Prevedere il futuro è sempre stato il sogno proibito dell’umanità. Oracoli, veggenti, matematici: tutti hanno provato a squarciare il velo del tempo. Oggi ci riesce ManticAI, un’intelligenza artificiale britannica che ha appena battuto 500 esperti umani al Metaculus Cup. Ottavo posto mondiale nelle previsioni, un salto evolutivo che fa riflettere.
Se le macchine sanno già cosa accadrà domani, cosa resta di unico nell’intuizione umana? Se una startup utilizza algoritmi multipli per scomporre ogni scenario in probabilità calcolabili, trasformando l’arte della profezia in scienza computazionale, a quanto pare il futuro si può in qualche modo programmare. Esagero?
Dal 300° posto alla top 10 in un anno
La Metaculus Cup 2025 ha decretato un risultato che suona come una campana a morto per chi credeva che provare (con discreto successo) a prevedere il futuro fosse ancora una prerogativa esclusivamente umana. ManticAI, sviluppata da una startup britannica cofonddata da un ex ricercatore Google DeepMind, si è piazzata ottava su 549 concorrenti in una competizione che sfida chi vuole cimentarsi con le previsioni sul futuro.
Il salto è vertiginoso. Come ha osservato Ben Shindel, forecaster professionista che la settimana scorsa (il torneo dura tutta la stagione, con 4 nuove domande a settimana) si è classificato appena sopra ManticAI: “È certamente una sensazione strana essere superati da diversi bot a questo punto. Un anno fa il miglior bot era al 300° posto circa”. Una progressione che lascia senza fiato. Come è stato possibile?
Come funziona una macchina del tempo digitale
La sfida della Metaculus Cup non è uno scherzo. I partecipanti devono stimare le probabilità di fino a 60 eventi diversi: nel torneo di questa estate le domande spaziavano dalle elezioni samoane ai risultati politici che coinvolgono Donald Trump ed Elon Musk, dagli incendi negli Stati Uniti fino alla permanenza di Kemi Badenoch come leader del Partito Conservatore britannico. Domande che richiedono intuizione geopolitica, analisi economica e una buona dose di quella che chiamiamo “intelligenza umana”.
ManticAI affronta questa complessità con un approccio che sembra uscito da un film tratto dai libri di Philip K. Dick, ma funziona. Il sistema utilizza modelli di machine learning multipli provenienti da OpenAI, Google e DeepSeek, scomponendo ogni problema predittivo in compiti specializzati gestiti da agenti diversi. Un po’ come una squadra di esperti dove ognuno si occupa del proprio settore, ma in versione digitale e iperveloce.

Il segreto sta nella capacità di ManticAI di lavorare instancabilmente su decine di problemi complessi contemporaneamente, aggiornando le proprie previsioni quotidianamente mentre integra nuove informazioni. Una persistenza impossibile per gli esseri umani, che devono dormire, mangiare e (occasionalmente, se permettete) distrarsi con altre faccende della vita.
Si, ma chi ha vinto davvero alla Metaculus Cup?
Lo dico con un certo orgoglio “di specie”: se ManticAI ha conquistato l’ottavo posto, i primi gradini del podio sono rimasti saldamente umani. Tra i classificati “riconoscibili” (quelli presentati con nome e cognome anziché un nickname) c’è Lubos Saloky, che ha commentato con filosofia: “Non ho intenzione di andare in pensione. Ma se non puoi batterli (riferito all’AI), unisciti a loro”. Una dichiarazione che suona quasi come una resa, ma che nasconde una verità più profonda: il futuro delle previsioni non sarà probabilmente “umani contro AI”, ma “umani con AI”.
I dati di Metaculus continuano ad aggiornarsi e le posizioni di Mantic AI fluttueranno ancora, ma quello che emerge chiaramente è che la competizione si sta facendo serrata. Il divario tra le capacità predittive umane e artificiali si sta riducendo a ritmi impensabili fino a pochi anni fa.
Il vantaggio “sleale” delle macchine nel prevedere il futuro
Gli esperti di Metaculus sono onesti: le AI hanno un vantaggio che rasenta l’ingiustizia. Nel sistema di punteggio non conta solo l’accuratezza delle previsioni, ma anche la “copertura”: quanto presto si fanno le previsioni, su quante domande si risponde e quanto spesso si aggiornano le stime. Un’intelligenza artificiale può tracciare centinaia di domande simultaneamente, aggiornando le proprie previsioni in tempo reale mentre gli umani dormono.
