Il drone si solleva dal tetto del centro commerciale con un ronzio quasi discreto. Sotto, due figure si allontanano in fretta, borse in mano, sguardo che evita le telecamere. Troppo tardi. Il velivolo anti taccheggio li ha già agganciati. Li segue attraverso il parcheggio, riprende la targa dell’auto, trasmette tutto in diretta alla sicurezza e alla polizia.
Non è un film, è il nuovo servizio che Flock Safety ha appena lanciato per i clienti privati negli Stati Uniti. Gli stessi droni che fino a ieri pattugliavano le strade per conto della polizia ora sorvegliano centri commerciali, magazzini e ospedali. E l’ACLU avverte: siamo un passo più vicini alla sorveglianza di massa.
Dal tetto alla caccia: come funziona il sistema
Le aziende installano una stazione di attracco sul tetto dell’edificio, una sorta di hangar per droni. Quando i sistemi di sicurezza rilevano un taccheggio in corso, non serve più chiamare nessuno: il drone parte automaticamente. Keith Kauffman, ex capo della polizia che ora dirige il programma droni di Flock Safety, spiega lo scenario tipo: qualcuno ruba una maglietta da un grande magazzino, i sensori scattano, il drone decolla e inizia l’inseguimento aereo.
Il velivolo è dotato di telecamere HD e termiche, in grado di operare giorno e notte. Può coprire un raggio di circa 5,6 chilometri con un’autonomia di volo fino a 45 minuti. Durante l’inseguimento, trasmette il video in tempo reale sia al team di sicurezza dell’azienda che direttamente ai dipartimenti di polizia locali. Il tutto senza bisogno di un pilota umano sul posto.
Qualcuno dirà (e giustamente) che per operare oltre il campo visivo dell’operatore, le aziende devono ottenere un’autorizzazione speciale della FAA, l’ente federale dell’aviazione americano. Chiaro. Queste licenze, però, stanno diventando sempre più accessibili: dal maggio 2025, la FAA ha concesso oltre 410 autorizzazioni per droni che operano come “primi soccorritori”, un terzo di quelle rilasciate nei sette anni precedenti.
Dalla polizia ai privati: un salto pericoloso
Fino a poco tempo fa, i droni di Flock Safety erano riservati alle forze dell’ordine. L’azienda si è fatta conoscere per i suoi sistemi di lettura automatica delle targhe e per i droni che intervengono prima degli agenti umani. Come raccontavamo già nel 2024, questi “occhi volanti” hanno dimostrato la loro efficacia: a Santa Monica, un drone ha permesso di arrestare un ladro in soli tre minuti di volo.
Ma il passaggio al settore privato cambia tutto. Rebecca Williams, strategist senior dell’ACLU per la privacy e la governance dei dati, definisce questa espansione “un passo logico, ma nella direzione sbagliata”. Williams paragona Flock Safety a Meta nel campo della sorveglianza: un’azienda che raccoglie dati personali su scala industriale e li monetizza.
L’azienda dichiara di essere in trattative con grandi catene di distribuzione, ma finora ha firmato un solo contratto nel settore privato: Morning Star, un’azienda californiana che processa pomodori e usa i droni per proteggere i suoi centri di distribuzione. Gli obiettivi futuri? Ospedali, impianti petroliferi, porti e, naturalmente, centri commerciali.

Il taccheggio costa miliardi. È questa la soluzione giusta?
I numeri del taccheggio sono impressionanti. In Italia, secondo lo studio Crime&tech del 2023, le differenze inventariali nel settore retail hanno raggiunto 6,7 miliardi di euro, equivalenti a 114 euro per ogni cittadino. L’82% delle aziende italiane ha registrato un aumento dei casi di taccheggio rispetto all’anno precedente. In Germania, le perdite del 2024 hanno raggiunto quasi 5 miliardi di euro.
Flock Safety sostiene che i rivenditori hanno visto un aumento del 93% degli episodi di taccheggio nel 2024. Ma questo dato va preso assolutamente con le molle: le affermazioni di un'”epidemia” di furti nei negozi sono state in gran parte smentite nel corso dell’anno scorso. Il che non ha impedito alle forze dell’ordine di continuare ad acquistare nuove tecnologie di sorveglianza.
In Italia, i sistemi di sorveglianza con droni sono già operativi per la vigilanza privata. Aziende come Vedetta 2 Mondialpol utilizzano droni automatizzati per pattugliare grandi spazi industriali e residenziali, ma con normative più stringenti rispetto agli Stati Uniti.
Droni anti taccheggio: so di essere impopolare, ma parliamo lo stesso di diritti?
Il problema centrale non è l’efficacia della tecnologia, ma l’erosione progressiva delle protezioni. E non è una cosa da poco:cita una crescente perdita delle garanzie del Quarto Emendamento, che negli Stati Uniti impedisce perquisizioni e sequestri illegali. Nell’era digitale, il governo può acquistare dati privati raccolti da aziende come Flock Safety senza bisogno di mandati.
Per favore, non cominciate con i pensieri precotti tipo “io non ho niente da nascondere, va bene anche la sorveglianza massiva”. Questo non è un asilo, e prima di farci un’idea dovremmo riflettere. Tanto per dire: nel 2025 è emerso che i dati di Flock Safety sono stati usati dall’ICE (l’agenzia USA per l’immigrazione) per rintracciare persone. In Texas, un agente ha usato il sistema per cercare a livello nazionale una donna che aveva fatto un aborto autoindotto, illegale nello stato. Come sottolinea l’Electronic Frontier Foundation, questi droni sono anche equipaggiati con lettori automatici di targhe, trasformandoli in veri e propri tracker volanti.

Il futuro già qui (o distopia prossima?)
Jay Stanley, analista senior dell’ACLU, ha messo in guardia da tempo: servono regole rigorose su quando e dove i droni possono essere usati, e su come vengono gestiti i dati raccolti. Il rischio è finire in uno scenario da incubo dove i droni di sorveglianza diventano parte della vita quotidiana.
La FAA sta scrivendo nuove regole per i voli oltre il campo visivo, ma non è chiaro se i casi d’uso di Flock Safety rientreranno nelle linee guida proposte. Nel frattempo, l’infrastruttura di sorveglianza continua a espandersi. Un po’ come quando costruisci una strada: una volta che c’è, il traffico arriva da solo.
Il taccheggio è un problema reale. Le perdite sono enormi. Ma la domanda resta: siamo disposti a vivere sotto occhi volanti sempre accesi per proteggere la merce di un negozio? E soprattutto, chi controlla chi controlla? Perché una volta che l’infrastruttura di sorveglianza è costruita, serve solo qualcuno che decida di usarla in modo diverso: oggi per il taccheggio, domani per qualcuno che ha opinioni politiche diverse da quelle di un governo troppo “ingombrante”.
E a quel punto, scappare non servirà. Il drone ci seguirà comunque.