lyell, “il presente è la chiave del passato”, e oggi possiamo aggiungere che l’intelligenza artificiale è la chiave del presente geologico.
I risultati di questo studio sono un passo avanti significativo nella comprensione di uno dei sistemi vulcanici più complessi e pericolosi al mondo. Mentre le autorità continuano a discutere protocolli di evacuazione, la scienza ci offre strumenti sempre più precisi per convivere con questa straordinaria ma imprevedibile forza della natura.
Per noi che viviamo qui, ogni nuova scoperta è un passo verso una maggiore consapevolezza. E forse, un giorno, verso una convivenza più sicura con questa terra che respira sotto i nostri piedi.