La punta di pietra è minuscola, appena due centimetri. Spezzata, quasi insignificante tra migliaia di frammenti nella grotta di Obi-Rakhmat, nell’Uzbekistan nordorientale. Per anni gli archeologi l’hanno ignorata, concentrandosi su reperti più evidenti. Poi qualcuno ha guardato meglio.
Quella scheggia triangolare porta i segni di un impatto ad alta velocità, il tipo di danno che solo una freccia può causare. Non una freccia qualunque: la più antica mai trovata al mondo. Ottantamila anni fa qualcuno in Asia centrale stava già perfezionando l’arte del tiro con l’arco, seimila anni prima che succedesse in Africa.
Quando l’Asia centrale divenne laboratorio di innovazione
La scoperta, pubblicata sulla rivista PLOS ONE dal team internazionale guidato da Hugues Plisson dell’Università di Bordeaux, ribalta completamente le nostre certezze sull’evoluzione tecnologica umana. I microliti triangolari trovati negli strati più profondi del sito archeologico di Obi-Rakhmat misurano tra 15 e 24 millimetri di larghezza e pesano appena 1,4 grammi ciascuno. Dimensioni che li rendono inadatti per coltelli o punte di lancia, ma perfetti per frecce leggere e precise.
Come spiega Plisson: “I nostri risultati suggeriscono che i segnali radar prodotti involontariamente da qualsiasi pianeta con tecnologia avanzata potrebbero fungere da segno universale di vita intelligente”. No, aspetta. Sbagliato articolo. Come spiega Plisson:
“Questi microproiettili sono troppo stretti per essere montati su qualsiasi cosa che non sia un’asta simile a una freccia”.
L’analisi tracceologica ha rivelato fratture e scheggiature tipiche degli impatti ad alta velocità, il marchio di fabbrica degli strumenti da tiro.
Il sito di Obi-Rakhmat si trova nelle propaggini occidentali dei Monti Tian Shan, nel nordest dell’Uzbekistan. Gli scavi hanno rivelato una stratigrafia di 21 livelli sedimentari che coprono un arco temporale da 90.000 a 40.000 anni fa. È nei livelli 20-21, i più antichi, che sono emersi i 194 esemplari di punte e i 193 piccoli triangoli che hanno cambiato la storia dell’archeologia.
Uzbekistan, il mistero degli artigiani perduti
Ma chi ha realizzato queste armi da caccia rivoluzionarie? La questione divide gli esperti e apre scenari affascinanti. Ottantamila anni fa, l’Asia centrale era territorio Neanderthal. Tuttavia, come evidenziato dalle recenti scoperte archeologiche, le capacità dei nostri antenati vengono costantemente sottovalutate. Non esistono precedenti di punte di freccia Neanderthal documentate, ma questo non esclude categoricamente la loro capacità di sviluppare simili tecnologie.
L’alternativa più probabile, secondo i ricercatori, è che i manufatti siano opera dei primi Homo sapiens moderni che stavano migrando dall’Africa attraverso l’Eurasia. “L’apparizione della popolazione di Obi-Rakhmat in Asia centrale coincide con il presunto periodo di dispersione degli esseri umani anatomicamente moderni in Eurasia”, spiega Andrey Krivoshapkin, coautore dello studio e direttore dell’Istituto di Archeologia ed Etnografia dell’Accademia Russa delle Scienze.
La situazione si complica ulteriormente considerando che nel 2003 gli archeologi hanno scoperto nel sito resti di un bambino di 9-12 anni con caratteristiche miste: denti simili a quelli Neanderthal ma tratti del cranio più ambigui. Possibile evidenza di popolazioni ibride che popolavano questa regione di confine.
Una tecnologia sofisticata nata per la precisione
L’analisi dei microliti di Obi-Rakhmat rivela una sofisticazione tecnica sorprendente. A differenza delle punte massicce progettate per resistere agli impatti pesanti, questi strumenti erano pensati per perforare la preda permettendo al fusto di penetrare: una strategia di caccia che ritroveremo migliaia di anni dopo nei metodi di caccia dei sapiens moderni. La somiglianza con le punte trovate nella Grotte Mandrin in Francia, dove i primi sapiens usavano archi circa 54.000 anni fa, è impressionante.
Il team ha identificato tre tipologie distinte di armature da proiettile: punte ritoccate di grandi dimensioni adatte a lance o giavellotti, i rivoluzionari microproiettili progettati per frecce, e lamine che potrebbero aver funzionato come inserti laterali taglienti. Questa diversità suggerisce una comprensione sofisticata dei principi di progettazione dei proiettili e tecniche di produzione specializzate.

Un dettaglio tecnico affascinante: per verificare le loro ipotesi, i ricercatori hanno creato repliche delle punte usando lo stesso calcare silicizzato del sito originale, testandole con archi moderni su carcasse animali. I risultati hanno confermato che gli strumenti preistorici funzionavano efficacemente come punte di freccia, producendo modelli di danno da impatto simili a quelli osservati sui reperti archeologici.
Uzbekistan: crocevia di rivoluzioni tecnologiche
La scoperta dell’Uzbekistan evidenzia le sfumature della diffusione umana attraverso l’Eurasia. La regione si trova lungo le rotte attraverso cui le popolazioni migrarono dall’Africa, e i contatti tra Neanderthal, umani moderni e probabilmente anche Denisovani potrebbero aver facilitato scambi genetici e culturali. Christian Tryon, esperto di archeologia paleolitica dell’Università del Connecticut non coinvolto nello studio, sottolinea che
“le prime armi e tecnologie di caccia erano più diffuse geograficamente in epoca precoce di quanto precedentemente supposto”.
L’importanza della scoperta va oltre la semplice retrodatazione di una tecnologia. Dimostra che l’innovazione tecnologica umana era un processo più complesso e distribuito di quanto pensassimo. L’Asia centrale emerge come un laboratorio di sperimentazione dove diverse popolazioni umane si incontravano, si confrontavano e probabilmente si scambiavano conoscenze.
I ricercatori ora pianificano di esplorare siti più antichi in Asia centrale e cercare collegamenti con le comunità del Levante, una probabile regione di origine che propongono. L’evidenza diretta, come frecce conficcate nelle prede nei siti di caccia, fornirebbe la prova più forte del loro utilizzo.
Per il momento, gli strumenti trovati in Uzbekistan indicano che la storia della tecnologia dei proiettili (e degli umani che la crearono) è più antica e complessa di quanto precedentemente pensato.
Ogni volta che scaviamo nel passato, i nostri antenati continuano a sorprenderci con la loro ingegnosità.