Come spiega Deger Turan, CEO di Metaculus: “Alla fine dei conti, attualmente i forecaster umani stanno facendo meglio dei forecaster AI”. Ma la stima di Turan è che l’AI raggiungerà o supererà i migliori forecaster umani entro appena 4 anni, nel 2029. Una previsione che, vista la velocità di progressione, potrebbe rivelarsi perfino conservativa.
Cosa significa per il futuro del prevedere il futuro
Il risultato di ManticAI è più di un semplice exploit tecnologico. Come evidenziavo nelle previsioni tech 2025, siamo di fronte a un cambio di paradigma nel modo in cui comprendiamo e anticipiamo gli eventi futuri. Le implicazioni spaziano dagli investimenti finanziari alle decisioni politiche, dalla pianificazione aziendale alla gestione dei rischi globali.
Philip Tetlock, coautore del bestseller “Superforecasting”, ha pubblicato quest’anno una ricerca che dimostra come gli esperti umani stiano ancora superando in media i bot più performanti. Ma la forbice si stringe. E quando si tratta di categorie specifiche di domande, come i tassi di inflazione mensili, l’AI potrebbe già avere il sopravvento.
Il limite principale delle AI resta la gestione delle previsioni complesse che si basano su eventi interconnessi. I sistemi artificiali faticano ancora a individuare incongruenze logiche nei propri output e a eseguire verifiche di coerenza interna. Ma per quanto ancora?
La saggezza della folla digitale
Un dettaglio interessante emerge dai dati Metaculus: la “Community Prediction”, un aggregato di tutte le previsioni degli utenti su ogni domanda, si posiziona stabilmente al quarto posto della piattaforma (ma non di rado balza in testa). Se fosse una persona, sarebbe tra i migliori forecaster al mondo. È la dimostrazione pratica di quella che chiamiamo “saggezza della folla”.
ManticAI è arrivata al massimo a classificarsi solo cinque posizioni dietro questa previsione collettiva umana. Un risultato, scusate se mi ripeto, che suggerisce come l’AI stia rapidamente colmando il gap non solo con i singoli esperti, ma anche con l’intelligenza collettiva. La startup LightningRod, che sviluppa AI per il forecasting, ha addestrato i propri modelli su 100.000 domande di previsione. L’apprendimento automatico sta mostrando risultati nei ranking proprio come gli umani imparano: facendo previsioni, vedendo come si sviluppano e aggiornando i metodi predittivi basandosi sui risultati.
Verso un mondo post-umano nelle previsioni?
La domanda che aleggia negli ambienti del forecasting non è più se l’AI supererà gli umani nelle previsioni, ma quando e con quali conseguenze. Warren Hatch, CEO di Good Judgment, la società fondata da Tetlock, ha una visione pragmatica:
“La risposta principale per noi non è umano o AI, ma umano e AI per ottenere la migliore previsione possibile il più rapidamente possibile”.
Questa collaborazione potrebbe rivoluzionare settori che vanno dalla finanza alla geopolitica. Un’AI affidabile nelle previsioni potrebbe tracciare centinaia di domande simultaneamente, permettendo di concentrare i migliori forecaster umani solo su quelle che l’AI ritiene degne di ulteriore scrutinio.
Ma c’è un limite invalicabile che nemmeno l’AI più sofisticata può superare: l’intuizione umana nei processi decisionali. Come osserva un esperto del settore: “Gran parte della leadership butterà via i dati se ha una sensazione di pancia in direzione diversa”. Un problema che l’AI, per quanto brava nelle previsioni, non può risolvere.
Siamo a un punto di svolta. ManticAI ha dimostrato che prevedere il futuro non è più dominio esclusivo dell’intuizione umana. Ma forse, invece di temere questa evoluzione, dovremmo vederla come l’ennesimo “sintomo” di una nuova era di collaborazione tra intelligenza umana e artificiale. Un futuro in cui le macchine calcolano le probabilità mentre noi manteniamo (si spera con buon senso) il controllo sulle decisioni che contano davvero.