Il 21 maggio 2019, i rivelatori gravitazionali LIGO e Virgo hanno registrato GW190521: un segnale anomalo di soli 0,1 secondi che ha sconcertato la comunità scientifica. Diversamente dalle classiche onde gravitazionali da fusione di buchi neri, mancava completamente la fase di avvicinamento orbitale. Ora, un team guidato dal fisico Qi Lai dell’Università dell’Accademia Cinese delle Scienze propone una teoria rivoluzionaria: potrebbe essere l’eco di una collisione in un altro universo, trasmessa attraverso un wormhole temporaneo nello spaziotempo.
Il segnale che non dovrebbe esistere
GW190521 è stato diverso da tutto quello che avevamo sentito prima. I dati ufficiali LIGO-Virgo mostrano una massa combinata di circa 142 masse solari, ma il segnale durava appena una frazione di secondo. Un po’ come sentire solo il finale di una sinfonia, senza l’introduzione e lo sviluppo. Per buchi neri di quella massa, avremmo dovuto rilevare almeno alcuni secondi di “chirp“, il caratteristico fischio gravitazionale della fusione, mentre si avvicinavano in spirale.
La spiegazione ufficiale suggerisce un incontro casuale tra due buchi neri che si sono catturati gravitazionalmente e fusi all’istante. Ma Lai e colleghi pensano che ci sia qualcos’altro dietro. Il loro studio, pubblicato su arXiv a settembre 2025, presenta un’alternativa affascinante: GW190521 potrebbe essere l’eco di una fusione avvenuta in un universo parallelo.
Quando lo spaziotempo fa da ponte
La teoria si basa sui ponti di Einstein-Rosen, strutture ipotetiche dello spaziotempo teorizzate già negli anni ’30. Questi “wormhole” potrebbero collegare regioni distanti dell’universo, o addirittura universi completamente separati. Secondo il modello di Lai, quando due buchi neri si fondono in un altro universo, il processo potrebbe creare temporaneamente un wormhole.
Il segnale di ringdown post-fusione attraverserebbe questo tunnel nello spaziotempo e penetrerebbe nel nostro universo come un impulso breve e intenso. È come se due stanze fossero collegate per un istante da una porta che si apre e si richiude immediatamente: sentiremmo solo l’eco finale della conversazione dall’altra parte.

I numeri che convincono (quasi)
L’aspetto più intrigante della ricerca di Lai è che i calcoli reggono. Il team ha sviluppato un modello matematico per simulare come apparirebbe un’onda gravitazionale “wormhole” e ha confrontato i risultati con i dati reali di GW190521. Il rapporto segnale-rumore della loro ipotesi è comparabile a quello del modello standard di fusione diretta.
L’analisi bayesiana1 mostra ancora una leggera preferenza per la spiegazione convenzionale, ma la differenza non è abbastanza significativa da escludere completamente lo scenario wormhole. Come confermano i recenti upgrade di LIGO e Virgo, la sensibilità crescente dei nostri strumenti potrebbe presto risolvere l’enigma.
Lo spaziotempo sotto osservazione
La ricerca moderna sullo spaziotempo ha fatto progressi notevoli. I rivelatori LIGO e Virgo hanno ripreso le osservazioni nel 2024 con sensibilità aumentata del 30%, permettendo di osservare una fusione di buchi neri ogni 2-3 giorni. Questa frequenza crescente di rilevamenti ci offre più opportunità di identificare altri eventuali segnali anomali come GW190521.
La teoria dei wormhole non è nuova in fisica. Alcuni ricercatori ipotizzano che miliardi di wormhole microscopici potrebbero essere responsabili dell’espansione accelerata dell’universo, offrendo un’alternativa all’energia oscura. Se Lai ha ragione, GW190521 potrebbe essere la prima evidenza osservativa diretta di queste strutture.
Il test del futuro
Come verificare l’ipotesi? Il team suggerisce di cercare pattern simili in altri eventi gravitazionali. GW231123, rilevato nel novembre 2023, presenta caratteristiche analoghe: un oggetto finale di 225 masse solari e durata relativamente breve. Se questi eventi fossero davvero echi wormhole, dovremmo trovare correlazioni statistiche specifiche.
La ricerca sui wormhole quantistici ha fatto passi avanti significativi. Nel 2022, un team del Caltech è riuscito a simulare un wormhole usando un computer quantistico, dimostrando come l’entanglement quantistico possa essere equivalente a un ponte nello spaziotempo.
Universi paralleli nel nostro futuro?
Se l’ipotesi di Lai si rivelasse corretta, le implicazioni sarebbero profonde. Non solo confermerebbe l’esistenza dei wormhole, ma aprirebbe una nuova finestra osservativa su universi paralleli. Le onde gravitazionali diventerebbero il nostro primo strumento per “ascoltare” eventi cosmici oltre i confini del nostro spaziotempo.
La prossima generazione di rivelatori, inclusi i futuri interferometri spaziali come LISA, avrà sensibilità ancora maggiore alle basse frequenze. Questo potrebbe permetterci di identificare le “impronte digitali” caratteristiche dei segnali wormhole, distinguendoli definitivamente dalle fusioni convenzionali.
Per ora, GW190521 rimane un enigma affascinante. La comunità scientifica continua a dibattere tra spiegazioni convenzionali ed esotiche, mentre i nostri strumenti diventano sempre più precisi nell’ascoltare i sussurri dello spaziotempo.
La risposta potrebbe arrivare con il prossimo segnale anomalo. O forse è già nascosta nei dati che stiamo ancora analizzando, in attesa di rivelarci se il nostro universo è davvero solo uno tra tanti, collegati da ponti invisibili nel tessuto della realtà.
- L’analisi bayesiana è un metodo statistico che serve a aggiornare le nostre conoscenze su un fenomeno in base a nuovi dati. Si basa sul teorema di Bayes, che combina una nostra conoscenza iniziale (detta a priori) con i dati osservati per ottenere una nuova conoscenza aggiornata (detta a posteriori). Serve a stimare le probabilità di eventi o parametri incerti in modo flessibile, usando sia le informazioni precedenti sia le nuove evidenze, ed è molto usata in vari campi per prendere decisioni basate su dati parziali o incerti ↩︎