Dopo anni di “aspetta e vedi”, finalmente qualcosa cambia nella lotta contro la recidiva del cancro al seno. Un team dell’Università della Pennsylvania ha dimostrato che le temute cellule tumorali dormienti non sono invincibili. Il trial clinico CLEVER ha utilizzato due farmaci già approvati dalla FDA americana per eliminare queste cellule nascoste dal midollo osseo di 51 pazienti. Il risultato? L’80% ha visto sparire completamente le cellule dormienti in 6-12 mesi. Dopo oltre 3 anni di follow-up, il tasso di sopravvivenza senza recidiva supera il 90%.
“Finalmente possiamo offrire qualcosa di meglio dell’attesa angosciosa”, spiega la dottoressa Angela DeMichele, leader dello studio. Una speranza concreta per migliaia di persone che temono il ritorno della malattia.
Il nemico invisibile che si nasconde per anni
La recidiva del cancro al seno rappresenta l’incubo di ogni paziente che ha completato le terapie. Circa il 30% delle donne sperimenta il ritorno della malattia, anche a distanza di decenni dalla guarigione apparente. Il responsabile di questo fenomeno ha ora un volto preciso: le cellule tumorali dormienti, anche chiamate “sleeper cells” o malattia residua minima.
Queste cellule si comportano come spie infiltrate. Si staccano dal tumore originario durante le prime fasi della malattia e raggiungono il midollo osseo, dove entrano in uno stato di quiescenza profonda. Invisibili agli esami diagnostici tradizionali, possono rimanere silenti per anni prima di riattivarsi improvvisamente.
Lewis Chodosh, direttore del Dipartimento di Biologia del Cancro presso l’Università della Pennsylvania, aveva già dimostrato nei suoi studi preclinici che queste cellule utilizzano meccanismi di sopravvivenza completamente diversi rispetto ai tumori attivi. “Durante la fase dormiente, le cellule sfruttano l’autophagia e la via di segnalazione mTOR per mantenersi in vita”, spiega lo scienziato.

Lo studio che ha cambiato tutto sulla recidiva del cancro al seno
Il trial CLEVER (pubblicato su Nature Medicine) è stato la prima sperimentazione clinica al mondo dedicata specificamente all’eliminazione delle cellule dormienti. Il protocollo prevedeva inizialmente uno screening di massa: 197 pazienti che avevano completato le terapie negli ultimi cinque anni sono state sottoposte a biopsia del midollo osseo.
I risultati hanno confermato le previsioni: il 30% delle pazienti (55 donne) presentava cellule dormienti rilevabili. Queste 55 donne sono state randomizzate in tre gruppi di trattamento per sei mesi: idrossiclorochina da sola, everolimus da solo, o la combinazione di entrambi i farmaci.
La scelta di questi due farmaci non è casuale. L’idrossiclorochina blocca l’autofagia, il processo che permette alle cellule di riciclare i propri componenti per sopravvivere in condizioni di stress. L’everolimus è un immunosoppressore che inibisce invece la via mTOR, cruciale per il controllo della crescita cellulare. Come documentato dalla Fondazione Veronesi, questi meccanismi sono fondamentali per comprendere il sistema delle cellule tumorali dormienti.
Contrariamente al pensiero comune, i farmaci inefficaci contro le metastasi possono essere estremamente efficaci durante la fase dormiente della malattia
Risultati che fanno ben sperare contro la recidiva
I dati del follow-up a 42 mesi parlano chiaro. L’80% delle pazienti trattate ha mostrato l’eliminazione completa delle cellule dormienti dal midollo osseo. Ancora più importante: solo due pazienti su 53 hanno sviluppato una recidiva cancro al seno durante il periodo di osservazione.
Il tasso di sopravvivenza libera da malattia ha raggiunto il 90% per chi ha ricevuto la monoterapia e il 100% per il gruppo trattato con la combinazione dei due farmaci. Percentuali impensabili fino a pochi anni fa, come confermano anche i dati più recenti sulla sopravvivenza.
“Stiamo usando farmaci che conosciamo bene, già approvati per altre indicazioni. L’innovazione sta nell’aver capito quando e come utilizzarli.”
Angela Demichele, Penn State University

Recidiva del cancro al seno: la terapia che arriva prima del problema
Il paradigma dello studio CLEVER ribalta completamente l’approccio tradizionale alla recidiva cancro al seno. Invece di aspettare che le cellule dormienti si riattivino e formino metastasi incurabili, la nuova strategia le intercetta e le elimina mentre sono ancora vulnerabili.
Le pazienti coinvolte descrivono l’esperienza come liberatoria. Illeana Casiano-Vazquez, una delle prime arruolate nello studio, racconta:
“Sapere di avere quelle cellule nascoste era devastante. Ma quando i test finali hanno mostrato che non c’erano più, è stato come rinascere.”
Attualmente sono in corso due nuovi studi clinici multicentrici, ne riparleremo. Intanto, se avete tempo, cercate in rete: si chiamano ABBY e PALAVY, e puntano a confermare ed estendere questi risultati. I ricercatori stanno anche sviluppando test più sensibili per individuare le cellule dormienti e strategie per mantenere attivo il sistema immunitario contro di esse. Nel frattempo, altre ricerche parallele stanno esplorando approcci innovativi. Come abbiamo raccontato, persino il veleno delle api si è dimostrato efficace nell’eliminare specifici tipi di cellule tumorali mammarie in laboratorio.
La strada verso la prevenzione definitiva della recidiva cancro al seno è ancora lunga. Ma per la prima volta abbiamo qualcosa di concreto da opporre a quelle cellule che per troppi anni hanno vissuto nell’ombra, aspettando il momento giusto per colpire.