Ross Elder ha pilotato F-35 e F-16, accumulato 1.800 ore di volo e 200 ore di combattimento. Ma quello che sta per affrontare è diverso: 378 giorni rinchiuso in 160 metri quadri insieme a tre sconosciuti, simulando la vita su Marte. Niente uscite, niente aria fresca, niente privacy. Solo pareti stampate in 3D e la consapevolezza che questo esperimento potrebbe determinare il futuro dell’esplorazione spaziale. La NASA ha scelto lui e altri tre volontari per CHAPEA-2, la seconda simulazione di Marte che testa la resistenza umana prima del vero salto verso il pianeta rosso.
Mars Dune Alpha, la casa marziana che non esiste
Il 19 ottobre la porta si chiuderà. Dall’altra parte, Ross Elder insieme a Ellen Ellis (colonnello dello Space Force), Matthew Montgomery (ingegnere consulente) e James Spicer (direttore tecnico aerospaziale) inizieranno quella che potrebbe essere la preparazione più realistica mai tentata per una missione su Marte. Mars Dune Alpha, la struttura da 1.700 piedi quadrati stampata in 3D presso il Johnson Space Center di Houston, non è solo un habitat. È un esperimento di confinamento volontario che finirà solo il 31 ottobre 2026.
L’habitat include nove stanze: camere private, bagno condiviso, area sociale per i pasti, e una piccola zona esterna che simula la superficie marziana per le “passeggiate” su Marte. Tutto progettato per replicare il più fedelmente possibile le condizioni che un equipaggio dovrebbe affrontare sul pianeta rosso, comprese le limitazioni di risorse, i guasti alle attrezzature e i ritardi di comunicazione di 20 minuti con la “Terra”.
CHAPEA, l’esperimento che studia la mente umana
La sigla CHAPEA (Crew Health and Performance Exploration Analog) nasconde uno scopo preciso: capire cosa succede agli esseri umani quando sono davvero isolati dal mondo. La prima missione si è conclusa lo scorso luglio, dopo 378 giorni di test. Ora tocca al secondo equipaggio. Un po’ come un passaggio di testimone tra cavie scientifiche volontarie.
Durante la simulazione, i quattro volontari dovranno gestire coltivazioni di verdure, manutenzione dell’habitat, esercizio fisico, operazioni robotiche e “passeggiate spaziali” simulate. Ma soprattutto, dovranno affrontare stress controllati, guasti programmati e limitazioni di risorse che secondo studi dell’Università di Padova provocano aumento significativo dello stress ossidativo e dei livelli di cortisolo anche in brevi periodi di isolamento.

La lezione degli esperimenti precedenti
Gli esperimenti di isolamento spaziale hanno una storia lunga e istruttiva. Il progetto SIRIUS, condotto tra il 2017 e il 2019, ha mostrato che con il passare del tempo l’isolamento spinge l’equipaggio a ridurre le comunicazioni con l’esterno, diventando sempre più autosufficiente. Un po’ come quando smetti di chiamare casa durante un lungo viaggio: ti abitui alla distanza.
Il leggendario esperimento Mars-500, durato 520 giorni a Mosca, aveva già dimostrato che il sonno degli astronauti in isolamento somiglia al sonno delle persone depresse. Ma aveva anche rivelato qualcosa di inaspettato: alcuni individui sembrano adattarsi meglio di altri alle condizioni di confinamento estremo. Una scoperta che la NASA sta ora utilizzando per selezionare gli equipaggi futuri.
Grace Douglas, ricercatrice principale del programma CHAPEA, spiega che “la simulazione permetterà di raccogliere dati sulle prestazioni cognitive e fisiche per comprendere meglio i potenziali impatti delle risorse limitate e delle missioni di lunga durata su Marte”. Come dimostrato da recenti studi sui materiali protettivi, un astronauto su Marte riceverebbe radiazioni 700 volte superiori a quelle terrestri: ogni dettaglio dell’adattamento umano conta.
Tecnologie marziane in test
Mars Dune Alpha non è solo un esperimento psicologico. L’equipaggio testerà tecnologie specificamente progettate per Marte: un distributore di acqua potabile, apparecchiature mediche diagnostiche, sistemi di coltivazione avanzati. Tutto mentre vive nella consapevolezza che ogni decisione potrebbe influenzare il progetto delle future missioni reali.
La struttura stessa, stampata in 3D dalla società ICON e progettata dallo studio BIG-Bjarke Ingels Group, rappresenta un prototipo per i futuri habitat marziani. L’idea è che su Marte non si potranno trasportare tonnellate di materiali da costruzione: tutto dovrà essere fabbricato sul posto.
Quando la simulazione diventa realtà
Tra qualche decennio, quando i primi esseri umani metteranno piede su Marte, guarderanno indietro a esperimenti come CHAPEA-2 come ai momenti in cui tutto è iniziato davvero. Ross Elder, Ellen Ellis, Matthew Montgomery e James Spicer stanno vivendo una versione controllata di quello che potrebbe diventare il futuro dell’umanità: la vita su un altro pianeta.
La NASA prevede una terza missione CHAPEA nel 2026. Dopodiché, forse, sarà il momento di smettere di simulare e iniziare davvero a partire. Ma fino ad allora, questi quattro volontari restano i nostri rappresentanti su una Marte che esiste solo in 160 metri quadri di Texas, con la porta chiusa fino a nuovo ordine.
Un esperimento di isolamento che, un po’ paradossalmente, potrebbe essere la chiave per unire l’umanità al cosmo.