2.700 persone studiate, 6 regioni francesi, 265 aree monitorate, 56 sostanze analizzate. I risultati dello studio PestiRiv sono eloquenti: chi vive a meno di 500 metri dai vigneti presenta concentrazioni di pesticidi 1,5 volte superiori nelle urine, 12 volte superiori nell’aria e 10 volte superiori nella polvere domestica.
E non si scherza, perché il 4% della popolazione francese, circa 2,7 milioni di persone, vive quotidianamente questa realtà. Santé publique France e ANSES hanno messo nero su bianco quello che molti residenti denunciavano da anni: i vigneti non producono solo vino, ma anche una contaminazione ambientale sistematica e misurabile.
Quando la scienza conferma i sospetti
Lo studio PestiRiv, condotto tra il 2021 e il 2022, rappresenta la prima indagine su larga scala dell’esposizione ai pesticidi nelle zone viticole. I ricercatori hanno coinvolto 1.946 adulti e 742 bambini, dividendoli in due gruppi: chi vive vicino ai vigneti (meno di 500 metri) e chi abita lontano da qualsiasi coltura (oltre 1 km). La viticoltura è stata scelta come caso di studio per una ragione precisa: rappresenta una coltivazione permanente, spesso situata vicino alle abitazioni, e caratterizzata da un uso intensivo di prodotti fitosanitari.
I risultati non lasciano spazio a interpretazioni ambigue. Durante i periodi di trattamento, 12 pesticidi erano presenti praticamente in tutti i campioni di urina analizzati. Le sostanze rilevate spaziano da quelle specifiche per la vite (come folpel e métirame) a quelle di uso più generale come glifosato, fosetil-alluminio e spiroxamina. Un po’ come se ogni casa vicina ai vigneti diventasse un laboratorio involontario di chimica agricola.
Il dato più inquietante riguarda l’aria domestica: nelle case vicine ai vigneti, la concentrazione di pesticidi risulta 12 volte superiore rispetto alle abitazioni lontane dalle colture. La polvere domestica presenta livelli 10 volte più alti, mentre nelle urine la differenza è di 1,5 volte. Questi numeri dimostrano che i fitosanitari non rimangono confinati nei campi, ma si diffondono nell’ambiente circostante attraverso fenomeni di deriva che possono trasportare le sostanze anche a centinaia di metri di distanza.
Dall’aria al corpo: il viaggio dei pesticidi dei vigneti (e non solo)
La ricerca ha analizzato campioni di aria esterna e interna, polveri domestiche, urine, capelli e persino frutta e verdura coltivate negli orti familiari. Un approccio multidisciplinare che ha permesso di tracciare il percorso completo dei pesticidi: dalle irroratrici sui vigneti fino all’interno delle case e, inevitabilmente, nell’organismo umano. I bambini risultano particolarmente vulnerabili, mostrando livelli di contaminazione analoghi agli adulti nonostante il loro minor tempo di esposizione.

Il cocktail delle 56 sostanze
Lo studio ha identificato un vero e proprio arsenale chimico. Tra le sostanze più frequentemente rilevate spiccano i fungicidi utilizzati per proteggere le viti da malattie fungine, ma anche erbicidi e insetticidi di vario tipo. Alcuni di questi composti, come il rame (utilizzato anche nell’agricoltura biologica), sono considerati relativamente sicuri, mentre altri come i fungicidi SDHI sono già finiti nella “lista nera” per i loro potenziali effetti sulla salute.
Un recente studio pubblicato su Nature Communications ha analizzato oltre 1.700 ricerche scientifiche, confermando che i pesticidi causano effetti negativi su numerosi organismi non-target, dalle piante ai microorganismi. Per gli esseri umani, l’esposizione prolungata può portare a disturbi neurologici, alterazioni endocrine e danni al sistema immunitario. I pesticidi non si limitano a uccidere i parassiti: interferiscono con i delicati equilibri biologici di tutto ciò che li circonda.
La strategia Ecophyto 2030: tra ambizioni e realtà
Di fronte a questi dati, le autorità francesi non sono rimaste a guardare. La strategia Ecophyto 2030 punta a ridurre del 50% l’uso e i rischi dei prodotti fitosanitari entro il 2030. Un obiettivo ambizioso che richiede un cambio di paradigma nell’agricoltura. Santé publique France e ANSES raccomandano di
“agire direttamente sulla fonte della contaminazione, riducendo i trattamenti allo stretto necessario e limitando al minimo la dispersione dei prodotti”.
Nel frattempo, ai residenti vengono suggerite misure di autoprotezione: togliere le scarpe entrando in casa, pulire regolarmente i pavimenti, asciugare il bucato all’interno durante i trattamenti, sbucciare frutta e verdura dell’orto. Consigli sensati, ma che suonano un po’ come chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. O meglio, quando i pesticidi sono già nell’aria.
I risultati francesi trovano conferma in studi internazionali. Ricerche simili condotte negli Stati Uniti (su colture di grano e soia) e nei Paesi Bassi (sui fiori) hanno evidenziato pattern analoghi. Anche in Germania, uno studio dell’Istituto di Scienze Ambientali di Landau ha dimostrato che i pesticidi si diffondono molto più lontano di quanto si credesse, raggiungendo aree remote a centinaia di metri dai campi trattati.
E l’Italia? Tra vigneti e interrogativi
I dati francesi dovrebbero far riflettere anche l’Italia, Paese con una forte vocazione vitivinicola. Nel Veneto, gli ettari a vigneto sono aumentati del 47% dal 2010, raggiungendo i 103.504 ettari nel 2024. Nella provincia di Treviso l’incremento è stato addirittura del 74%. Una crescita che spesso avviene in prossimità di centri abitati, replicando le condizioni studiate in Francia.
Il problema non riguarda solo la quantità di pesticidi utilizzati, ma anche la loro persistenza. Ricerche dell’Università di Leiden hanno evidenziato come le nuove formulazioni con nanoparticelle, pur promettendo maggiore precisione, presentino rischi ancora poco studiati in termini di accumulo nella catena alimentare.
Lo studio PestiRiv non fornisce informazioni dirette sui rischi sanitari, ma stabilisce una base scientifica solida per future ricerche. I dati dimostrano che la vicinanza ai vigneti comporta un’esposizione misurabile e significativa a decine di sostanze chimiche. Non è più questione di credere o non credere: i numeri parlano da soli.
Resta una domanda aperta: se vivere vicino ai vigneti significa respirare un cocktail di 56 pesticidi, quanto tempo ci vorrà prima che qualcuno si chieda se il gioco vale davvero la candela? O se, forse, esistono modi di coltivare l’uva che non trasformino chi abita nei dintorni in involontari partecipanti a un esperimento chimico.